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Maria Montessori: un itinerario biografico e
intellettuale (1870-1909)
di Paola Trabalzini |
8. Il lavoro nella Lega Nazionale per la protezione dei
fanciulli deficienti
Il progetto rieducativo prospettato nello scritto del 1898 corrispondeva a
quello portato avanti da Bonfigli, come la stessa Montessori ricorda[1],
che in Parlamento, nel 1897, nella sua veste di deputato, aveva
sostenuto la necessità che lo Stato si facesse carico del problema
delleducazione dei bambini frenastenici, appunto con la creazione di
istituti medico-pedagogici e classi differenziali[2].
Bonfigli come psichiatra e uomo politico era impegnato nella
realizzazione di questo progetto in cui erano coinvolti docenti
universitari, come Celli e Sergi, uomini politici, importante fu il
sostegno di Baccelli allora ministro della pubblica istruzione, e
collaboratori della clinica psichiatrica, tra i quali Montessori e
Montesano. Bonfigli stava lavorando alla costituzione della Lega
Nazionale per la protezione dei fanciulli deficienti che avrebbe
dovuto essere lo strumento per realizzare quanto preannunciato in
Parlamento e prospettato da Montessori a Torino. La Lega venne
fondata nel gennaio 1899 e Bonfigli ne divenne il presidente mentre
Montessori e Montesano ne furono i consiglieri. Se è possibile
ipotizzare che la studiosa avesse concordato con Bonfigli i contenuti
dellordine del giorno presentato a Torino[3],
lintervento rappresentava comunque il frutto dellesperienza di un
più vasto movimento al quale la pedagogista portava il suo contributo
di scienziata, ricercatrice e di donna conosciuta in Italia e in Europa
per la sua partecipazione a precedenti Congressi[4].
Anche a quello di Torino la dottoressa ottenne il successo che aveva
accompagnato le sue precedenti partecipazioni e Bonfigli lincaricò
di svolgere alcune conferenze in giro per lItalia al fine di
sensibilizzare lopinione pubblica sul problema delleducazione dei
frenastenici e sui progetti della Lega, mentre Baccelli la
coinvolse in un ciclo di conferenze da tenere alle maestre di Roma,
sempre sul tema del recupero dei bambini deficienti.
Tra gli obiettivi della Lega vi era quello di istituire una scuola
per formare i maestri nei nuovi metodi per leducazione dei bambini
frenastenici. Questo obiettivo venne raggiunto con la creazione nel 1900
della Scuola Magistrale Ortofrenica, diretta da Clodomiro Bonfigli, ma
gestita in effetti da Montessori e Montesano. Scopo della scuola era di
«mettere in grado i maestri elementari di conoscere le varie forme con
cui si manifesta la deficienza psichica e i metodi di educazione adatti
nei singoli casi»[5]. Le nozioni previste per il
raggiungimento di questo scopo erano quelle di biologia, soprattutto in
rapporto alleredità normale e patologica; di antropologia, con
particolare riferimento alle stigmate degenerative; di anatomia e
fisiologia in relazione sia al sistema nervoso, sia agli organi di senso
e di moto. Seguivano nozioni di nosografismo delle varie forme di
deficienza psichica; di igiene, con particolare riguardo alla profilassi
della degenerazione e alligiene pedagogica, disciplina questa
impartita da Montessori. Era anche previsto linsegnamento delle
tecniche per lesame della sensibilità e della motilità, per
lesame psichico e per quello dei disturbi del linguaggio. Non
mancavano lezioni riguardo alla compilazione della carta biografica e
del diario suoi progressi dei bambini nei vari ambiti: condotta, cultura
e condizioni fisiologiche. Infine vi erano anche nozioni di didattica
speciale per i fanciulli deboli di mente relative alleducazione dei
sensi e dei movimenti, alleducazione del carattere e alla correzione
dei disturbi del linguaggio.
Il programma teneva dunque conto dei contributi teorici che la ricerca
scientifica contemporanea offriva nelle varie discipline al problema
delleducazione dei bambini con ritardo mentale e particolarmente
presente era la lezione antropologica e psicologica di Sergi. Non
mancavano durante il corso anche le esercitazioni, sia in relazione al
rilievo dei disturbi sia per lapplicazione dei metodi di educazione e
correzione, che si svolgevano in una classe annessa alla Scuola
Magistrale Ortofrenica e nella quale erano raccolti bambini che
presentavano differenti gradi di deficienza. Il corso della durata di
sette mesi si concludeva con un esame teorico-pratico al quale seguiva,
se fosse stato superato, il rilascio del diploma di abilitazione. Un
secondo corso, da svolgersi lanno successivo, era poi previsto per
quegli studenti che avessero voluto approfondire la loro preparazione.
Questo secondo corso riguardava nozioni teorico-pratiche
sullassistenza dei bambini neuropatici o deboli di mente.
La creazione della Scuola Magistrale Ortofrenica era latto tangibile
del lavoro e dellimpegno che la Lega stava svolgendo a favore
del recupero dei bambini frenastenici, ma non il solo, dato che nel 1901
sorse anche il primo istituto medico-pedagogico, sempre con lattiva
collaborazione di Montesano e Montessori. La scuola e listituto
costituirono la punta avanzata di una complessa e ricca attività
sociale e scientifica che vide impegnati i suoi protagonisti sul piano
teorico, operativo e divulgativo. Conferenze a favore della Lega,
oltre che dai membri del gruppo romano, furono svolte a Roma anche da
Morselli[6]
e lopera di sensibilizzazione poté contare sul sostegno delle donne
dellaristocrazia romana, come la principessa Venosa e la contessa
Martini, impegnate in opere di beneficenza. La principessa Venosa,
ricorda la stessa Montessori, era membro della presidenza della
Lega della quale Baccelli era presidente onorario[7].
E proprio Baccelli si mostrò interessato alle iniziative del gruppo di
donne romane, aristocratiche e non, impegnate a favore della questione
femminile e di cui facevano parte la contessa Taverna, Virginia Nathan e
la stessa contessa Martini. Allinterno di questo gruppo di donne che
erano impegnate sostenitrici dellAssociazione femminile di Roma
nacque, nel 1899, la candidatura di Montessori quale rappresentante
delle donne italiane al Congresso di Londra.
La dottoressa era dunque membro attivo della società romana, costituita
dallaristocrazia del sangue e dellintelletto che a cavallo dei due
secoli era attenta alle necessità di una società e di una città nelle
quali, in seguito al progresso economico e tecnologico e ai cambiamenti
avvenuti nellorganizzazione sociale e familiare, evidenti erano le
condizioni di pauperismo, labbandono di minori, la malnutrizione, con
la conseguente compromissione dello sviluppo individuale; situazioni di
disagio sociale a cui si accompagnava la perdita di senso morale. In
queste condizioni la figura del medico, e medici erano Baccelli, Sergi,
Celli, riuniva in sé anche quella dellintellettuale attento ai
problemi sociali. Lavorare per la conquista del benessere fisico
significava, quando ciò coinvolgeva le classi meno abbienti, lottare
anche contro lanalfabetismo, battaglia che vedeva impegnato lo stesso
Celli nellAgro romano. Il medico diveniva allora, come ricorda anche
Montessori in Lautoeducazione nelle scuole elementari,
lambasciatore di un rinnovamento etico e sul fondamento dello studio
naturalistico delluomo assumeva spesso il ruolo del riformatore
sociale[8].
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