La Mediazione PedagogicaLiber Liber

Maria Montessori: un itinerario biografico e intellettuale (1870-1909)
di Paola Trabalzini

16. 1909: la prima edizione di Il metodo della pedagogia scientifica

Nel 1908 Montessori partecipò al Congresso Nazionale delle donne italiane che si svolse a Roma dal 24 al 30 aprile. Nell’intervento dal titolo La morale sessuale nell’educazione la studiosa mise in rapporto l’educazione sessuale con la responsabilità dell’individuo nei confronti del perfezionamento della specie e di conseguenza quale strumento di prevenzione dell’anormalità[1]. L’educazione sessuale, che la dottoressa riteneva necessario dovesse essere impartita anche nelle scuole, per la donna era in particolare connessa al suo ruolo materno e finalizzata a liberarla da una tradizione che voleva «una specie di tacita proibizione per la donna, sia pur madre, d’impacciarsi in qualsiasi maniera della questione sessuale»[2]. La donna relegata unicamente al ruolo di genitore era stata confinata ella stessa in una condizione di infanzia perenne, rimanendo una bambina «ignara della vita e delle sue lotte, infantile, rimpicciolita, nel pensiero e nella coscienza»[3]. Alla critica dell’infantilismo femminile Montessori affiancava la rivendicazione del valore dell’esperienza personale femminile che avrebbe reso invece la donna capace di proteggere il figlio e di seguirlo nella sua crescita, avvicinandolo con delicatezza e chiarezza alla conoscenza del corpo. Il tema della morale sessuale Montessori ripropose anche nella conferenza, tenuta nel maggio del 1908, a beneficio dell’Asilo Mariuccia, l’istituzione assistenziale, fondata nel 1902 dal Comitato Italiano contro la Tratta delle Bianche, che dava ricovero e soccorso alle giovani abbandonate e traviate[4].

Dal 1908 comunque l’attività di Montessori iniziò ad esser sempre più polarizzata dalla nascita delle Case dei Bambini e dalla loro diffusione insieme all’approfondimento dello studio delle reazioni psichiche degli alunni ai materiali didattici scientificamente strutturati e attraverso le quali emergeva un bambino capace di fermare a lungo l’attenzione sulla medesima attività, ordinato e disciplinato. Ed ecco apparire anche le prime pubblicazioni relative ai risultati ottenuti nell’esperimento delle Case dei Bambini. Si tratta di due scritti, il primo, dal titolo Metodo per insegnare la scrittura, ed il secondo, Come si insegna a leggere e a scrivere nelle “Case dei Bambini” di Roma, che anticipano quanto Montessori più approfonditamente esporrà nel capitolo dal titolo Metodi per l’insegnamento della scrittura e lettura di Il metodo[5].

L’esperienza delle Case dei Bambini ricevette l’attenzione di molti osservatori tra i quali il barone Leopoldo Franchetti[6] e la moglie Alice Hallgarten[7] che avevano aperto presso la «Montesca»[8] una scuola per i figli dei contadini. Fu Leopoldo Franchetti a suggerire a Montessori di riportare in un libro, di cui avrebbe sostenuto le spese relative alla pubblicazione, l’esperimento compiuto nelle Case dei Bambini. «Queste parole e questo metodo - le disse il barone - , non devono vagare di bocca in bocca, ma debbono divenire mezzo di propaganda»158[9]. Nacque così Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini, pubblicato nel 1909 a Città di Castello, dedicato ai baroni Franchetti, e apparso da poco quando nell’agosto di quello stesso anno si svolse a la «Montesca» il primo corso di pedagogia scientifica[10].

Sia con il titolo del testo del 1909 sia con quello dell’opuscolo apparso in occasione del primo corso di pedagogia scientifica, Montessori appuntava la sua attenzione sul dibattito riguardante lo status epistemologico della pedagogia che si voleva rendere autonoma dalla filosofia, ma della quale si coglieva la difficoltà a caratterizzarsi come scienza. La pedagogista individuava comunque una guida da seguire per realizzare la pedagogia scientifica: «il fanciullo da educare»[11], l’anima individuale infantile da osservare e rispettare, secondo «il criterio di aiutare ragionevolmente lo sviluppo dell’individualità umana»[12] affinché fosse evitata la dispersione delle potenzialità della vita. Ne emergeva il concetto guida dell’educazione come aiuto alla vita nella prospettiva di una pedagogia laica e scientifica che non disconoscendo il sentimento religioso, spirituale della vita, si rivolgeva alla «sola reale manifestazione biologica: l’individuo vivente. […] Il bambino - continua Montessori- è un corpo che cresce e un’anima che si svolge: - la duplice forma fisiologica e psichica ha una fonte eterna: la vita: le sue potenzialità misteriose noi non dobbiamo sviscerarle, ma attenderne la successiva manifestazione»[13].

La ricerca di Montessori dal 1909 in avanti ebbe il suo centro nel bambino quale era emerso dall’esperimento educativo di S. Lorenzo e veniva manifestandosi nelle Case dei Bambini, fondate in breve tempo in tutto il mondo. La dottoressa aveva oramai abbandonato lo studio sull’educazione dei deficienti pur rimanendo in lei ben presente quanto del suo lavoro fosse dovuto a quella prima esperienza, tanto che nel 1916 quando venne pubblicata L’autoeducazione nelle scuole elementari in Appendice Montessori riportò il Riassunto delle lezioni di didattica.

La studiosa di Chiaravalle riprese ben presto a viaggiare nuovamente per l’Europa e poi per il mondo, questa volta non alla ricerca di una guida nel suo lavoro, come poteva essere l’esperienza di Séguin, ma diffondendo con costanza e caparbietà il proprio lavoro: la scoperta del bambino.


[1] M. Montessori, La morale sessuale nell’educazione, in Atti del I Congresso Nazionale delle donne italiane, Roma 24-30 aprile 1908, Roma, Stabilimento Tipografico della Società Editrice Laziale, 1912, pp. 272-281. Le sezioni in cui si articolarono le discussioni durante il congresso furono cinque e precisamente: educazione ed istruzione, assistenza e previdenza, condizione morale e giuridica della donna, letteratura e arte, igiene. Montessori intervenne il 29 aprile nella quarta seduta dell’ultima sezione con lo scritto a cui si è fatto riferimento, ma fu anche relatrice generale durante altre sedute. Un ampio resoconto della conferenza di Montessori venne pubblicato anche in «“ Vita” rivista di azione per il bene», a. V, n. 13-14, 31 luglio 1908, pp. 281-290. Si tratta, come leggiamo in nota, del «resoconto non stenograficamente ma lealmente fedele» dell’intervento della Montessori.

[2] M. Montessori, La morale sessuale nell’educazione, già. cit., p. 275.

[3] Ivi, p. 274.

[4] Il Comitato, di cui era presidente Ersilia Majno, amica della pedagogista, proponeva interventi nel campo sociale, scolastico e legislativo per affrontare il problema della prostituzione. Nell’ambito sociale il Comitato sosteneva la diminuzione dell’orario lavorativo per le donne e il miglioramento della loro retribuzione in modo che potessero disporre del necessario per vivere, mentre nel campo scolastico auspicava l’istituzione nelle scuole secondarie e normali di un corso di igiene sociale o d’igiene sessuale. Nell’ambito legislativo, infine, il Comitato chiedeva una modifica del codice affinché venissero puniti gli atti di corruzione compiuti su una persona al di sotto dei 21 anni e non più al di sotto dei soli 16 anni, oltre alla modifica degli articoli per i quali i delitti di violenza sessuale erano perseguiti solo in seguito a querela di parte. Accanto a queste anche altre erano le proposte del Comitato ed evidente appare la vicinanza con le posizioni e la sensibilità che Montessori nel tempo aveva mostrato verso le problematiche esposte. Nel 1908 la pedagogista tenne nel ridotto della Scala anche un’altra conferenza, questa volta a pagamento, il cui ricavato devolse all’Asilo (riguardo agli interventi di Montessori vedi A. Buttafuoco, Le Mariuccine. Storia di un’istituzione laica. L’asilo Mariuccia, Milano, Angeli, 1985, pp. 290 e 422).

[5] M. Montessori, Metodo per insegnare la scrittura, in «L’educazione dei sordomuti», fasc. 5, maggio 1908 e M. Montessori, Come si insegna a leggere e a scrivere nelle “Case dei Bambini” di Roma, in «I Diritti della Scuola», a. IX, n. 34, 31 maggio 1908 ripubblicato in «Il quaderno Montessori», a. n. 8-9, 1985, pp. 3-7. Si tratta dello stesso testo pubblicato con due titoli diversi, operazione che Scocchera considera nei termini di un’«acrobatica iniziativa» (A. Scocchera, Maria Montessori. Una storia per il nostro tempo, già cit., p. 40). Di fatto la pedagogista, come l’analisi dei suoi testi ha mostrato, riporta spesso in alcune pubblicazioni brani tratti da sui precedenti scritti oppure lo stesso saggio può apparire con lievissime modificazioni all’interno di un testo successivo.

[6] Leopoldo Franchetti (1847-1917), pubblicista e uomo politico, deputato prima e senatore poi, propugnò lo studio e la soluzione dei concreti problemi economici, sociali e politici della nuova Italia. Nel 1876 pubblicò insieme a Sidney Sonnino i risultati di un’inchiesta svolta in Sicilia, lavoro di rilevante importanza per l’impostazione del problema del Mezzogiorno. 

[7]  Alice Hallgarten (1874-1911) nacque a New York e dopo aver trascorso alcuni anni in Germania, si trasferì a Roma. Qui svolse attività assistenziali nel quartiere S. Lorenzo e conobbe Leopoldo Franchetti che sposò nel 1900. Fondatrice della scuola della «Montesca», la sua azione nel campo dell’infanzia è legata all’impegno sociale, anche se la cultura internazionale in cui era cresciuta e i frequenti viaggi all’estero le consentirono di venire a contatto con i movimenti pedagogici dell’epoca.

[8] La scuola della «Montesca» fu aperta nel 1901 con lo scopo di dare una formazione ai contadini, finalizzata all’acquisizione di cognizioni pratiche utili alla vita quotidiana e che li mettessero in grado di partecipare all’amministrazione della proprietà. Nell’insegnamento grande importanza aveva  l’osservazione diretta delle cose e lo studio della natura attraverso la botanica e il giardinaggio.

[9] M. Montessori, Corso di pedagogia scientifica, già cit., p. 37.

[10] Ivi, pp. 9-10. La prolusione alle lezioni tenute nell’agosto del 1909 venne anche pubblicata con il titolo Per una nuova pedagogia, in «“Vita” rivista d’azione per il bene», a. VI, n. 9-10, settembre-ottobre 1909, pp. 414-424. Il titolo adottato ci pare indicativo del carattere di modernità con cui venne percepita l’esperienza educativa compiuta nelle Case dei Bambini, pur non mancando aspre e ripetute critiche.

[11] Ivi, p. 17.

[12] Ivi, p. 24.

[13] M. Montessori, Il metodo, 1909, p. 76.

 

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