il manifesto - 19 settembre 2000
Operai da morire, tutte le cifre e una proposta

Manuela Cartosio


Alcuni dati dalla relazione di Dario Miedico al convegno "Operai da morire". Ogni anno nel mondo i morti sul lavoro sono 350 mila, pari a 55 morti per milione di abitanti (compresi i neonati e i matusalemme). La quota italiana della strage che si consuma sull'orbe terracqueo ammonta a circa 1.300 morti, gli infortuni sono un milione, 40 mila i casi di invalidità permanente. Il costo annuale a carico della collettività di infortuni e malattie professionali è di 55 mila miliardi, pari al 3% del pil. Il piano sanitario nazionale destina sulla carta il 5% alla prevenzione, ma la percentuale effettiva sul totale della spesa sanitaria è il 2,5%. Nel '98, gli infortuni che hanno coinvolto minori di 18 anni sono stati 20 mila, 22 mila quelli in itinere (nel tragitto casa-lavoro).
Solo il 50% dell'uscite dell'Inail è costituito da indennità e rendite pagate ai lavoratori (all'inizio del secolo andava ai lavoratori l'88% delle uscite dell'ente antinfortunistico d'allora). Il bilancio Inail prevede per quest'anno 14 mila miliardi di entrate e 15 mila miliardi di uscite (il disavanzo è causato dal settore agricoltura). L'evasione contributiva stimata dall'Inail supera i 2 mila miliardi l'anno, l'elusione è di circa 500 miliardi. Dallo scorso giugno l'Inail riconosce oltre al danno alla capacità lavorativa generica anche il danno biologico che attiene al benessere complessivo della persona. Per questa voce ha però messo in bilancio solo 270 miliardi, un'inezia. "Di fatto significa non riconoscere il danno biologico", osserva Miedico. Nel '95 l'istituto aveva riconosciuto 140 casi di tumori per cause professionali, l'anno scorso sono stati 399 (l'80% provocati dall'amianto). Un grande passo avanti, secondo il presidente dell'Inail Gianni Billia. Ma le stime, per altro prudenti, accettate dall'Inail, dicono che almeno il 4% dei tumori sono da imputare a cause professionali. Ne consegue che su una popolazione di 7 milioni di lavoratori i tumori professionali attesi in cinque anni dovrebbe essere circa 10 mila, ben più quindi dei 399 riconosciuti in un anno dall'istituto.
Una distanza enorme da cui Medicina democratica fa discendere la proposta di togliere all'Inail per attribuirle ai dipartimenti di prevenzione delle Asl le funzioni di riconoscimento degli infortuni e delle malattie professionali. L'istituto in quanto ente pagatore ha tutto l'interesse a sottostimare i danni. Si comporta, né più né meno, come una compagnia d'assicurazione con gli incidenti stradali.

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