BOLLETTINO N° 6- OTTOBRE 2000


Al Dott. Annibale Biggeri

Segretario della Associazione Italiana di Epidemiologia

Firenze

Oggetto: benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto e MAC zero

L'Associazione Esposti Amianto (AEA), nata da una proposta di Medicina Democratica, ha recentemente sostenuto il diritto dei lavoratori esposti all'amianto ad ottenere i benefici previdenziali (ovvero a moltiplicare gli anni di esposizione se superiore a 10 per il coefficiente 1,5) di cui alla legge 257/92 modificata dalla legge 271/93. La Corte Costituzione con la sentenza n. del 10 gennaio 2000, respingendo le eccezioni di incostituzionalità presentate dalla Corte d'Appella di Ravenna su istanza dell'ENICHEM ha accolto in pieno la tesi dell’AEA e dei lavoratori opponenti, ma al tempo stesso ha lasciato un’ambiguità interpretativa a proposito della definizione dei valori limite di esposizione: " ...Nell'ambito di tale correlazione, il concetto dì esposizione ultradecennale, coniugando l'elemento temporale con quello dì attività lavorativa soggetto al richiamato sistema previdenziale (articoli 1 e 3 del DPR 1124 del 1965), viene ad implicare necessariamente quello di rischio, e più precisamente a quello di rischio morbigeno rispetto alle patologie, quali esse siano, che l'amianto è capace di generare per la sua presenza nell'ambiente dì lavoro; evenienza questa tanto pregiudizievole da indurre il legislatore, sia pure a fini di prevenzione, a fissare il valore massimo di concentrazione di amianto nell'ambiente lavorativo, che segna la soglia limite del rischio di esposizione (DLg. 277/91 e successive modifiche). " Ora il valore Limite definito costituisce, se superato, secondo l'interpretazione più corretta, un'aggravante per la direzione aziendale che è comunque tenuta a ridurre i rischi alla fonte, a sostituire le sostanze nocive con quelle non nocive o meno nocive (DLg 626/94 articolo 3): Non è certo una garanzia per i lavoratori se il livello di esposizione resta al di sotto del valore limite fissato. D'altro canto le aziende si sentono garantite se l'esposizione dei lavoratori non supera tale valore. Quel che ci stupisce è comunque FINAIL che nella procedura amministrativa adottata per definire se il lavoratore che ha fatto richiesta all'ente previdenziale per avere riconosciuto i benefici previdenziali considera non esposto un lavoratore se non superata la soglia delle 100 fibre litro, pur sapendo inoltre, che nel passato, salvo rari casi, non venivano fatti monitoraggi negli ambienti di lavoro. In effetti l'INAIL, tramite il suo organismo tecnico (CONTARP) svolge un'indagine nell'azienda da cui proviene il lavoratore che ha fatto domanda di riconoscimento dei benefici previdenziali chiedendo le informazioni del caso prevalentemente all'azienda. Se giudica che l'amianto era presente nel periodo considerato stabilisce se l'esposizione dei lavoratori era al di sotto o al di sopra delle 100 fibre litro. Non si sa come fa questa valutazione visto che nel passato sono rarissimi i casi in cui si sono fatte misurazioni in proposito, senza considerare ancora che in moltissimi casi l'azienda non esiste più. Ad esempio recentemente l'INAIL ha negato l'esposizione ad un lavoratore, magazziniere, della ex ETERNIT di Casale Monferrato.

Più in generale l'INAIL riconosce ben al di sotto delle denunce presentate dai lavoratori le malattie professionali: nel 1996 le malattie professionali denunciate sono state 28.329 nell'industria e 905 in agricoltura, mentre quelle riconosciute e indennizzate sono state 5.952. Non parliamo dei tumori professionali dove i riconoscimenti sono irrisori, al di sotto dei duecento (1995: 168) . Si consideri al proposito che i tumori notificati alla magistratura di Torino dopo il sollecito del Procuratore della Repubblica Raffaele Guariniello limitatamente a mesoteliomi, tumori del naso, tumori e ella vescica, angiosarcomi epatici, tumori cutanei, sono stati 4816 in tre anni.

Per tutte queste ragioni la nostra associazione ha deciso di aprire una discussione e di lanciare una proposta per togliere all’ INAIL le funzioni di riconoscimento degli infortuni e delle malattie professionali per passarle ai dipartimenti di prevenzione delle A-USL, particolarmente ai servizi o unità operative di prevenzione nei luoghi di lavoro. Allo scopo si è già avuta la disponibilità di alcuni senatori e deputati di presentare un testo di legge che traduca in norme tale proposta.

Pertanto la nostra richiesta è quella di una vostra presa di posizione, se lo riterrete opportuno,per ribadire ancora una volta che non vi è garanzia di salvaguardia della salute per i lavoratori se vengono esposti a cancerogeni per quantità superiori allo zero. E al tempo stesso chiediamo il vostro parere e il vostro contributo alla nostra iniziativa di proposta legislativa in tema di riconoscimento di infortuni e malattie professionali.

Vi inviamo i nostri migliori saluti

Milano, 8 febbraio 2000

Fulvio Aurora, Medicina Democratica

Vito Totire, Associazione Esposti Amianto

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