IL RISCHIO IN AMBIENTE DI LAVORO

 

Nell’ambiente di lavoro si definisce rischio la probabilità che si verifichi un evento dannoso; con il termine fattore di rischio si individua la causa che può determinare un simile evento.

Il rischio può essere classificato come segue:

rischio convenzionale o generico:

rischio specifico;

grande rischio.

Il rischio convenzionale è connaturato allo svolgimento a qualunque attività umana ed allo svolgimento di qualsiasi mansione; in pratica, è identico a quello presente anche nella popolazione generale, in ambiente extra-professionale.

Il rischio specifico è proprio della mansione svolta dal lavoratore; per esempio un addetto "martellista", cioè un operaio che usa il martello pneumatico, sarà esposto ai fattori di rischio: vibrazioni e rumore. Questi due primi fattori di rischio (convenzionale e specifico) sono generalmente confinati all’interno della fabbrica o del posto di lavoro.

Il grande rischio, invece, è connaturato a specifici cicli produttivi e coinvolge, oltre ai lavoratori addetti, anche l’ambiente circostante (ricordo ad esempio i grandi eventi di Seveso e Manfredonia). In genere esso dipende da circostanze impreviste ed entro certi limiti imprevedibili.

 

 

 

 

 

LA PREVENZIONE PRIMARIA

Concetti generali

Per prevenzione primaria si intende la eliminazione o la riduzione di noti "fattori di rischio", intendendo per rischio la probabilità che si verifichi un evento dannoso (infortunio o peggioramento dello stato di salute) che coinvolga uno o più lavoratori o la collettività.

La prevenzione primaria consta di due momenti fondamentali: individuazione della causa e sua eliminazione, oppure ove ciò non sia possibile, attenuazione dei possibili effetti. E’ a tutti noto l’aforisma: "conoscere per prevenire"; infatti è impossibile effettuare qualunque tipo di prevenzione se non si individuano i fattori di rischio.

Genericamente, tutti i fattori di rischio per l’uomo possono essere classificati in quattro gruppi principali:

1. Fattori legati all’alimentazione;

2. Abitudini voluttuarie (consumo di alcol, caffè, tabacco, droghe, etc.);

3. Fattori legati all’ambiente di vita e di lavoro (inquinamento dell’aria, delle acque, del suolo, degli alimenti, etc.);

4. Fattori individuali (età, sesso, familiarità,etc.).

Nei luoghi di lavoro la prevenzione primaria consiste in quell’insieme di attività volte a ridurre o ad eliminare i danni alla salute nei lavoratori. E’ questo l’unico tipo di prevenzione a cui deve mirare la medicina del lavoro; l’attuazione di una prevenzione "secondaria" o addirittura "terziaria" al giorno d’oggi non rappresenta altro che un fallimento dei obiettivi della nostra specialità. L’attività principale del medico del lavoro consiste nell’individuare e quantizzare i fattori di rischio cui i lavoratori di un determinato ciclo produttivo sono esposti. Inoltre il medico del lavoro collabora a eventuali interventi di realizzazione di misure per la eliminazione degli stessi fattori o, se questo non è possibile, per la riduzione degli effetti dannosi per la salute dei lavoratori.

La classificazione dei fattori di rischio degli ambienti di lavoro ha subito, nel tempo, numerose revisioni e rimaneggiamenti. Una classificazione schematica, assai utile ai fini didattici, è la cosiddetta Classificazione sindacale, riassunta nello schema seguente:

 

1) Fattori del I gruppo (fattori di rischio di tipo fisico): rumore, vibrazioni, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, illuminazione, pressione barometrica etc. Tali fattori che sono comuni agli ambienti di vita extraprofessionale, differiscono solo per la loro abnorme quantità negli ambienti di lavoro.

 

2) Fattori del II gruppo ( fattori di rischio di tipo chimico e biologico):

a) Fattori di rischio di tipo chimico, a loro volta suddivisi :

secondo lo stato fisico: (solidi, liquidi e gassosi, polveri, fumi, nebbie, gas e vapori:

secondo l’origine: naturali e sintetici;

secondo la composizione chimica: sostanze organiche ed inorganiche, successivi gruppi e sottogruppi ;

secondo il loro effetto sull’organismo: irritanti, allergizzanti, tossici, fibrogeni, cancerogeni, mutageni, teratogeni ;

b) Fattori di rischio di natura biologica: virus, batteri, protozoi, parassiti.

I fattori di rischio del II gruppo non sono in genere presenti negli ambienti di vita, ma caratteristici degli ambienti di lavoro.

 

 

 

 

3) Fattori di rischio del III gruppo (fattori legati alla fatica fisica):

Fatica dinamica: spostamento manuale di carichi, movimenti anomali);

Fatica statica: posture incongrue obbligate;

 

4) Fattori di rischio del IV gruppo (fattori legati all’organizzazione del lavoro):

carichi di lavoro, responsabilità ;

stress psichico e fisico;

adattamento.

 

Si è già sottolineato come l’opera preventiva inizi con la puntuale ricognizione dei fattori di rischio associati a una specifica mansione o comuni a un insieme di lavoratori che operano in un comune ambiente. Per Gruppo omogeneo s’intende appunto quel gruppo costituito da lavoratori che, pur svolgendo mansioni diverse, sono soggetti agli stessi fattori di rischio (ad esempio saldatori e meccanici che lavorano nella stessa officina sono sottoposti al fattore di rischio rumore a prescindere dalla mansione di saldatore o di meccanico.

La quantificazione dei fattori di rischio implica la conoscenza delle modalità di esposizione, quindi del ciclo lavorativo e dell’organizzazione del lavoro, del numero di esposti e dei tempi di esposizione.