PER UNA REALE PREVENZIONE, INFORMAZIONE E PARTECIPAZIONE CONTRO IL D.Lgs 626 e L'INAIL PER LA TRASFORMAZIONE DEI PATRONATI IN STRUMENTI CHE SERVANO AI LAVORATORI

di Dario Miedico


Questo intervento, che emerge dal lavoro di gruppo fatto con lavoratori e lavoratrici, alcuni dei quali impegnati nei sindacati di base a difesa dei diritti di salute, vuole soltanto sollecitare un dibattito, fornendo alcuni dati e spunti di riflessione, per consentire ai lavoratori di comprendere la necessità di una attiva partecipazione alla lotta per la promozione della salute e per la trasformazione positiva della realtà.

Il Centro per la salute "Giulio Maccacaro" di Castellanza da anni è impegnato, unitamente ai comitati di base di Milano, Magenta, Gallarate, Legnano, Busto Arsizio e Varese in un'attività di tipo simil-patronato, a partire dalle carenze di questi organismi sindacali, con lo scopo di difendere i diritti dei lavoratori. In questa attività è costretto a scontrarsi quotidianamente con l'INAIL e con gli uffici legali delle varie assicurazioni a cui il padronato ricorre per supplire alle carenze dell'INAIL e per difendersi, anche in tribunale, dagli attacchi che il nostro gruppo porta a difesa dei lavoratori.

L'attacco alle condizioni di salute dei lavoratori è diventato particolarmente duro negli ultimi anni in rapporto alla cosiddetta ripresa economica.

È proprio sul danno alla salute dei lavoratori che il capitale da sempre gioca per arricchirsi ulteriormente. È infatti in momenti come questi che il ruolo delle organizzazioni di difesa dei lavoratori e dello stato dovrebbero manifestarsi, imponendo interventi per la salute ritenuti impossibili in tempi di crisi.

Invece proprio le stato e le sue leggi si manifestano per quello che sono, cioè mezzi per privare, ancor più che in altri periodi, i lavoratori e le classi più povere di un bene fondamentale, quale quello della salute.

Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute dalla sua fondazione, cioè da più di 20 anni, si batte contro tutto questo per una reale prevenzione e per una radicale trasformazione della società, non più orientata all'enorme profitto di pochi, ma alla salute ed al benessere di tutti coloro che oggi, consapevolmente o no, sono sfruttati ed oppressi nel mondo.

Essere informati diventa quindi necessario per capire il ruolo che giocano in questa situazione leggi come il decreto legislativo 626, istituzioni previdenziali come l'INAIL e strutture, nate 50 anni fa per tutelare i lavoratori, come dovrebbero essere i patronati.

Il D.Lgs 626, ad oltre 6 anni dalla sua entrata in vigore è ampiamente inattuato e comunque non è in condizioni di trasformare le condizioni di lavoro a vantaggio della salute perché esclude la partecipazione dei lavoratori e relega le cosiddette RLS ad un ruolo secondario che, quando va bene, si riduce ad una semplice verifica, quando non ad una vera e propria complicità con quanto le direzioni aziendali fanno per tutelarsi da leggi conquistate negli anni passati dai lavoratori, leggi quasi mai attuate dagli organismi territoriali preposti ai controlli per l'attuazione di queste leggi.

Il discorso delle RLS non può essere ridotto a queste poche e pessimistiche affermazioni e mi auguro che altri, nel corso dei lavori di questo nostro convegno nazionale lo approfondiscano.

Bisogna che sia chiaro a tutti che il D.Lgs 626/94 potrebbe consentire qualche spazio di tutela della salute solo se le RLS:

1. fossero elette direttamente dai lavoratori e non scelte dai sindacati con i soliti criteri burocratici;

2. fossero adeguatamente motivate e coinvolte con diritti precisi ed esplicitamente enunciati sui temi della difesa della salute in fabbrica e fuori;

3. disponessero di adeguata preparazione (i corsi di formazioni sono superficiali e realizzati utilizzando tecniche ed insegnanti per lo più asserviti all'ideologia padronale);

4. avessero un monte ore adeguato da dedicare ad un'attività così impegnativa;

5. avessero accesso incondizionato ad ogni documento, progetto, studio dei macchinari, nonché ad ogni fase del processo produttivo in qualunque momento;

6. avessero potere di intervenire per la difesa della salute dei lavoratori fino a bloccare un impianto quando questo si rivelasse pericoloso;

7. rispondessero di persona per danni causati ad altri lavoratori per loro inadempienze.

Fatta questa breve digressione sul D.Lgs 626/94 e sulle RLS, ritengo che sarebbe utile un convegno nazionale delle RLS organizzato da Medicina Democratica, convegno che raccolga almeno le RLS che fanno riferimento ai sindacati di base e che sono molte di più di quanto si immagini.

Ma torniamo al tema del mio intervento.

L'attacco alla salute dei lavoratori passa oggi attraverso un perverso meccanismo che ruota in gran parte attorno alle istituzioni previdenziali, e qui mi riferisco all'INAIL in particolare ed alla totale inefficienza per burocratizzazione e congestione fino alla vera e propria corruzione, diretta o indiretta, di quelli che fino a qualche decina di anni fa erano strumenti dei lavoratori, i patronati. L'INAIL è diventato un enorme carrozzone che gestisce un bilancio annuo di quasi 55mila miliardi in appoggio al padronato, in quanto da una parte, non raccoglie i premi dovuti dai padroni per i rischi cui espongono i lavoratori, dall'altra, una volta manifestatisi i danni alla salute dei lavoratori per infortunio o malattia professionale, fa di tutto per non riconoscere questi danni e di conseguenza accumula capitali che andrebbero di diritto ai lavoratori ammalati od infortunati.

Il tutto si traduce in un bilancio complessivo, stimato dal suo presidente Billia, in oltre 53mila miliardi, pari al 3% del P.I.L.

Il meccanismo è particolarmente perverso in quanto l'entità dei premi fatti pagare ai padroni già di per sé potrebbe costituire la base per far partire la prevenzione. È evidente infatti che ai padroni converrebbe spendere per la prevenzione piuttosto che per i premi assicurativi, sia versati all'INAIL che pagati ad assicurazioni private, per poter monetizzare quanto i magistrati nelle indagini penali per gli infortuni indicherebbero in mesi o anni di galera.

La realtà è che i premi sono quasi sempre irrisori e mai mirati ai rischi reali che i tecnici dell'INAIL neppure conoscono, accettando per buone le affermazioni delle aziende.

Ma il peggio avviene allorchè un lavoratore si infortuna o si ammala.

L'atteggiamento dell'INAIL di fronte all'infortunio di un lavoratore è, prima di tutto, di ridurne il più possibile l'entità, sia come entità del danno permanente (fino ad oggi veniva valutato solo il danno alla capacità lavorativa generica senza tenere conto assolutamente del danno biologico), sia come durata del periodo riconosciuto per le cure e per il recupero della residua capacità lavorativa, per cui i medici dell'INAIL chiudono al più presto il periodo di assenza per malattia per infortunio imponendo, di fatto, al lavoratore di passare all'assistenza della cassa malattia INPS.

Ciò comporta perdita di salario ed espone il lavoratore al rischio di licenziamento qualora la malattia superasse il cosiddetto "periodo di comporto". In una situazione del genere, per il lavoratore, sarebbe necessario disporre di meccanismi di difesa che un tempo erano costituiti in parte dai patronati; ma ormai è sufficiente verificare come questi lavorano per scoprire (tranne le ovvie sporadiche eccezioni) che si tratta di organi burocratici che, più che tutelare il lavoratore fanno i propri interessi e costituiscono con i loro avvocati ed i loro medici legali un ricco terreno di coltura per assicurazioni private e grossi studi legali che, proprio da quelle realtà, selezionano il proprio personale scegliendo il più determinato e preparato.

Oggi come oggi i lavoratori hanno l'assoluta necessità di professionalità a livello legale, tecnico, medico ecc., che accettino l'unico modo serio di fare scienza, che è quello individuato con lotte e costruito in anni ed anni di duro scontro nella battaglia per la salute. Si tratta di utilizzare tutti gli spazi conquistati negli anni passati, disponendo di tecnici che abbiano fatto una reale scelta di classe e che non utilizzino il movimento di lotta per la salute per vendersi al sistema o ai padroni soltanto ad un prezzo più alto.

Anche qui il compito di Medicina Democratica Movimento di Lotta per la salute può essere importante non solo per un supporto tecnico assolutamente indispensabile, ma anche per costruire un movimento permanente di riflessione e di direzione politica e di metodo, oggi più che mai indispensabile.

In conclusione si ritiene che questi tre momenti della battaglia per la salute in fabbrica, il D.Lgs626/94 e le relative RLS, l'INAIL, il patronato debbano costituire uno specifico intervento per il loro superamento.

Da anni si dice di usare l'art.9 dello statuto dei lavoratori, ma nella realtà poi non se ne è fatto nulla, intanto i padroni imperversano ed i lavoratori pagano con la loro vita e la loro salute. L'INAIL deve essere superato, già è stato presentato al parlamento un disegno di legge da Rifondazione Comunista, ma è chiaro che questo non può bastare. Bisogna utilizzare tutti gli spazi possibili per informare sull'inefficienza di questo ente e sulla assoluta necessità per i lavoratori che le competenze di questo ente passino alle ASL, anche per consentire un minimo di controllo operaio diretto su un fenomeno tragico come quello degli infortuni e delle malattie professionali.

Da ultimo dobbiamo essere promotori di iniziative di tutela anche giuridica della salute dei lavoratori, costituendo organismi che superino i patronati e garantiscano il reale diritto alla salute anche in una società come questa. Le metodologie già acquisite, sommate alla "fantasia creativa" dei lavoratori ed alla professionalità ed incorruttibilità dei tecnici saranno garanzia di successo.

Ricordando una famosa frase di G. Maccacaro "i lavoratori e le lavoratrici, tutelando la salute della propria classe, liberano dalla malattia e promuovo il benessere di tutte le altre classi".

Da ultimo, ma non per importanza, una riflessione sull'uso dei cancerogeni nell'industria e sul mancato riconoscimento della stragrande maggioranza dei tumori dei lavoratori come causati dall'esposizione a queste sostanze.

Oggi come oggi, infatti, è il lavoratore a dover dimostrare "senza ombra di dubbio" che il tumore che l'ha colpito è stato provocato dai cancerogeni cui è stato professionalmente esposto. Contro le sue argomentazioni i consulenti dell'INAIL hanno quasi sempre gioco facile, perché la "scienza" è finalizzata a negare questo rapporto causale nonostante epidemiologi, oncologi e medici del lavoro seri e competenti abbiano da tempo cercato di far capire che un cancerogeno presente in un ciclo produttivo non ha solo "un organo bersaglio", ma solo degli organi "più frequentemente" colpiti. La cosa è ancora più evidente quando nel ciclo produttivo esistono altre sostanze tossiche, magari anche cancerogene che agiscono per effetto sinergico (cioè di potenziamento reciproco) e non solo sommatorio.

Per superare una situazione del genere, da sempre ad ulteriore danno dei lavoratori già gravemente colpiti, è indispensabile che venga riconosciuto anche legislativamente che ogni genere di tumore comparso in lavoratori esposti a cancerogeni presenti nel ciclo produttivo deve essere sempre attribuito ai cancerogeni stessi.

Dovrà casomai essere l'INAIL a dimostrare che quel tumore, per le sue date caratteristiche, è stato provocato da altro. Una legge del genere, oltre al resto, favorirebbe in modo assolutamente significativo l'eliminazione dei cancerogeni dai cicli produttivi e quindi sarebbe alla base di una reale ed efficace prevenzione.

DATI INTERNAZIONALI

Secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro ogni anno nel mondo avvengono 350.000 infortuni mortali con una mortalità di 55 morti per milione di abitanti.

· In Germania nel 1993 questi erano 34

· In Spagna nel 1998 questi erano 26.4

· In Italia nel 1998 questi erano 24.7 (pari a 100 morti)

· In Francia nel 1998 questi erano 13

· In Gran Bretagna nel 1998 questi erano 4 (pari a 230 morti)

DATI NAZIONALI

Nel 1999 in Italia gli infortuni dell'industria e dei servizi sono stati

· 872.000

· con 1.200 lavoratori morti

· 300.000 invalidi

Il costo economico degli infortuni è valutato intorno a 55.000 miliardi, pari al 3% del P.I.L.

Il settore artigiano ha avuto 140.000 infortuni I minori di 17 anni infortunati sono stati 20.000

Gli apprendisti 27.000 con 537 inabilità permanenti

Gli infortuni in itinere sono stati nel 1999 22.000

In Italia il lavoro autonomo occupa il 28% di tutti gli occupati contro il 15% in Europa

Il lavoro nero riguarda il 15-25% del P.I.L. in Italia contro il 7-16% del P.I.L. in Europa

Sempre in Italia il lavoro nero occupa da 3.5 a 5 milioni di lavoratori

L'INTERVENTO DELL'INAIL

Per le spese connesse al danno biologico l'INAIL prevede 270 miliardi di spesa in più.

È inoltre previsto l'ampliamento della platea assicurativa a lavoratori parasubordinati, sportivi professionisti, dirigenti.

Non sono previsti oneri ma solo un maggior gettito contributivo di 130 miliardi.

Le previsioni indicano un aumento delle riserve tecniche di 6.500 miliardi con una redditività di solo il 2.5%, un incremento del patrimonio immobiliare del valore di 8.100 miliardi, una dismissione per il 2000 di 1.635 miliardi.

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