N°2 - GIUGNO 1999

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE NAZIONALE DEGLI ORDINI DEI MEDICI

"E' dovere del medico moderno e cosciente non trincerarsi in una lotta meschinamente corporativistica, ma allinearsi a tutti gli altri lavoratori sì del braccio che del pensiero organizzatisi per un 'opera concorde di miglioramento delle proprie condizioni e dei servizi cui sono adibiti, miglioramenti che si risolvono a vantaggio del pregresso, del benessere e della pacificazione sociale" .
(dal documento finale del VI congresso dell'Associazione medica italiana, Palermo 11-13 ottobre 1908)
 
Caro Presidente, oggi non è certamente più accettabile una visione della medicina che riconosca i medici come gli unici depositari delle conoscenze e gli unici deputati ad operare le scelte relative alla salute dei cittadini, che invece a tali scelte devono partecipare in quanto ad esse così strettamente interessati. Per tale motivo noi vediamo nella battaglia che è stata iniziata da una parte della categoria medica nei confronti del decreto Bindi una pretesa centralità della figura del medico che non è giustificabile, a meno che non si voglia solo e banalmente chiedere più soldi e potere. Pensiamo al consistente aumento di alcune prestazioni sanitarie, soprattutto chirurgiche, non giustificate sul piano epidemiologico, verificatosi al seguito dell'adozione del sistema dei DRG, con i conseguenti aumenti di spesa; A tale proposito il decreto Bindi ribadisce il concetto dell' appropriatezza delle prestazioni, senza peraltro modificare sostanzialmente il regime dei DRG,: il che vuol dire che avremo ancora dimissioni precoci e riammissioni a breve termine, diagnosi forzate o, peggio ancora, falsificate in funzione della valorizzazione economica delle patologie. Le strutture sanitarie private, più ancora di quelle pubbliche, sono state maestre nell'applicazione spregiudicata di questo metodo, fino ad essere oggetto, in alcuni casi, di intervento della magistratura. Su questo, ma anche su altri temi che di seguito elenchiamo brevemente, e che costituiscono nodi fondamentali per la difesa della salute della popolazione, non ci sembra ci sia stato un intervento puntuale della Federazione degli Ordini dei Medici. L'Italia ha un numero di infortuni sul lavoro superiori alla media europea ed ha un altrettanto elevato numero di malattie professionali, i cui riconoscimenti sono assolutamente bassi, soprattutto per quello che riguarda le patologie tumorali. Medicina Democratica, dall'epoca della sua fondazione, combatte contro la nocività degli ambienti di lavoro e l'inquinamento dei territori e dopo molti anni di lotte e di denunce finalmente qualcuno ha raccolto la sua testimonianza: da un anno è aperto a Venezia un processo per strage e disastro colposo, in relazione ad alcune centinaia di morti e malati prodotti dall'esposizione alle sostanze tossiche e cancerogene del Petrolchimico di Porto Marghera. Un processo difficile e lungo che si combatte non solo sul piano giuridico, ma anche su quello etico e scientifico. A fronte ditali rilievi, la FNMO non ritiene sia giunto il momento di pronunciarsi contro la pretesa neutralità della scienza? Irrisolto e gravissimo è il problema delle cure domiciliari per i malati gravi. Siamo ben lontani dalle realtà di altri paesi europei dove l'ospedalizzazione a domicilio si pratica da anni e con buoni risultati. Non meno grave è il problema dei malati cronici non autosufficienti che facilmente vengono respinti e dimessi dagli ospedali e ai quali non è offerto altro se non il ricovero in strutture protette a prezzi da capogiro (ed a volte con una qualità di assistenza davvero scadente). Certamente è a livello politico che il problema va affrontato, ma sappiamo che questo avviene solo dopo che la società o parte di essa ne ha preso coscienza e quando chi di dovere ha fatto le dovute giuste pressioni. Un altro punto sul quale l'Ordine è intervenuto in modo marginale ed insoddisfacente, soprattutto perché è stato chiuso senza trame alcuna lezione è la vicenda Di Bella. Al di là delle denunce relative alla non scientificità della terapia ed alla strumentalizzazione politica ed anche giudiziaria che ne è stata fatta, non si è trovato il tempo di riflettere su quello che è oggi il rapporto medico! paziente, e struttura sanitaria/cittadini utenti. Quanto il prof. Giulio Maccacaro, fondatore di Medicina Democratica, denunciava il una lettera del 1972 al presidente dell'Ordine dei Medici di Milano, non sembra essere oggi gran che mutato: "...Curare vorrà allora dire diagnosticamente, ridurre il malato alla sua malattia, la malattia alla sua localizzazione organica, 1 'organo malato al danno obiettivabile, il danno a un segno e il segno alla sua misura. Poi ripercorrere, terapeuticamente, il percorso inverso: la correzione del segno mistificata come eliminazione del danno, il silenzio dell'organo come sconfitta della malattia, 1 'obliterazione della malattia come restituzione della salute.". Infine non ci sembra ammissibile il silenzio della Federazione degli Ordine dei Medici sulla guerra. La pulizia etnica di Milosevic e le bombe della NATO stanno producendo stragi e violenze di ogni genere. Non si tratta solo dell'esodo di centinaia di migliaia di persone, della morte e della mutilazione di altre migliaia, in quanto il futuro non sarà meno gravido di danni per la salute dell'umanità in termini di infezioni, malattie psichiatriche e tumorali conseguenti all'inquinamento dell'ambiente, sia chimico che nucleare prodotto dalle bombe. Ci sembra pesante il silenzio dell'Ordine dei Medici su tale drammatico tema , laddove la pace è considerata come presupposto per la salute da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (dichiarazione di Ottawa, 1986). Sig. Presidente, forse bisogna promuovere l'unità fra le varie professionalità che operano nella sanità, pur con differenti compiti e funzioni, forse occorre riproporre la partecipazione dei cittadini utenti, per promuovere la fiducia nel Servizio Sanitario Nazionale e per ritrovarne l'efficacia e per combattere quelle forme di privatizzazione e mercificazione della sanità che stanno portando a discriminazioni di ceto e di classe sempre più evidenti.
 
Milano, 20 Maggio 1999
 
Il Presidente di Medicina Democratica
Dott. Fernando Antonio D'Angelo
 
Il Segretario Nazionale Fulvio Aurora.

Ultima modifica: 1° ottobre 1999