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ROSIGNANO,TOSCANA,FRA RISTRUTTURAZIONE E REGRESSIONE

Intervento della Sezione dì Medicina democratica di Rosignano e della Val di Cecina



In Italia la ristrutturazione aziendale da una parte e la regressione sindacale dall'altra hanno fortemente indebolito e spesso azzerato la capacità dei lavoratori di far valere i loro diritti in fabbrica. Uno dei primi diritti ad essere eroso se non azzerato o quello alla salute e alla sicurezza.
Non fanno eccezione la Toscana od in essa la provincia di Livorno, aree tradizionalmente di sinistra, con un movimento operaio in passato vigile e combattivo: oggi anche qui la situazione è estremamente deteriorata, e i diritti dei lavoratori, primo fra tutti quello alla salute e alla sicurezza sono continuamente attaccati e sviliti.
Nei tre poli industriali di Livorno, Rosignano e Piombino, come nel resto della Toscana, gli infortuni e le malattie professionali sono in aumento, seppur relativo data la diminuzione generale della forza lavoro impiegata. Riguardo gli infortuni e le morti traumatiche, la situazione più critica sembra essere quella delle Acciaierie di Piombino, anche per il largo piratesco ricorso a ditte in appalto improvvisate: l'ultima tragedia è avvenuta poche settimane fa ai danni di un operaio marocchino di 32 anni, caduto da un ponteggio al suo primo giorno di lavoro. Riguardo invece la nocività negli ambienti di lavoro, questa sembra largamente presente in tutti e tré i poli industriati, pur con caratteristiche diverse.
Fra queste tre situazioni industriali (Livorno, Piombino e Rosignano), Medicina democratica è presente fisicamente solo a Rosignano, per il momento, ed all'esterno della fabbrica. Anche a Rosignano infatti la ristrutturazione ha colpito profondamente, espellendo migliaia di lavoratori (dai 3250 nel 1978 agli 800 di oggi), primi fra tutti lavoratori combattivi, oltre a malati ed invalidi. E' cresciuto di converso il numero dei lavoratori in appalto, frammentati in piccole aziende, utilizzati saltuariamente, spesso provenienti da altre realtà industriali, spesso dequalificati, molto mobili, precari e ricattabili, spesso inconsapevoli dei rischi specifici della fabbrica di Rosignano.
Tutto ciò pone evidentemente problemi nuovi, difficoltà di controllo della salute estremamente maggiori, esposizione ai tossici e ad incidenti traumatici ancora maggiori. E mentre, è evidente, occorrerebbe più vigilanza e tutela sindacale per questi lavoratori di "serie B", si verifica l'esatto opposto: questi lavoratori non hanno per lo più nessun legame con il sindacato, mentre il sindacato di fabbrica diventa una sorta di club dei lavoratori fissi, addomesticato ed inerte.
Al di fuori della fabbrica, la ristrutturazione dei servizi di controllo e di tutela (la trasformazione dell'USL in azienda ed il passaggio di alcune funzioni essenziali all'ARPAT) non ha giovato ne ai lavoratori ne al territorio e all'ambiente. Se l'USL è sempre più legata a problemi di bilancio e di contenimento della spesa, con la prevenzione primaria ad essere sacrificata per prima, la stessa strutturazione dell'ARPAT - agenzia a cui si possono affidare ma anche non affidare indagini e fondi - ha fatto scadere di fatto controlli, tutela e credibilità.
In questo quadro, anche le tutele legislative, conquistate con decenni di lotte, dai limiti alle esposizioni professionali ai tossici, agli sversamenti nell'ambiente, vengono di fatto svuotate dalla mancanza di controllo sia istituzionale che sindacale.
Esemplare a questo riguardo è la questione del MERCURIO a Rosignano, sversato a centinaia di tonnellate nell'ambiente in passato, ed in misura minore ancor oggi. Questione rimossa e dimenticata da tutti, riproposta con forza solo da Medicina democratica. Ammesso (e non concesso) che la produzione di cloro sia social mente utile (il 90 % del cloro in generale viene utilizzato per la successiva produzione di PVC, pesticidi, sostanze nocive alla fascia d'ozono), si può produrre cloro anche senza l'utilizzo della vecchia tecnologia al mercurio, cioè con le celle a membrana, già utilizzate in GIAPPONE dopo il disastro di Minamata, tra l'altro molto meno energivore. Nonostante esista un protocollo d'intesa del 1988 fra Ministero dell'ambiente ed Enichem per la dismissione in 5 anni di 6 impianti cloro a mercurio, non solo non si è dato attuazione a tale protocollo, ma si è addirittura rimosso l'obbiettivo, rinviando tutto sine die. Gli unici segnali in senso inverso ci arrivano - cosa estremamente significativa dello scadimento delle politiche industriali/ sindacali/sanitarie/ambientali in Italia - solo dalla COMMISSIONE EUROPEA OSPAR (Commissione di Oslo e Parigi per la protezione dell'ambiente marino del nord-est Atlantico) per la dismissione entro il 2010 degli impianti cloro-soda caustica a mercurio, Ed anche se le indicazioni della Commissione OSPAR non riguardano formalmente l'Italia (la Commissione non è competente per il Mediterraneo), sarà curioso vedere se sindacati, governi e aziende vorranno, nei prossimi 10 anni, confrontare la tutela ambientale e della salute con i paesi del nord Europa o con il nord-Africa e la Turchia , riguardo al mercurio !
Ovviamente da Rosignano - ma lo si dovrebbe fare da tutti i siti chimici ed industriali in generale - si guarda con attenzione e speranza al processo di Portomarghera, innescato e sostenuto da Medicina democratica. Si guarda con attenzione e speranza non solo per quanto potrà incidere sull'arresto delle produzioni cloro/mercurio/CVM/PVC, ma anche sulla possibilità d'innesco di una critica popolare e dei lavoratori sulla chimica di morte. Questa industria chimica, che ha attentato ed attenta alla salute dei lavoratori e delle popolazioni coinvolte, ha tatto fallimento anche sul piano occupazionale e di prospettiva, Occorre cambiarla profondamente ed in fretta.

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