Operai da morire, tutte le cifre e
una proposta
Manuela Cartosio
Alcuni dati dalla relazione di Dario Miedico
al convegno "Operai da morire". Ogni anno nel mondo i morti
sul lavoro sono 350 mila, pari a 55 morti per milione di
abitanti (compresi i neonati e i matusalemme). La quota
italiana della strage che si consuma sull'orbe terracqueo
ammonta a circa 1.300 morti, gli infortuni sono un milione, 40
mila i casi di invalidità permanente. Il costo annuale a
carico della collettività di infortuni e malattie
professionali è di 55 mila miliardi, pari al 3% del pil. Il
piano sanitario nazionale destina sulla carta il 5% alla
prevenzione, ma la percentuale effettiva sul totale della
spesa sanitaria è il 2,5%. Nel '98, gli infortuni che hanno
coinvolto minori di 18 anni sono stati 20 mila, 22 mila quelli
in itinere (nel tragitto casa-lavoro). Solo il 50%
dell'uscite dell'Inail è costituito da indennità e rendite
pagate ai lavoratori (all'inizio del secolo andava ai
lavoratori l'88% delle uscite dell'ente antinfortunistico
d'allora). Il bilancio Inail prevede per quest'anno 14 mila
miliardi di entrate e 15 mila miliardi di uscite (il disavanzo
è causato dal settore agricoltura). L'evasione contributiva
stimata dall'Inail supera i 2 mila miliardi l'anno, l'elusione
è di circa 500 miliardi. Dallo scorso giugno l'Inail riconosce
oltre al danno alla capacità lavorativa generica anche il
danno biologico che attiene al benessere complessivo della
persona. Per questa voce ha però messo in bilancio solo 270
miliardi, un'inezia. "Di fatto significa non riconoscere il
danno biologico", osserva Miedico. Nel '95 l'istituto aveva
riconosciuto 140 casi di tumori per cause professionali,
l'anno scorso sono stati 399 (l'80% provocati dall'amianto).
Un grande passo avanti, secondo il presidente dell'Inail
Gianni Billia. Ma le stime, per altro prudenti, accettate
dall'Inail, dicono che almeno il 4% dei tumori sono da
imputare a cause professionali. Ne consegue che su una
popolazione di 7 milioni di lavoratori i tumori professionali
attesi in cinque anni dovrebbe essere circa 10 mila, ben più
quindi dei 399 riconosciuti in un anno dall'istituto. Una
distanza enorme da cui Medicina democratica fa discendere la
proposta di togliere all'Inail per attribuirle ai dipartimenti
di prevenzione delle Asl le funzioni di riconoscimento degli
infortuni e delle malattie professionali. L'istituto in quanto
ente pagatore ha tutto l'interesse a sottostimare i danni. Si
comporta, né più né meno, come una compagnia d'assicurazione
con gli incidenti stradali.
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