Titolo:

Bobbio Romanica


Autore:

Roberto Grandini

Anno di esecuzione:

1997

Misure in centimetri:

300x240

Valutazione:

Lire 60.000.000


Alcune fasi del montaggio dell'opera
Il Romanico Contemporaneo

Il tema del grande pannello "BOBBIO ROMANICA" (un polittico di 16 lastre per complessivi metri 2,40 x 3,00 al quale lo scultore Roberto grandini di Bologna lavora per tutto il 1997, gli viene suggerito da Luca Giordani titolare con la moglie Chiara Vescovini dell'associazione Studio GioVe, un'organizzazione privata che si occupa di rivelare e preservare le opere d'arte medievali, soprattutto i grandi mosaici romanici.
Dunque Giordani presenta e illustra il mosaico allo scultore Grandini e insieme decidono di farlo uscire dall'ombra buia del suo interrato, di metterlo in posizione verticale, di farlo lievitare in un'opera scultorea che, lasciando libero l'artista di seguire i modi espressivi della sua arte, ne ripeta l'azione teatrale, le presenze e le simbologie.
Grandini è un medium. E' un "magister in arte peritus" come lo è stato quel Robertus medievale che portava il suo nome.
E' un medium, diciamo, nel senso che il mondo romanico, le sue forme, i suoi significati, il pensiero agostiniano che gli sta sotteso, il modo di plasmare il racconto col tratto rude e compendiario dell'immediatezza, ebbene tutto questo ed altro ancora lo scultore lo vive e lo agita come se in lui fosse presente e attivo l'artista medievale.
Vedere per credere, e per stupire.
Grandini non copia, crea, e a monte stanno le sue convinzioni semplici e forti.
Il grande palinsesto si compone di 16 tavole modellate in bianca terra calcarea e ognuna di queste potrebbe presentarsi, singolarmente, col fotogramma del suo racconto biblico o dei suoi personaggi simbolici.
Ci sono i Maccabei, i Mostri, Giona, Sansone, I mesi e Le costellazioni.
C'è un mondo completo e vivacissimo, quasi un'enciclopedia medievale che l'avvicina al grande tappeto di Gerona. E anche qui, come in ogni opera genuinamente romanica, nella quale la rinascita del cànone classico si limita alla sola manifestazione della perfezione spirituale espressa nella suprema imperturbabilità degli attori, questi uccidono, muoiono, si sbranano, gioiscono e piangono, inseguono e fuggono, tutti insieme serenamente bloccati nel culmine della loro azione.
Ebbene in questo modo di essere così centratamente medievale, Grandini fùlmina i suoi attori che sono del tutto e sempre romanici, senza un errore, un'incertezza, una sbavatura.
Anche questo "BOBBIO ROMANICA" è un'opera da guardare con attenzione prima ancora di scoprirvi la buona lezione morale, quella stessa che suggerisce il grande mosaico orizzontale, prigioniero sotto il pavimento basilicale nel suo speco basso, male illuminato, protetto e vietato da una cancellata chiusa a chiave. Si direbbe che il Grandini abbia modellato il suo magistrale palinsesto collocando mentalmente nell'abside della chiesa monasteriale, vale a dire sulla verticale del sotterraneo mosaico al quale si ispira.
Ma c'è anche una seconda collocazione alla quale deve avere pensato. C'è infatti a due passi dalla chiesa, quasi tangente, il Museo Medievale, che pare piccolo come uno scrigno e viceversa è grande e grandissimo per quello che contiene, andando i suoi pezzi dalle lastre di commessa longobarda fino ai pezzi ormai compresi nel perimetro rinascimentale.
Ora noi sappiamo che Bobbio medievale è fatto di un ponte, di un fianco della chiesa di Colombano, di un fonte longobardo e di due squisite lastre incise, di un campanile straordinario che sfugge all'attenzione perché dritto e isolato come un pennone e oggi, si sa, la gente è obbligata a guardarsi intorno, raso terra.
C'è infine la gemma nascosta, il mosaico del 1140, così come è stato datato dal Giordani, che non si vede o si vede a rovescio dalla cancellata con una visuale troppo angolata per capirci e gustare qualcosa. Forse lo scultore ha pensato di trasportarlo, questo mosaico, reinventandolo da par suo, ma non tanto da impedire di collegarlo immediatamente al suo riferimento romanico.
E perciò il piccolo scrigno museale potrebbe completarsi con quest'opera che è infine la prova palpabile che il solito ideale dei due secoli dopo il Mille, la purezza delle sue convinzioni, soprattutto la sua forza paziente, tutto questo e tant'altro ancora, non si è fermato sulla soglia del gotico, licenziato come un fratello rustico e un po' semplice.
Il fiore romanico è proseguito ben oltre rigermogliando di tanto in tanto in tempi quasi agli antipodi. Allora forse è qui, nel piccolo museo medievale, che la grande lastra del Grandini è destinata a posarsi.

 

Bologna, settembre 1997

g.v.