BOLLETTINO N° 3- NOVEMBRE 1999


INTERVENTO:

Anna Esposito, Responsabile del Centro Studi e Documentazione "Sarno" per le Politiche Territoriali del Mezzogiorno.

L'Europa delle Banche nell'era della globalizzazione dell'Economia (intrisa dell'Americanismo più becero - Balcani docunt) penalizza di fatto vari Paesi, Italia in testa, che nel suo Welfare State negli anni '70 aveva introdotto quei meccanismi di garanzia a salvaguardia delle fasce più deboli.

Oggi quei meccanismi stanno, piano piano, ad uno ad uno saltando: le grandi privatizzazioni, le regole della concorrenza tra Pubblico e Privato, hanno prodotto "le grandi riforme" in quei settori, quali Trasporti, Istruzione, Sanità, fino a poi arrivare (e questo tra non molto) a snaturare il sistema previdenziale.

Se riteniamo che questi sono i fatti, bisogna allora pensare a mettere in campo una progettualità politica completamente diversa, perché diversi sono i soggetti sociali e limitato è l'antagonismo e debole è stata finora la nostra capacità di aggregazione, eppure ci troviamo di fronte ad enormi contraddizioni. Esse si sviluppano quotidianamente su quel fulcro che io chiamo "territorio" ed è da lì che dobbiamo iniziare la nostra pratica politica che deve essere costante; è lì e non altrove che nascono le istanze (e questa non è una dichiarazione aleatoria o tecnica in quanto proveniente da un architetto) e si evidenziano i bisogni. Ed è in quei luoghi che le forbici si allargano evidenziando un divario forte tra la qualità della vita ed un "vivere impossibile", tra lavoro che non c'è e lavoro sicuro, tra "domanda di salute" e "qualità della salute erogata", tra domanda dei cittadini ed offerta delle Istituzioni.

Dove se non sul territorio troveremo le distanze tra Centro e Periferia? Ed e' nei luoghi del degrado che l'effetto delle "Buone Riforme" fa sentire il suo peso azzerando totalmente lo Stato dei diritti, privando i soggetti sociali delle garanzie.

Rispetto a tuffo questo vi è poi la nostra incapacità di stare "sulle" e "nelle" cose. Non basta parlare di movimento. Bisogna cercarlo! A partire da quei pochi luoghi di lavoro che in questa Provincia e in questa Regione sono rimasti e che subiscono continue ristrutturazioni o tagli. Vedi Ansaldo, Alenia, Montefibre, ecc..

Rilanciare un'azione significa articolarla in tutte le sedi a partire dalle Istituzioni dove spesso invece assumiamo il ruolo di "protagonisti assenti". Non si è capito che cosa vogliamo farne di Bagnoli, dell'Area Orientale (area già destinata al Patto Territoriale), quali iniziative poniamo in essere per l'applicazione di quelle Leggi che pure in Parlamento abbiamo votato, quali la 626. Nessuna! La nostra azione si limita alla Prima Pagina di Liberazione eppure si continua a morire sui luoghi di lavoro o per aver contratto malattie professionali quali ad esempio quelle per l'Amianto. Ma pochi sanno che esso è stato sostituito con la Lana di Vetro che provoca comunque la Silicosi.

Quale vera azione in campo sanitario ci ha visti protagonisti? E' vero che ci siamo impegnati sui Tickets, ma quella era una posizione difensivistica di arretramento, non propulsiva.

Avremmo dovuto far discutere gli altri sulla qualità del servizio della prestazione, ponendo al centro i Presidi, senza però tralasciare la Medicina Territoriale, ponendo così in essere il rapporto tra la Piccola e la Grande Urgenza, interagendo così anche sull'Emergenza/Urgenza mai applicata in gran parte delle Regioni meridionali.

Ci siamo trovati, invece, forse altri apparato di Partito (che sfornerà nuovi o vecchi Deputati). Verrebbe forse da chiedersi l'utilità, le possibilità di un Dipartimento Mezzogiorno e quali frutti ha dato o sta dando se poi il risultato elettorale ci continua a penalizzare, se le grandi questioni non si discutono assolutamente all'interno di tutto il Partito. Io non so in quale fase di costruzione del Partito siamo, ma il 13 Giugno 1999 abbiamo fatto due passi indietro ponendoci in un tunnel privo (per il momento) di una via di uscita.

Il 17 Ottobre 1998 siamo partiti dai Bisogni ed è sui Bisogni che passa la costruzione di una alternativa possibile, assumendo un ruolo naturale come una Ostetrica che aiuta un Parto naturale. Ad esempio, ora, partiamo dai bisogni di salute.

Viviamo in una Regione che vanta un deficit d circa 6-9 mila miliardi nel solo comparto sanitario. La maggior parte di questa spesa viene assorbita da:

-spesa farmaceutica

-ospedalità privata

-medicina di base

-servizi riabilitativi (dati esclusivamente ai privati).

Vanno chiaramente aggiunti i deficit di bilancio delle Aziende Ospedaliere e quelle Sanitarie Locali (tutti in negativo).

Il Piano Ospedaliero Regionale varato dalla precedente Giunta è chiaramente in linea con le direttive della "Riforma De Lorenzo". Infatti il Piano sancisce prioritariamente la diminuzione dei Posti Letto (PL) pubblici, formulando una equa distribuzione su tutto il territorio che si è rilevata assolutamente falsa.

Nella sola città di Napoli, infatti, i Posti Letto di Dialisi pubblica ne erano 58 e tanti ne sono rimasti a fronte dei 250-300 Posti Letto Privati. La forbice in questo senso è 7%-93%.

Il Piano prevede inoltre un Centro-Radio-Terapico (sul territorio regionale ne servirebbero circa 29).

Nella sola città di Napoli ve ne sono solo 2 (Pascale-Policlinico) a fronte di un privato che ne vanta circa 20.

Altra nota dolente è la politica rispetto ai trapianti. I Centri-trapianti sanciti dal Piano sono i Policlinici ed alcune Aziende Ospedaliere (Monaldi-Caldarelli a Napoli, Rummo a Benevento, Moscati ad Avellino, San Leonardo a Salerno). Ma quanti effettivamente funzionano a pieno regime?

Possiamo affermare senza paura di essere smentiti che i trapianti effettuati nella nostra Regione sono ancora limitati, vuoi per mancanza di organi (ma questo punto viene smussato dalla legge nazionale sulla donazione degli organi), ma anche perché molti Centri trapianti sono rimasti fissati solo sulla carta.

I dati in merito ai trapianti risultano essere contraddittori. infatti abbiamo buoni risultati rispetto ai trapianti di cornee, reni e qui l'indice si alza, con i trapianti di cuore l'indice inizia ad abbassarsi per poi azzerarsi quando parliamo di trapianti di fegato (e la Regione Campania è una delle due prime in Italia, insieme con la Regione Veneto, bisognevole in tal senso. La Campania per l'epatite ed il Veneto per l'alcool).

Altro aspetto da sottolineare è la mancanza di attuazione del S.l.R.E.S. (Sistema Integrato Regionale Emergenza Sanitaria) previsto dalla Legge Quadro regionale del Febbraio del 1994 in attuazione della Legge nazionale del 1992. Il S.I.R.E.S. prevedeva l'interazione di servizi quali:

S.T.I. (Servizio Trasporto Infermi)

S.A.U.T. (Servizio Ausiliari Unità Territoriale)

C.O.T. (Centrale Operativa Territoriale)

C.O.R.E. (Centrale Operativa Regionale)

P.S.A. (Pronto Soccorso Attivo)

D.E.A. I - II (Dipartimento Emergenza Assistenziale Alta e Media Specialità)

Distretti Sanitari.

Quindi ci si aspettava in questo contesto la nascita dei Dipartimenti (che avevano il compito di unificare più specialità in un unico contesto, rendendo più facile la Diagnosi e la Cura.

Nulla di tutto questo è stato fatto. I Distretti Sanitari, pur nascendo, sono stati sviliti della loro funzione principale che doveva essere il "filtro" tra i Presidi Sanitari e la Medicina Territoriale.

L' unica cosa che dal '94 ad oggi è stato fatto è un atto regionale meglio conosciuto conie Legge n.32 del Luglio 1996 a firma dell'ex Assessore Calabrò la quale prevedeva l'individuazione di mezzi e risorse umane per far partire il Servizio Trasporti Infermi su scala regionale con la clausola capestro, però, che dove il Servizio per incapacità gestionale delle AA.OO. SS.LL. (Aziende Ospedaliere e quelle Sanitarie locali) fosse dato ai privati in misura non inferiore al 50%, accontentando in questo modo una miriade di privati che utilizzano forza lavoro specializzata a basso costo.

Ritornando ai Distretti Sanitari, essi non sono in grado di garantire la domanda dell'utenza considerato che spesso le visite specialistiche nonché le indagini diagnostiche sono negate e indirizzate presso strutture di tipo privato. Inoltre la non definizione dei "Centri Costo" prevede l'assenza di risorse economiche. E quindi diminuzione di spesa. Produce di riflesso mancanza di materiale e relativa poca funzionalità delle strutture.

Un caso evidente è quello della ASL NA 1 che in presenza di Deficit di circa 1000 Miliardi, ha stilato un piano di recupero sancendo, nello stesso la chiusura di ben 4 Distretti Sanitari.

La ciliegina sulla torta è la non definizione dei Piani attuativi da parte delle Aziende Ospedaliere e la non emanazione da parte dell'Organo Regionale del Piano Sanitario Regionale.

Altri due punti della nostra analisi vanno toccati. Essi sono:

- la psichiatria

- la prevenzione.

La prima con l'applicazione della Legge Basaglia, meglio conosciuta come Legge 180, è diventata il nuovo "affaire" in campo sanitario anche se chiaramente ci troviamo di fronte a poche eccezioni e modelli di funzionalità come nel caso delltArea metropolitana di Napoli, ove si è registrato un accordo tra Istituzione comunale ed ASL per l’utilizzo di strutture ex novo per far sì che nascessero le Residenze sanitarie assistenziali. Ma la maggior parte dei pazienti psichiatrici sono finiti in strutture private convenzionate con costi giornalieri che si aggirano dalle 90 alle 260 mila lire, trovandoci spesso in strutture private non a norma di legge, come il caso della Clinica Santa Rita, localizzata nel Beneventano, chiusa dai NAS.

Va inoltre sottolineato che molte strutture manicomiali sono state riconvertite in R.S.A. (Residenze Sanitarie Assistenziali), come nel caso del manicomio di Ariano Irpino.

Come si nota la questione manicomiale sarà il nuovo serbatoio di danaro dove le lobbies affaristiche ricaveranno i loro profitti.

L'ultimo punto di questa nostra analisi lo abbiamo lasciato al capitolo della Prevenzione. Nessuna ASL nella Regione Campania, nelle Conferenze di Programmazione sanitaria ha stabilito risorse in favore della prevenzione. Infatti il dato nazionale si è fermato allo 0,09% dei bilanci.

Ma la cosa più grave è che mentre il Ministero della Sanità sulla scorta di statistiche ed in base ad indagini epidemiologiche estese su tutto il territorio nazionale, visto l'indice di innalzamento fino al 35% negli ultimi 5 anni delle patologie tumorali nelle donne tra i 40 ed i 60 anni, ha messo in campo un progetto già finanziato per circa l.800.000.000 per Azienda denominato Progetto Pro-seno: ebbene, nessuna ASL in questa Regione ha messo in campo uomini e risorse per far sì che si iniziasse un modello di prevenzione e bisogna tener conto che per un'indagine strumentale come termografia o mammografia nei centri privati i costi si aggirano dalle 200 alle 300 mila lire.

Non si capisce il ruolo del Sindacato su queste problematiche poiché ci sembra assurdo che la massima organizzazione che tutela i lavoratori (CGIL) partorisca una proposta che ci sembra addirittura paradossale, che tenta di sanare i bilanci delle AA.SS.LL. di questa Regione aumentando la quota di riparto del fondo nazionale da un lato ed emanando una nuova tassa regionale sulla salute. Questo non porterà che i cittadini paghino due volte: uno per un servizio pubblico non in grado di garantire la domanda, l'altro un esborso di danaro a partire dalle fasce più deboli? Quindi anziché abolirli, i Tickets si andrebbero a rivalutare e tutto ciò ci sembra francamente assurdo.

 

 

Per quanto invece riguarda l'ultimo Contratto nazionale dei lavoratori del comparto sanitario si evince dì fatto la creazione delle cosiddette gabbie salariali, dichiarando di fatto una Sanità anziché unica per tutto il territorio, a più velocità . Infatti se gli aumenti salariali come dichiara il contratto devono essere prelevati dai cosiddetti Progetti obbiettivi o incentivanti, vorremmo sapere, visto i deficit di bilancio delle ASL, da dove procureranno i soldi relativi ai progetti.

Questo è lo stato dell'arte nella Regione Campania. Bisogna adesso pensare al che fare, partendo da screening sul territorio e, a fronte dei dati, progettare unitamente ai cittadini, alle Associazioni, agli utenti malati un'azione ad ampio raggio, a partire dalle Circoscrizioni (riferendomi anche alla Medicina Scolastica e a quella Neonatale, da tempo abbandonate), alle quali la Legge Bassanini dà ampio potere anche in questo senso. Sollecitare con iniziative specifiche l'Istituzione comunale e quella provinciale ad iniziare da subito una indagine epidemiologica che permetta di avere un quadro relativo alle patologie quanto più serio e completo, responsabilizzando attraverso i dati gli Organi competenti (Aziende Ospedaliere ed ASL) di attrezzarsi per una programmazione seria che vada in orientamento di un servizio efficace e che sia a completa disposizione dei cittadini.

Se solo riuscissimo in queste cose si potrebbe allora iniziare a parlare di uno spiraglio di luce in quel tunnel nel quale dopo il 13 giugno ci siamo cacciati.

 

 

Milano, 17 luglio 1999 Sala Conferenze del Consiglio Regionale della Lombardia