Finalità

 

Nonostante nell’ultimo cinquantennio siano stati prodotti numerosi trattati, destinati alla salvaguardia dei beni culturali mobili ed immobili sovranazionali, la protezione consapevole del patrimonio culturale e paesaggistico mondiale stenta ad affermarsi in maniera univoca ed inequivocabile dal momento che le comunità politica e scientifica internazionali tendono a sviluppare prevalentemente quelle attività orientate a preservare la memoria storica di singole regioni o di limitate categorie di "oggetti d’arte", tralasciando importanti classi di beni culturali –ad esempio gli epigrafici, i librari o i demoetnoantropologici- e trascurando la salvaguardia delle eredità storico-artistiche di tante nazioni, soprattutto dell’Africa e dell’Asia, devastate da calamità, da conflitti armati e/o da crisi politico-economiche.

La scomparsa e la distruzione deliberata di intere raccolte archeologiche, artistiche o librarie, quali le collezioni archeologiche del Kosovo e della Nigeria, o di monumenti unici ed inestimabili, quali la Biblioteca di Sarajevo, il Ponte di Mostar, i Buddha di Bamiyan, hanno evidenziato come sia doveroso da parte di tutti prodigarsi affinché il patrimonio culturale di qualsiasi popolo, soprattutto di quelli economicamente più deboli, venga accuratamente censito e valorizzato - in modo da tutelarlo adeguatamente, da promuovere circuiti turistici e da trasformarlo in un polo attivo di animazione e di turismo.

Indubbiamente, tali compiti possono essere portati a termine solo se si tengono presenti le circostanze che hanno contraddistinto la storia e la cultura di tali nazioni ed i problemi e le prospettive attuali.

La dissoluzione della memoria storica internazionale viene anche favorita dalle attività della criminalità organizzata, sempre più radicata nel settore dei traffici d'arte, dalle molteplici lacune legislative, dalla scarsa attenzione dei media e dalla penuria di studi sistematici e multidisciplinari nel campo della difesa del patrimonio culturale.

Contribuire a colmare alcuni di questi vuoti e offrire occasioni di riflessione e di studio, attraverso un approccio interdisciplinare per individuare gli strumenti ed i metodi più idonei per la tutela dei beni culturali, è il fine della collana "Mediterraneum. Tutela e valorizzazione dei beni culturali ed ambientali".

L’accresciuta sensibilità ed il sempre maggiore interesse nei confronti di tale argomento da parte di lettori non specialisti, cui non corrisponde un’adeguata e seria divulgazione scientifica, pone fra gli obiettivi non complementari di tale raccolta monografica quello di essere resa fruibile ad un pubblico ben più vasto, rispetto alla limitata cerchia degli addetti ai lavori, al fine di dare una più ampia eco alle denunce di eventuali omissioni o soprusi ai danni del patrimonio culturale ed ambientale nazionale ed internazionale.

Inaugura questa serie di studi un saggio sulla salvaguardia dei beni culturali dell’Italia, una nazione che si è a lungo dimostrata all’avanguardia rispetto al resto del mondo grazie ad una legge completa e precisa, risalente addirittura al 1939, ed alla creazione del primo Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali, ma che non è ancora riuscita a determinare una via efficace per preservare e valorizzare quello che universalmente è riconosciuto come il patrimonio più ricco e vario del mondo.

Fabio Maniscalco