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Maria Montessori: un itinerario biografico e
intellettuale (1870-1909)
di Paola Trabalzini |
12. La
formazione delle donne e linsegnamento al Magistero di Roma
Lesigenza emersa con il nuovo approccio medico-pedagogico per
leducazione dei deficienti di rinnovare la formazione degli
insegnanti, accompagnò costantemente lopera di Montessori in questi
anni. Così nella lettera che la studiosa inviò ad un
Commendatore, forse Bonfigli[1],
ed in cui sollecitava la creazione presso lIstituto Superiore
Femminile di Magistero di Roma di una cattedra di pedagogia dei
deficienti o in alternativa di igiene ed antropologia, motivava la
richiesta adducendo i vantaggi che ne sarebbero derivati per le madri di
famiglia e per la profilassi sociale. Data la delicatezza di alcuni
insegnamenti quali ligiene della pubertà e della generazione sarebbe
stato inoltre preferibile, secondo Montessori, che linsegnamento
fosse stato impartito da una donna «la quale solo saprebbe con
delicatezza combattere le ipocrisie finora imposte da un pregiudizio
spesso fatale alla salute, e dare con la voce della scienza e con
lideale della pubblica sanità, una base di moralità alta a tutte
quelle cognizioni che oggi le allieve apprendono solo per meno nobili
vie».
La studiosa era dunque mossa nella richiesta della cattedra presso il
Magistero anche dal desiderio di potere contribuire ad una più
consapevole formazione femminile sia sul piano culturale, professionale
che personale.
Il ministro Baccelli conferì lincarico a Maria Montessori per
linsegnamento di igiene ed antropologia nel gennaio del 1900[2]
e la studiosa marchigiana lo svolse con impegno ed assiduità sino al
1907; successivamente i crescenti impegni dovuti alla nascita delle Case
dei Bambini iniziarono a tenerla lontana dallincarico, fatto che
provocò il disappunto dei colleghi[3].
Linsegnamento dellantropologia, tenuto dalla dottoressa al Magistero
di Roma, era considerato dalla pedagogista quale «complemento di
scienza positiva alla Pedagogia» e riguardando lo studio dello sviluppo
del bambino nelle diverse età consentiva di riconoscere le condizioni
di anormalità e di realizzare gli opportuni interventi di igiene
fisiologica e pedagogica. Perciò sul fondamento dello studio
psico-somatico dello scolaro si doveva svolgere lopera educatrice ed
in questo senso lantropologia poteva costituire un contributo
essenziale al rinnovamento della pedagogia.
Nella direzione di approfondire gli studi di antropologia in rapporto alla
pedagogia e in particolare alla vita del bambino nel laboratorio-scuola,
dove tramite losservazione e la misurazione fosse possibile studiare,
ad esempio, la relazione tra crescita individuale e sviluppo
intellettuale, si pose Montessori nei primi anni del 900, una volta
abbandonata la Scuola Magistrale Ortofrenica.
La decisione di lasciare la Scuola, nel momento in cui il lavoro in essa
svolto produceva buoni risultati, viene spiegata dalla studiosa con il
desiderio di rivolgere i suoi studi alleducazione dei bambini normali[4].
Kramer avanza lipotesi che labbandono della Scuola Magistrale
Ortofrenica da parte di Montessori fosse dovuto a motivi personali: la
difficoltà a lavorare ancora insieme a Giuseppe Montesano, una volta
che lui si era sposato, venendo meno, per parte sua, alla promessa che i
due si erano fatta di non sposarsi né tra loro né con altri. Non
sappiamo con certezza se dopo la nascita di Mario la relazione tra i due
colleghi fosse continuata, certo che la decisione di Montessori di
lasciare la Scuola Magistrale Ortofrenica dopo il matrimonio di
Montesano può far supporre che il sentimento che la univa al collega
non fosse venuto meno dopo la nascita del figlio Mario, per cui messa di
fronte al matrimonio di lui, le era divenuto impossibile rimanere a
lavorare presso la Scuola.
Risultato importante del lavoro alla direzione della Scuola Magistrale
Ortofrenica è la relazione dal titolo Norme per una classificazione
dei deficienti in rapporto ai metodi speciali di educazione, apparsa
negli Atti del Congresso Pedagogico di Napoli[5].
Nello scritto la studiosa torna sugli aspetti economici e sociali del
problema delleducazione dei deficienti, sottolineando un limite del
lavoro di Séguin. Questo consisteva nel fondare leducazione morale
su quella intellettuale dimenticando lazione moralizzatrice che
poteva venire dallarte, dalla natura e dalla religione. Séguin non
considerava adeguatamente che lessere umano è costituito oltre che
da ragione anche da istinti, sentimenti ed emozioni e proprio
leducazione sentimentale poteva, secondo Montessori, essere freno e
guida alle decisioni della volontà[6].
Séguin era incorso nellerrore razionalistico di considerare
lintelletto e la volontà i mezzi su cui erigere leducazione
morale, per cui la studiosa riteneva che fosse necessario rivedere,
sotto questultimo aspetto, il metodo del medico francese, proponendo
di valorizzare lesempio che «non è semplicemente larida
imitazione del maestro voluta da Séguin; ma è quello che può colpire
il sentimento nel simbolo e nellarte»[7].
E anche sulla base del carattere morale, ossia sulla capacità
dellindividuo di provare «simpatia, tendenze
altruistiche e il sentimento di giustizia», Montessori
proponeva una classificazione articolata in quattro tipi fondamentali:
pazzia morale, follia istintiva di Maudesley, imbecilli e idioti,
disponendo per ognuno i concetti educativi fondamentali.
Questa classificazione si rivelava particolarmente importante anche dal
punto di vista della realizzazione della normalizzazione, termine
con il quale Montessori intende il processo attraverso il quale il
fanciullo anormale è condotto, sia sulla base delleducazione
igienica e fisiologica, sia attraverso il potere suggestivo del maestro
che deve domare il bambino, usando anche la forza, allo stato di
fanciullo normale. La forza non avrebbe infatti dato risultati con i
pazzi se non quello di aggravarne ulteriormente la condizione. Dunque
saper distinguere sulla base della pratica dellosservazione le
differenti patologie era essenziale per poter iniziare lopera di
rieducazione e di rilevante importanza diveniva anche la cura della
formazione sia dei genitori, in particolare quella della madre, sia
degli insegnanti, sotto il cui sguardo passavano tutti i bambini.
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