BOLLETTINO N°4 - FEBBRAIO 2000

PROPOSTE PER IL COMITATO DONNE DI MANFREDONIA

 

In riferimento alla vostra richiesta di fornirvi un aiuto per la costituzione di un Centro di Documentazione sui danni e rischi ambientali, che particolarmente prenda in considerazione il territorio di Manfredonia, Medicina Democratica ritiene opportuno sottoporvi una serie di proposte che devono naturalmente essere adattate alla situazione locale. Certamente anche in questo MD può fornire la propria collaborazione mediante i compagni dott. Tonino D’Angelo e dott. Maurizio Portaluri.

Può darsi che per mancanza di nostre conoscenze, facciamo alcune proposte che sono già stata attuate, vogliate per questo scusarci.

  1. Per il Centro di Documentazione è anzitutto importante avere una sede fisica con almeno un paio di stanze, nelle quali, in una prima mettere la segreteria e la strumentazione e utilizzare l’altra come luogo di riunione.
  2. Una sede ha un costo, non conosciamo i prezzi di Manfredonia, lasciamo quindi a voi di mettere l’importo. Certamente sarebbe opportuno richiedere la sede o eventualmente di accollarsi il costo dell’affitto al Comune o altro Ente Pubblico, in quanto il lavoro che si vuole svolgere si configura anche come servizio sociale a favore di tutta la comunità.
  3. Al proposito l’ipotesi di trasformare il comitato in fondazione, avendo un patrimonio a disposizione, sembra a nostro avviso, opportuna, in quanto una Fondazione richiede maggiore precisione statutaria e di impegno ed è sottoposta a riconoscimento ufficiale pubblico, quindi ad avere più possibilità di essere presa in considerazione da enti pubblici e privati.
  4. Che cosa vi deve essere all’interno del Centro?. Ovviamente le cose minime di segreteria, telefono, fax e fotocopiatrice e aggiungiamo tre computer in rete tra loro, con stampante laser, scanner con collegamento INTERNET. Per un costo complessivo, valutiamo, intorno ai 20 milioni.
  5. E’ importante che una persona del Comitato sia responsabile della sede e abbia la possibilità di seguire il Centro, se non a tempo pieno, almeno a tempo parziale. Inoltre per quanto riguarda l’attività organizzativa e di documentazione Medicina Democratica può chiedere l’impiego di un numero X di obiettori di coscienza, semplicemente facendo risultare che la sede del Centro è anche sede di Medicina Democratica (su questo tutti i dettagli possono essere forniti da Tonino D’Angelo, presidente della Cooperativa M.D. e parte contraente del Ministero della Difesa).

Si tratta ora di definire quale può essere l’attività del Centro. Anzitutto vi è da dire che il patrimonio che resta alla nascente fondazione non deve essere utilizzato in maniera improduttiva, altrimenti finisce nel giro di poco tempo. Lo statuto deve prevedere un impiego per la strumentazione iniziale e per l’attivazione di quelle forze e competenze che operano per le attività i cui fondi devono essere trovati di volta in volta, a partire da quanto è già messo a disposizione dagli enti cui si può fare riferimento: Unione Europea, Ministeri dell’Ambiente e della Sanità, Regione, Aziende - USL, Provincia, Comune. La Fondazione pertanto deve farsi conoscere a partire dal territorio, organizzando apposite iniziative, come una Conferenza Stampa e un Convegno pubblico in cui vengono spiegate le finalità e l’organizzazione.

1. La prima proposta che ci sentiamo di fare riguarda la costruzione di un Comitato di Partecipazione degli utenti e delle associazioni sul territorio della A-USL di Manfredonia. Come prevede il decreto legislativo 229 del 18 giugno 1999 articolo 12 (decreto Bindi) gli utenti del servizio sanitario nazionale hanno il diritto di verificare il funzionamento dei servizi e delle strutture del servizio stesso al fine di salvaguardare la propria salute e quella di tutti i residenti de territorio. Uno strumento del genere che nasce dal basso, è indispensabile per poter svolgere compiti di tutela ambientale e sanitaria e per poter attivare quelle funzioni che per carenza di mezzi e molto più spesso per inedia o per altri interessi, le regioni e le A-USL, colpevolmente tralasciano. Il comitato si costituisce a partire da una ricognizione dei movimenti e delle associazioni presenti sul territorio e per iniziativa della costituenda Fondazione che li riunisce e fa loro la proposta. . Allo scopo vi forniamo del materiale che riteniamo possa esservi utile che, ripetiamo va adattato alla vostra situazione regionale e territoriale: ARTICOLO 12 (Modificazioni all’articolo 14 del DLg. 502/92)

Cosa dice l’articolo

Va intanto notato che resta in vigore l’articolo 13 del 502 che riguarda l’autofinanziamento regionale nel caso in cui la regione eroghi prestazioni superiori ai livelli uniformi di assistenza, oppure se superi la quota del fondo sanitario che gli è stata attribuita. Questo articolo diceva anche che la regione avrebbe potuto stabile dei ticket aggiuntivi "per altre prestazioni da porre a carico dei cittadini". Uno strumento che le regioni non hanno mai utilizzato per ovvie ragioni di consenso, alcune si sono limitate ad applicare i ticket in modo estensivo, applicando la tariffa massima, dove questo era possibile. Tale discorso dovrebbe comunque essere superato dal DLg 124/1998 (il cosiddetto "sanitometro").

Pure l’articolo 14 del DLg. 502 resta in vigore. Questo articolo disciplina i diritti dei cittadini. O meglio i cittadini , tramite le associazioni di volontariato hanno diritto ad essere consultati, comunque a comunicare le proprie lamentele sui disservizi riscontrati e ad essere presi in considerazione dai direttori generali. Devono essere stati individuati degli indicatori di qualità dei servizi e delle prestazioni ai quali attenersi per fornire ai cittadini il miglior servizio possibile.

La breve aggiunta che viene fatta all’articolo 14 è di altro tenere ed assolutamente importante: "Per le finalità del presente articolo, le regioni prevedono forme di partecipazione delle organizzazioni dei cittadini e del volontariato impegnato nella tutela del diritto alla salute nelle attività relative alla programmazione, al controllo e alla valutazione dei servizi sanitari a livello regionale, aziendale e distrettuale".

Commento critico

Questo articolo è stato aggiunto all’ultimo momento su probabile pressione del Tribunale dei diritti del malato, ma era già stato precedentemente proposto ed elaborato da Rifondazione. Infatti il fondamento della partecipazione nasce dall’articolo 13 della legge 833/78, che su richiesta esplicita del PRC è stato inserito nella legge delega. Nel corso delle trattative al ministero della sanità vi era stata un’opposizione da parte del PDS che temeva che aprendo le strutture sanitarie alla partecipazione dei cittadini e delle associazioni avrebbero potuto inserirsi movimenti cattolici integralisti. Una concezione quanto mai arretrata oltre che verticista che teme il confronto nella società e che soprattutto vuole evitare di impegnarsi a livello di base. E’ possibile, ma difficilmente i movimenti legati alla difesa della salute provengono dalla destra, poiché la concezione ideologica della destra è liberista e liberale, evita i movimenti, li combatte, a volte, e al limite, li strumentalizza. Il nostro problema è invece quello di creare un movimento di massa che intervenga nella sanità, che salvaguardi la sanità pubblica e che rimetta al centro dell’intervento la prevenzione. A tutti potrà sfuggire, meno che a noi, che quanto di buono è stato ottenuto come la riforma psichiatrica e, più limitatamente, con la riforma sanitaria, è derivata da grandi lotte di massa e dall’incontro dei lavoratori, delle popolazioni organizzate con gli esperti, i ricercatori, i tecnici, i medici democratici. La cosiddetta sinistra moderata non ha capito, o fa finta di non capire, che per opporsi alla linea pesantemente tracciata e voluta dai poteri di eliminare il SSN per passare a sistemi privatistici e assicurativi, è necessario una presa di coscienza collettiva e un’organizzazione conseguente, dal basso, che vuole intervenire nella programmazione, nella verifica e nel controllo dei servizi e delle strutture pubbliche.

Piattaforma

Chiediamo che in ogni azienda sinistra sia USL che ospedale venga data la possibilità di costruire un Comitato di partecipazione dei cittadini, dei movimenti delle associazioni, con la partecipazione, fra questi, di operatori dei servizi e delle strutture territoriali. Il Comitato di Partecipazione viene riconosciuto, non istituito dalla USL e/o azienda ospedaliera, ma nasce dal basso nella misura in cui si producono le condizioni. Quello che segue è un regolamento tipo, elaborato da un Comitato di partecipazione esistente, per quanto poi successivamente modificato dal direttore generale di quella ASL (Milano 2 – Melegnano). La legge regionale o comunque i provvedimenti necessari all’applicazione del decreto Bindi, devono contenere questa possibilità.

Bozza di regolamento del Comitato di Partecipazione sottoposto all’approvazione, con delibera, del direttore generale della A-USL/dell’azienda ospedaliera:

 

Bozza di regolamento del Comitato di Partecipazione

Visto l'articolo 13 della legge 833 del 23/12/78, Visto l’articolo 12 del decreto legislativo 18 giugno 1999 n. 229, Visto l'articolo della legge regionale n. ( o la delibera del n. ),

il direttore generale della Azienda Unità Sanitaria Locale n. (o l’azienda ospedaliera) istituisce il Comitato di Partecipazione degli utenti e degli operatori dei servizi sociosanitari del territorio della A-USL (o dell’azienda ospedaliera) a partire dal seguente regolamento:

Art. 1 (definizione)

La partecipazione è l'attività che gli operatori della sanità, le formazioni sociali, gli utenti del SSN svolgono al fine di:

a) contribuire alla programmazione delle attività della A-USL

b) promuovere la gestione dei servizi sociosanitari

c) verificare la funzionalità dei servizi, la loro rispondenza alle finalità del SSN e agli obiettivi dei piani sanitari nazionali e regionali.

Art. 2 (estensione dell'intervento)

L'attività del Comitato di Partecipazione si dirige verso tutte quelle strutture sanitarie e socio

assistenziali che fanno parte della A-USL o con essa convenzionate e con quelle private se sono sottoposte al suo controllo.

Art. 3 (modo di operare)

1. Il Comitato di partecipazione, una volta insediato, si organizza per Distretti con modalità definite al suo interno. Il CdP può servirsi in ciascun distretto temporaneamente o per la durata del suo mandato di altre persone utenti od operatori dei servizi del distretto stesso.

2. Il Comitato di partecipazione può organizzare al suo interno gruppi di lavoro su temi particolari.

Art. 4 (attività specifiche)

Al CdP spetta:

a) proporre campagne di informazione mediante adeguati mezzi di divulgazione agli utenti (messi a disposizione dalla A-USL), sui loro diritti, sui criteri e requisiti di accesso e sulle modalità di erogazione dei servizi;

b) favorire la partecipazione degli utenti e delle forze sociali mediante dibattiti ed altri mezzi adeguati promuovendo iniziative presso le comunità esistenti: scuole, fabbriche, circoli culturali, quartieri o frazioni ecc.;

c) formulare proposte in ordine:

al programma di intervento dei servizi

alla pubblicizzazione dell'attività relativa al funzionamento dei servizi

a programmi di indagine e ricerche dei bisogni, di rispondenza dei servizi alle necessità degli utenti ed epidemiologiche; d) curare la pubblicizzazione dei servizi in collaborazione con gli operatori,

e) collaborare alla programmazione di piani di educazione sanitaria

f) valutare annualmente, tramite una relazione l'andamento complessivo dei servizi della A-USL

Art. 5 (Assemblee degli utenti)

Il CdP al fine di favorire un rapporto organico e permanente con i cittadini utenti, convoca assemblee pubbliche quando lo ritiene necessario in misura non minore di due all'anno: Di norma le assemblee vengono indette per distretto.

Art. 6 (Composizione del CdP)

1. Il CdP è formato da 3 rappresentanti dei Comitati di partecipazione di distretto. In ogni distretto il CdP di distretto è composto da 7 membri: 2/3 provenienti dalle associazioni e organizzazioni del volontariato, dei diritti del malato, delle forze sociali, delle organizzazioni femminili, delle organizzazioni degli anziani, del distretto scolastico; 1/3 dagli operatori della ASL.

2. Il Direttore Generale rende noto a tutte le organizzazioni e le Associazioni della A-USL la decisione di istituire il CdP con le sue modalità. Le Organizzazioni ed Associazioni che rispondono positivamente all'invito designano un loro rappresentante.

3. I membri rappresentanti degli operatori vengono eletti dai servizi: uno per ciascun dipartimento, tre dagli operatori degli altri servizi e strutture private o convenzionate.

3. Partecipa in maniera permanente al CdP il responsabile dell'Ufficio di Pubblica Tutela.

Art. 7 (prima convocazione ed elezione del presidente)

1. Il Comitato di partecipazione viene convocato la prima volta dal Direttore Generale o da un suo rappresentante della A-USL che lo insedia. Il Direttore Generale nomina un membro esterno al CdP della A-USL con il compito di partecipare alle riunione, stendere i verbali, convocare le riunioni, fare da tramite organizzativo.

2. Il membro esterno della A-USL convocherà e presiederà le prime riunioni, fino a che i membri del CdP si saranno conosciuti e saranno in grado di eleggere al loro interno il presidente e il vice presidente.

3. Il Presidente viene eletto a maggioranza degli aventi diritto, può essere revocato e sostituito dai membri del comitato stesso in qualunque momento.

Art. 8 (Durata)

Il CdP dura in carica 4 anni.

Art. 9 Il presidente)

Il presidente:

a)convoca e presiede il CdP, stabilisce l’ordine del giorno, tenendo conto delle istanze presentate dai gruppi di lavoro e dai singoli componenti,

b) dirige l'attività del CdP,

c) cura l'attuazione delle decisioni, delle iniziative e delle direttive del comitato,

d)adempie alle incombenze stabilite dal presente regolamento,

invia al Direttore Generale relazioni semestrali sul lavori del CdP e sull'andamento dei servizi

e)convoca le assemblee pubbliche degli utenti e degli operatori.

interloquisce con il Direttore Generale e con gli altri dirigenti della A-USL, quando se ne ravvisi la necessità.

Art.10 (convocazione delle riunioni)

1. Il CdP si riunisce su convocazione del presidente almeno una volta al mese, con avviso scritto contenente l’ordine del giorno dei lavori, da recapitare almeno cinque giorni prima della data fissata per la riunione.

2. Il CdP può anche essere convocato in via straordinaria, su richiesta di almeno un terzo dei suoi membri, o da un gruppo di lavoro o di distretto o da almeno 100 utenti dell'A-USL.

3. Le sedute del CdP sono pubbliche, devono essere adeguatamente pubblicizzate fra gli utenti del SSN.

Art. 11 (decadenza e sostituzione)

I singoli componenti cessano dall'incarico:

a) per decadenza, quando non abbiano partecipato, senza giustificazioni, a più di tre sedute consecutive del CdP,

b) per dimissioni volontarie,

c) per revoca dell'associazione o organizzazione rappresentati. Il Presidente, preso atto della decadenza invita l'associazione o organizzazione entro un mese alla sostituzione. Nel caso di risposta negativa da parte di quest'ultima chiede ad altra associazione o organizzazione disponibile di sostituire il membro del CdP scaduto.

Art. 12 (verbale)

Di ogni seduta viene redatto il relativo verbale che viene tenuto a disposizione di chiunque voglia prenderne visione e inviato a ciascun membro del CdP con l’ordine del giorno della riunione successiva.

Art. 13 (rapporti A-USL

CdP)

1. Il CdP può richiedere incontri con i responsabili dei servizi della A-USL, e, previo accordo, può visitare i servizi e le strutture, conoscere i piani di intervento, le difficoltà e i problemi. Il CdP interloquisce oltre che con il Direttore Generale, con i direttori sanitario e amministrativo e i responsabili dei Dipartimenti e di ogni altro servizio e comitato che la ASL si dà per la sua vita e organizzazione interna.

2. L’A-USL mette a disposizione del CdP i locali per le riunioni le attrezzature e gli strumenti per lo svolgimento della sua attività.

3. L'attività dei membri del CdP è totalmente volontaria.

Art. 14 (revisione del regolamento)

Dopo un anno di attività del CdP, il presente regolamento viene sottoposto a verifica e, se richiesto dal CdP, modificato dal Direttore Generale.

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  1. CORSO DI FORMAZIONE E FORMAZIONE PARMANENTE

La Fondazione deve per primo per i suoi associati, principalmente per il Comitato Donne che l’ha costituita, deve promuovere un corso di formazione per dare gli elementi minimi legislativi e ambientali e sanitari per poter operare. Deve in altri termini conoscere quelle che sono le regole e le motivazioni fondamentali, a partire dalla storia delle lotte per la salute che rendono possibile rendere praticabili, in un tempo difficile come l’attuale, queste lotte e questa storia. Semplicemente come esempio si può proporre un programma che Medicina Democratica è in grado di svolgere di questo genere:

  1. La storia delle lotte per la salute negli 68-73: quale metodologia di intervento contro la nocività del lavoro e dell’ambiente (si veda ad esempio nell’ultimo numero di MD, l’articolo di Luigi Mara: Medicina Democratica - una delle facce indelebili del 68) - totale due incontri;
  2. La legge di riforma sanitaria, la controriforma sanitaria (decreto De Lorenzo), la riforma ter (decreto Bindi). Si veda il numero 14 di MD, nonché i numeri degli 1993-95 che hanno trattato l’argomento e il manuale di comprensione, critica, e rivendicazione del decreto Bindi - in via di pubblicazione) - tre incontri -
  3. I principali problemi ambientali: a) le sostanze tossiche e cancerogene e la loro origine e provenienza (particolare riferimento ad amianto, benzene e cloruro di vinile); b) l’inquinamento delle acque, dell’aria e del terreno; l’inquinamento elettromagnetico. - sei incontri -
  4. Cosa è l’epidemiologia e come si conduce un’indagine epidemiologica dal basso - due incontri -
  5. I principali problemi dell’emarginazione: a) il diritto degli anziani cronici non autosufficienti ad essere curati; b) il diritto dei malati mentali ad essere curati, riabilitati e reinseriti; c) il diritto dei tossicodipendenti e degli alcolisti ad essere curati, assistiti, reinseriti; il diritto degli handicappati ad essere assistiti, ad avere gli strumenti e i mezzi per poter vivere, ad essere inseriti nel mondo del lavoro - tre incontri -

Sui medesimi temi la Fondazione - Centro di Documentazione promuove incontri seminari, corsi di formazioni per la popolazione e per singoli gruppi nella misura in cui se ne presenta la necessità o questa necessità venga promossa.

  1. INDAGINE EPIDEMIOLOGICA

Il territorio di Manfredonia è stato per decenni sottoposti alle emissioni inquinanti dell’ENICHEM. Inoltre altri tipi di inquinanti dovute alla presenza di altre fabbriche, dell’uso dei pesticidi in agricoltura e quelli derivanti dal traffico veicolare sono stati fonte di rischio per varie malattie, particolarmente per i tumori. Si deve promuovere certamente un’indagine epidemiologica articolata su due livelli: i lavoratori dell’ENICHEM e la popolazione del territorio. Tale indagine richiede l’impegno degli enti pubblici, a partire dall’A-USL, particolarmente dal Dipartimento di Prevenzione.

Il compito dei responsabili della Fondazione e, in questo caso - del Comitato di Partecipazione è quello di iniziare a verificare l’esistenza del Dipartimento di Prevenzione e dei diversi servizi e Unità Operative che lo compongono, di vedere se ha un numero sufficiente di operatori con le dovute qualificazioni, e non ultimo di entrare nel merito della metodologia operativa di ciascuno di queste servizi, particolarmente dell’Unità Operativa o Servizio di Prevenzione nei luoghi di lavoro, dell’Igiene Pubblica e dell’A.R.P.A. (Agenzia regionale di Protezione Ambientale). Se è vero che spetta loro, a un servizio o a tutti insieme, svolgere le indagini epidemiologiche richieste spetta alla popolazione, quindi al Centro e/o al Comitato di Partecipazione verificare e controllare che tale indagine venga fatta a partire dagli interessi della popolazione esposta. Ad ogni buon conto l’esperienza di Medicina Democratica ha dimostrato che le indagini epidemiologiche più efficaci, non solo in termini di risultati scientifici, ma soprattutto produttrici eliminazione della nocività e di bonifiche ambientali, sono partite dal basso. Pertanto il Centro di documentazione può delimitare il campo, ovvero scegliere una situazione precisa: una fabbrica o un quartiere particolarmente a rischio ed iniziare a raccogliere dati con l’aiuto di esperti disponibili, comunque, facendo affidamento sulle proprie forze.

Questa indagine può essere spiegata e discussa all’interno del corso di formazione, come sopra indicato. Si tratta di un impegno di non poco conto che richiede di superare le difficoltà man mano che si presentano e di andare avanti fino al termine, altrimenti si butta via tempo e poi ci si delude.

E’ bene comunque chiarire quale deve essere il rapporto con gli enti pubblici. Il Centro di documentazione ( la Fondazione) deve aggregare più forze possibili intorno a sé, mantenendola sua peculiarità ed autonomia e poi si deve porre nei confronti dell’Ente pubblico con un atteggiamento collaborativo e rivendicativo: la popolazione ha dei diritti, sanciti dalle leggi, cui si deve rispondere, non per piacere, ma per dovere. Non si dimentichi che lo Stato e gli altri enti pubblici impongono tasse e contributi per rispondere ai differenti bisogni sociali della popolazione, anche se quelli che oggi bene o male (più male che bene) vengono forniti, sono messi in discussione, si vogliono ridimensionare o addirittura eliminare. Uno sguardo politico generale è sempre bene averlo. Quindi la Fondazione non si sostituisce al pubblico, ma lo stimola, lo spinge, se volete gli impone di fare in un certo modo, ciò che istituzionalmente gli spetta. Il pubblico è fatto di persone, di operatori, di dirigenti: sono soprattutto questi ultimi - abbastanza pagati - che ne devono rispondere.

  1. LO SCREENING MAMMOGRAFICO

Manfredonia si trova in una zona dove vi è un’elevata incidenza di tumore della mammella. Ora è stato dimostrato che se si avvia e si conduce in modo permanente uno screening mammografico (diagnosi precoce de tumore della mammella) sulle donne che vengono considerate a maggiore rischio (tutte le donne che superano una certa età) si hanno dei benefici nei termini della riduzione del 30% della mortalità. Questo screening deve essere condotto con tutte le indicazioni del caso; deve essere svolto da personale competente e convinto, e, al solito, sottoposto a stretto controllo da parte delle donne del Centro. Alleghiamo pertanto un documento che spiega come va fatto, con quali modalità e competenze, al fine di ottenere i risultati positivi che vengono proposti. Questa documentazione ci è stata fornita dalla divisione di Epidemiologia dell’Istituto dei Tumori di Milano, dove vi sono diversi operatori che appartengono a Medicina Democratica, che peraltro sono disponibili ad dare ulteriori spiegazioni e consigli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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