Questo intervento, che emerge dal lavoro
di gruppo fatto con lavoratori e lavoratrici, alcuni dei quali impegnati
nei sindacati di base a difesa dei diritti di salute, vuole soltanto
sollecitare un dibattito, fornendo alcuni dati e spunti di riflessione,
per consentire ai lavoratori di comprendere la necessità di una
attiva partecipazione alla lotta per la promozione della salute e per la
trasformazione positiva della realtà.
Il Centro per la salute "Giulio
Maccacaro" di Castellanza da anni è impegnato, unitamente ai
comitati di base di Milano, Magenta, Gallarate, Legnano, Busto Arsizio e
Varese in un'attività di tipo simil-patronato, a partire dalle
carenze di questi organismi sindacali, con lo scopo di difendere i diritti
dei lavoratori. In questa attività è costretto a scontrarsi
quotidianamente con l'INAIL e con gli uffici legali delle varie
assicurazioni a cui il padronato ricorre per supplire alle carenze
dell'INAIL e per difendersi, anche in tribunale, dagli attacchi che il
nostro gruppo porta a difesa dei lavoratori.
L'attacco alle condizioni di salute dei
lavoratori è diventato particolarmente duro negli ultimi anni in
rapporto alla cosiddetta ripresa economica.
È proprio sul danno alla salute dei
lavoratori che il capitale da sempre gioca per arricchirsi ulteriormente.
È infatti in momenti come questi che il ruolo delle organizzazioni
di difesa dei lavoratori e dello stato dovrebbero manifestarsi, imponendo
interventi per la salute ritenuti impossibili in tempi di crisi.
Invece proprio le stato e le sue leggi si
manifestano per quello che sono, cioè mezzi per privare, ancor più
che in altri periodi, i lavoratori e le classi più povere di un
bene fondamentale, quale quello della salute.
Medicina Democratica Movimento di Lotta
per la Salute dalla sua fondazione, cioè da più di 20 anni,
si batte contro tutto questo per una reale prevenzione e per una radicale
trasformazione della società, non più orientata all'enorme
profitto di pochi, ma alla salute ed al benessere di tutti coloro che
oggi, consapevolmente o no, sono sfruttati ed oppressi nel mondo.
Essere informati diventa quindi necessario
per capire il ruolo che giocano in questa situazione leggi come il decreto
legislativo 626, istituzioni previdenziali come l'INAIL e strutture, nate
50 anni fa per tutelare i lavoratori, come dovrebbero essere i patronati.
Il D.Lgs 626, ad oltre 6 anni dalla sua
entrata in vigore è ampiamente inattuato e comunque non è
in condizioni di trasformare le condizioni di lavoro a vantaggio della
salute perché esclude la partecipazione dei lavoratori e relega le
cosiddette RLS ad un ruolo secondario che, quando va bene, si riduce ad
una semplice verifica, quando non ad una vera e propria complicità
con quanto le direzioni aziendali fanno per tutelarsi da leggi conquistate
negli anni passati dai lavoratori, leggi quasi mai attuate dagli organismi
territoriali preposti ai controlli per l'attuazione di queste leggi.
Il discorso delle RLS non può
essere ridotto a queste poche e pessimistiche affermazioni e mi auguro che
altri, nel corso dei lavori di questo nostro convegno nazionale lo
approfondiscano.
Bisogna che sia chiaro a tutti che il
D.Lgs 626/94 potrebbe consentire qualche spazio di tutela della salute
solo se le RLS:
1. fossero elette direttamente dai
lavoratori e non scelte dai sindacati con i soliti criteri burocratici;
2. fossero adeguatamente motivate e
coinvolte con diritti precisi ed esplicitamente enunciati sui temi della
difesa della salute in fabbrica e fuori;
3. disponessero di adeguata
preparazione (i corsi di formazioni sono superficiali e realizzati
utilizzando tecniche ed insegnanti per lo più asserviti
all'ideologia padronale);
4. avessero un monte ore adeguato da
dedicare ad un'attività così impegnativa;
5. avessero accesso incondizionato ad
ogni documento, progetto, studio dei macchinari, nonché ad ogni
fase del processo produttivo in qualunque momento;
6. avessero potere di intervenire per
la difesa della salute dei lavoratori fino a bloccare un impianto quando
questo si rivelasse pericoloso;
7. rispondessero di persona per danni
causati ad altri lavoratori per loro inadempienze.
Fatta questa breve digressione sul D.Lgs
626/94 e sulle RLS, ritengo che sarebbe utile un convegno nazionale delle
RLS organizzato da Medicina Democratica, convegno che raccolga almeno le
RLS che fanno riferimento ai sindacati di base e che sono molte di più
di quanto si immagini.
Ma torniamo al tema del mio intervento.
L'attacco alla salute dei lavoratori passa
oggi attraverso un perverso meccanismo che ruota in gran parte attorno
alle istituzioni previdenziali, e qui mi riferisco all'INAIL in
particolare ed alla totale inefficienza per burocratizzazione e
congestione fino alla vera e propria corruzione, diretta o indiretta, di
quelli che fino a qualche decina di anni fa erano strumenti dei
lavoratori, i patronati. L'INAIL è diventato un enorme carrozzone
che gestisce un bilancio annuo di quasi 55mila miliardi in appoggio al
padronato, in quanto da una parte, non raccoglie i premi dovuti dai
padroni per i rischi cui espongono i lavoratori, dall'altra, una volta
manifestatisi i danni alla salute dei lavoratori per infortunio o malattia
professionale, fa di tutto per non riconoscere questi danni e di
conseguenza accumula capitali che andrebbero di diritto ai lavoratori
ammalati od infortunati.
Il tutto si traduce in un bilancio
complessivo, stimato dal suo presidente Billia, in oltre 53mila miliardi,
pari al 3% del P.I.L.
Il meccanismo è particolarmente
perverso in quanto l'entità dei premi fatti pagare ai padroni già
di per sé potrebbe costituire la base per far partire la
prevenzione. È evidente infatti che ai padroni converrebbe spendere
per la prevenzione piuttosto che per i premi assicurativi, sia versati
all'INAIL che pagati ad assicurazioni private, per poter monetizzare
quanto i magistrati nelle indagini penali per gli infortuni indicherebbero
in mesi o anni di galera.
La realtà è che i premi sono
quasi sempre irrisori e mai mirati ai rischi reali che i tecnici
dell'INAIL neppure conoscono, accettando per buone le affermazioni delle
aziende.
Ma il peggio avviene allorchè un
lavoratore si infortuna o si ammala.
L'atteggiamento dell'INAIL di fronte
all'infortunio di un lavoratore è, prima di tutto, di ridurne il più
possibile l'entità, sia come entità del danno permanente
(fino ad oggi veniva valutato solo il danno alla capacità
lavorativa generica senza tenere conto assolutamente del danno biologico),
sia come durata del periodo riconosciuto per le cure e per il recupero
della residua capacità lavorativa, per cui i medici dell'INAIL
chiudono al più presto il periodo di assenza per malattia per
infortunio imponendo, di fatto, al lavoratore di passare all'assistenza
della cassa malattia INPS.
Ciò comporta perdita di salario ed
espone il lavoratore al rischio di licenziamento qualora la malattia
superasse il cosiddetto "periodo di comporto". In una situazione
del genere, per il lavoratore, sarebbe necessario disporre di meccanismi
di difesa che un tempo erano costituiti in parte dai patronati; ma ormai è
sufficiente verificare come questi lavorano per scoprire (tranne le ovvie
sporadiche eccezioni) che si tratta di organi burocratici che, più
che tutelare il lavoratore fanno i propri interessi e costituiscono con i
loro avvocati ed i loro medici legali un ricco terreno di coltura per
assicurazioni private e grossi studi legali che, proprio da quelle realtà,
selezionano il proprio personale scegliendo il più determinato e
preparato.
Oggi come oggi i lavoratori hanno
l'assoluta necessità di professionalità a livello legale,
tecnico, medico ecc., che accettino l'unico modo serio di fare scienza,
che è quello individuato con lotte e costruito in anni ed anni di
duro scontro nella battaglia per la salute. Si tratta di utilizzare tutti
gli spazi conquistati negli anni passati, disponendo di tecnici che
abbiano fatto una reale scelta di classe e che non utilizzino il movimento
di lotta per la salute per vendersi al sistema o ai padroni soltanto ad un
prezzo più alto.
Anche qui il compito di Medicina
Democratica Movimento di Lotta per la salute può essere importante
non solo per un supporto tecnico assolutamente indispensabile, ma anche
per costruire un movimento permanente di riflessione e di direzione
politica e di metodo, oggi più che mai indispensabile.
In conclusione si ritiene che questi tre
momenti della battaglia per la salute in fabbrica, il D.Lgs626/94 e le
relative RLS, l'INAIL, il patronato debbano costituire uno specifico
intervento per il loro superamento.
Da anni si dice di usare l'art.9 dello
statuto dei lavoratori, ma nella realtà poi non se ne è
fatto nulla, intanto i padroni imperversano ed i lavoratori pagano con la
loro vita e la loro salute. L'INAIL deve essere superato, già è
stato presentato al parlamento un disegno di legge da Rifondazione
Comunista, ma è chiaro che questo non può bastare. Bisogna
utilizzare tutti gli spazi possibili per informare sull'inefficienza di
questo ente e sulla assoluta necessità per i lavoratori che le
competenze di questo ente passino alle ASL, anche per consentire un minimo
di controllo operaio diretto su un fenomeno tragico come quello degli
infortuni e delle malattie professionali.
Da ultimo dobbiamo essere promotori di
iniziative di tutela anche giuridica della salute dei lavoratori,
costituendo organismi che superino i patronati e garantiscano il reale
diritto alla salute anche in una società come questa. Le
metodologie già acquisite, sommate alla "fantasia creativa"
dei lavoratori ed alla professionalità ed incorruttibilità
dei tecnici saranno garanzia di successo.
Ricordando una famosa frase di G.
Maccacaro "i lavoratori e le lavoratrici, tutelando la salute della
propria classe, liberano dalla malattia e promuovo il benessere di tutte
le altre classi".
Da ultimo, ma non per importanza, una
riflessione sull'uso dei cancerogeni nell'industria e sul mancato
riconoscimento della stragrande maggioranza dei tumori dei lavoratori come
causati dall'esposizione a queste sostanze.
Oggi come oggi, infatti, è il
lavoratore a dover dimostrare "senza ombra di dubbio" che il
tumore che l'ha colpito è stato provocato dai cancerogeni cui è
stato professionalmente esposto. Contro le sue argomentazioni i consulenti
dell'INAIL hanno quasi sempre gioco facile, perché la "scienza"
è finalizzata a negare questo rapporto causale nonostante
epidemiologi, oncologi e medici del lavoro seri e competenti abbiano da
tempo cercato di far capire che un cancerogeno presente in un ciclo
produttivo non ha solo "un organo bersaglio", ma solo degli
organi "più frequentemente" colpiti. La cosa è
ancora più evidente quando nel ciclo produttivo esistono altre
sostanze tossiche, magari anche cancerogene che agiscono per effetto
sinergico (cioè di potenziamento reciproco) e non solo sommatorio.
Per superare una situazione del genere, da
sempre ad ulteriore danno dei lavoratori già gravemente colpiti, è
indispensabile che venga riconosciuto anche legislativamente che ogni
genere di tumore comparso in lavoratori esposti a cancerogeni presenti nel
ciclo produttivo deve essere sempre attribuito ai cancerogeni stessi.
Dovrà casomai essere l'INAIL a
dimostrare che quel tumore, per le sue date caratteristiche, è
stato provocato da altro. Una legge del genere, oltre al resto,
favorirebbe in modo assolutamente significativo l'eliminazione dei
cancerogeni dai cicli produttivi e quindi sarebbe alla base di una reale
ed efficace prevenzione.
DATI
INTERNAZIONALI
Secondo l'Organizzazione
Internazionale del Lavoro ogni anno nel mondo avvengono 350.000 infortuni
mortali con una mortalità di 55 morti per milione di abitanti.
· In Germania nel 1993 questi
erano 34
· In Spagna nel 1998 questi
erano 26.4
· In Italia nel 1998 questi
erano 24.7 (pari a 100 morti)
· In Francia nel 1998 questi
erano 13
· In Gran Bretagna nel 1998
questi erano 4 (pari a 230 morti)
DATI
NAZIONALI
Nel 1999 in Italia gli infortuni
dell'industria e dei servizi sono stati
· 872.000
· con 1.200 lavoratori morti
· 300.000 invalidi
Il costo economico degli infortuni
è valutato intorno a 55.000 miliardi, pari al 3% del P.I.L.
Il settore artigiano ha avuto
140.000 infortuni I minori di 17 anni infortunati sono stati 20.000
Gli apprendisti 27.000 con 537
inabilità permanenti
Gli infortuni in itinere sono
stati nel 1999 22.000
In Italia il lavoro autonomo
occupa il 28% di tutti gli occupati contro il 15% in Europa
Il lavoro nero riguarda il 15-25%
del P.I.L. in Italia contro il 7-16% del P.I.L. in Europa
Sempre in Italia il lavoro nero
occupa da 3.5 a 5 milioni di lavoratori
L'INTERVENTO
DELL'INAIL
Per le spese connesse al danno
biologico l'INAIL prevede 270 miliardi di spesa in più.
È inoltre previsto
l'ampliamento della platea assicurativa a lavoratori parasubordinati,
sportivi professionisti, dirigenti.
Non sono previsti oneri ma solo un
maggior gettito contributivo di 130 miliardi.
Le previsioni indicano un aumento
delle riserve tecniche di 6.500 miliardi con una redditività di
solo il 2.5%, un incremento del patrimonio immobiliare del valore di 8.100
miliardi, una dismissione per il 2000 di 1.635 miliardi.
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