BUSINESS di
FARMACI e VACCINI |
II profitti delle industrie
farmaceutiche sono da capogiro, esempio: la Gsk (Glaxo Smith Kline) ha
chiuso il 2000 con 11.400 miliardi di utili.
Le spese per la ricerca scientifica, in media non superano il 20% dei
bilanci aziendali. Ma in compenso ben oltre il 30% del bilancio delle
aziende farmaceutiche è utilizzato per “promuovere” i farmaci, presso
i medici, laboratori, ecc.
La rivista
“Nature” denuncia: esperti al soldo delle ditte farmaceutiche - 04.10.2001
Pieroni:
Vergognosa pressione da Federfarma - 05.03.2001 Vaccini MMR: Non
c'è trasparenza - 02.03.2001 Farmaci - Il
Business delle Sperimentazioni incontrollate - 24.01.2001 Doctor and Drug Industry Relationships Questioned - 03.11.2000 Prescrizioni
"corrotte" medici sospesi - 03.07.2000 U.S. Senate Hearings. Vaccines - conflict of interest - 15.06.2000 Vaccini che
valgono oro - 10.05.2000 I pediatri
italiani frequentano meno i congressi se le ditte farmaceutiche non pagano
più gli accompagnatori \accompagnatrici - 07.02.2000 British Medical
Journal : Riviste mediche
accusate di essere "riconoscenti" verso le ditte farmaceutiche - 19.11.1999 DC chiede
moratoria per vaccino epatite B - 02.09.1999 Quanto sono pagati
i medici australiani per vaccinare i bambini ?
- 28.06.1999 Tutta la politica
vaccinale americana è decisa in base a "legami incestuosi" con le
ditte produttrici di vaccini - 28.06.1999 ll CDC di Atlanta è finanziato dalle ditte che fanno i
vaccini !!! - 27.04.1999 The results of medical studies are likely to be tainted or flawed if they are funded by industry and researchers have a conflict of interest - 19.10.1998 La Merck & Co
ricava 900 milioni di dollari (circa 1620 miliardi, ndr) ogni anno dalla
vendita dei vaccini.. afferma Tom Bethell, in
“Shots in the Dark”, The American Spectator-
May 1999 SmithKline Beecham produce l'Engerix
B, vaccino per l’EpatiteB; molto attiva nel campo dei
vaccini, ha pagato 600 milioni di lire al poco On. De Lorenzo per far varare l’obbligo della
vaccinazione per l’epatiteB (1991) Ma il vero
problema non e’ solo l’utile derivante dalla vendita dei vaccini ai vari
stati, ma dal denaro ricavato dalla vendita di farmaci e servizi per le
malattie indotte dai vaccini ! Quello e’ il
VERO BUSINESS !
Il BUSINESS dei FARMACI Tutte le case farmaceutiche sono diventate dei colossi economici mondiali, che fanno affari nei settori più diversi, dalla chimica alla nutrizione, dai prodotti di bellezza ai prodotti per l'agricoltura e dettano legge ai governi nazionali…..inquinando il Pianeta ! Le
industrie farmaceutiche si combattono in tribunale su brevetti, licenze,
fette di mercato, e sembrano avere un solo obbiettivo: realizzare profitti
finanziari astronomici. Non a caso, un quotidiano svizzero titola, a proposito del “mercato” della sclerosi a placche, “che vale da 1 a 4 miliardi di dollari (1)”. (Per ogni malattia esistente si è formulata una statistica sul reddito finanziario annuale che esso può produrre. Queste statistiche sono in mano alle imprese multinazionali dei farmaci e vaccini - NdR) Per
mantenersi sul mercato mondiale, i laboratori DEVONO ogni anno lanciare
simultaneamente negli Stati uniti, in Europa e in Giappone due o tre
molecole in grado di incassare dalle vendite oltre un miliardo di dollari
(2). La
ricerca del profitto e della competitività necessari per offrire agli
azionisti tassi di rendimento del 20-30%, se non addirittura del 40%
favorisce pratiche non proprio legali: intesa sui prezzi, formazione di
cartelli e sperimentazioni rischiose nel terzo mondo o su popolazioni
emarginate e precarie - tossicomani, rifugiati etc. (3). Alla
fine di ottobre del 1999, il presidente Clinton in persona ha accusato
i gruppi farmaceutici di gonfiare artificialmente, negli Stati uniti, i
prezzi dei farmaci, doppi rispetto a quelli praticati nel vicino Canada.
Questi
gruppi si oppongono del resto alla riforma dell'assistenza medica agli
anziani (Medicare) per non dover dare conto dei loro prezzi. Un esempio
valga per tutti: la società americana Schering-Plough nel 1999 ha
realizzato profitti per 2,1 miliardi di dollari. Fondi
pubblici per profitti privati Nel 1995, il Massachusetts Institute of
Technology (Mit), di Boston, ha scoperto che dei 14 medicinali dell'ultimo
quarto di secolo particolarmente interessanti per gli industriali, ben 11
provenivano da ricerche finanziate dallo stato. Lo Xalatan, per esempio,
un collirio per trattare il glaucoma, con un giro di affari pari a 507
milioni di dollari nel 1999, è stato scoperto dalla Columbia University
grazie ad un contributo pubblico di quattro milioni di dollari.
Sottolineando che per il suo produttore, Pharmacia Corporation, questo
medicinale, che ha solo quattro anni di vita, è “oro liquido”, il New
York Times commenta: “I contribuenti non hanno ricevuto alcun beneficio
finanziario dal loro investimento (4)”. L'attuale frenesia di
megafusioni affonda le sue radici nei profitti finanziari previsti e
nell'imminente passaggio al settore pubblico di brevetti molto redditizi
(5). Ne è una dimostrazione la fusione, annunciata il 17 gennaio 2000, di
Glaxo Wellcome con SmithKline Beecham, numero uno sul mercato mondiale dei
farmaci e dei vaccini, di cui questo gigante detiene il 7,3 %, pari a 25
miliardi di dollari di vendite annue. Bisogna
considerarlo un male necessario, destinato a finanziare l'innovazione ? In
Francia lo stato ha proceduto nel 1999 alla valutazione di circa 2.663
medicinali sulla base del “servizio sanitario reso”, con lo scopo di
ridurre il tasso di rimborso di un centinaio di preparati. Allo
stesso tempo, Aventis (nato dalla fusione di Rhône-Poulenc e Hoechst) i
cui profitti (7% nel 1999) restano assai lontani dal 20% di Merk, Pfizer e
Warner-Lambert, tentava di separarsi dal suo centro di ricerca di
Romainville, nella regione parigina, e di costruire un'alleanza europea
con DuPont. La
mobilitazione dei dipendenti ha bloccato il progetto. Il brevetto sul
Losec, il farmaco contro l'ulcera più venduto nel mondo (4,8 miliardi di
dollari l'anno) e che costituisce da solo il 40% del giro di affari di
AstraZeneca, scade nel corso del 2001. Da
due anni il gruppo anglo-svedese tenta di impedire la commercializzazione
delle copie prodotte dal suo concorrente Azupharma - filiale del gruppo
svizzero Novartis. Di tribunale in tribunale, dalla Germania
all'Australia, le due società hanno intrapreso una battaglia giudiziaria
mondiale. Il fatto è che, di regola, quando un generico arriva sul
mercato, il medicinale coperto da brevetto subisce un calo delle vendite
del 75% in 24 mesi. Esiste
tuttavia il modo di aggirare le difficoltà: innanzi tutto, un produttore
può mettere in circolazione il proprio generico esattamente quando scade
il suo brevetto, realizzando così profitti sia sul medicinale originale
che sulla sua copia. Inoltre i produttori praticano un'azione di lobby
intensiva per prolungare la durata legale dello sfruttamento del loro
brevetto. È il caso, ad esempio, di Schering-Plough, che reclama una
proroga di tre anni per lo sfruttamento esclusivo del suo anti allergico
Claritin - 2 miliardi di dollari di profitti l'anno - i cui diritti
scadono nel 2002. La pillola generica costerebbe circa mezzo dollaro,
mentre attualmente il prodotto è venduto a 2,5 dollari. Per averla
vinta, il gigante americano contribuisce generosamente alle campagne
elettorali e ha aumentato il suo budget di lobbying da 1,9 milioni di
dollari nel 1996 a 4,3 milioni nel 2000 (7). Anche i giganti Warner
Lambert e Pfizer si scontrano davanti ai tribunali dello stato del
Delaware (Stati uniti) per la loro fusione con American Home Products e lo
sfruttamento del brevetto del Lipitor, un ipocolesterolemico che, nel
1999, ha fatto incassare a Pfizer 3,6 miliardi di dollari. Il
Viagra, altra produzione di Pfizer, potrebbe presto trovarsi ad affrontare
la concorrenza dei generici: nel novembre del 2000, su richiesta di Eli
Lilly, rivale di Pfizer, la giustizia britannica ha decretato la non
brevettabilità delle vie biologiche all'erezione. Questa
decisione, affermando che le funzioni biologiche rientrano nell'ambito
pubblico, potrebbe avere un grosso peso nel momento in cui l'industria si
impegnerà nello sfruttamento delle banche del Dna. La
Cina, ad esempio, corre il rischio di subire rappresaglie commerciali per
violazione delle norme del commercio internazionale, perché prevede di
abbassare per legge i prezzi. Questi rappresentano, infatti, il 60 % del
totale della sua spesa sanitaria, contro il 10-15 % della maggior parte
dei paesi sviluppati (8). “Tra
compagnie farmaceutiche, gestori di ospedali e medici, si è formata una
potente associazione, spiega Qiu Renzong, professore di bioetica
all'Accademia cinese delle scienze sociali. Noi produciamo medicinali
altrettanto efficaci di quelli provenienti dall'estero, ma i medici non li
prescrivono più”. Il
New York Times, da parte sua, completa il quadro facendo notare che
“gruppi farmaceutici stranieri e fabbricanti di attrezzature mediche
pagano gli studi all'estero dei medici cinesi... e procurano loro
biglietti aerei e alberghi per assistere a conferenze (9)”. A
fine maggio, a Bruxelles, il Guardian Weekly, dando conto delle attività
del Transatlantic Business Dialogue (Tabd) - gruppo di pressione di cui
sono membri i 100 maggiori industriali occidentali -, descrive l'impatto
di quello che definisce “l missile Cruise della globalizzazione”,
protetto da questo gruppo e fondato sul principio “approvato una
volta, accettato ovunque”. Il settimanale londinese cita questo
esempio: “Qualche anno fa, Pfizer ha fabbricato valvole cardiache
difettose che hanno ucciso 165 pazienti. L'Europa è naturalmente
preoccupata all'idea di dover accettare questa valvola semplicemente perché
ha ottenuto la benedizione dell'Agenzia americana per gli alimenti e i
medicinali (10)”. Allo
stesso tempo, American Home Products sborserà quattro miliardi di
dollari per risarcire quattromila consumatori che le hanno fatto causa
in seguito all'uso di pillole dimagranti che provocano problemi cardiaci.
Gli ambienti affaristici non si interessano alle disposizioni particolari
dei singoli Stati su salute o norme di sicurezza, incluse le legislazioni
nazionali sugli stabilimenti di produzione di materiale medico - quando
non si tratta di vaccini (11). Quanto
al diritto di concorrenza, è ugualmente bistrattato, come dimostra il
caso del mercato delle vitamine, esploso nel 1999 e sfociato in una
moltitudine di processi - negli Stati uniti ma anche in Australia e in
Canada - alcuni dei quali tuttora in corso. Le multe sono colossali:
Pfizer ha accettato di pagare 20 milioni di dollari per violazione della
legge anti trust, tra il 1989 e il 1994. Tre
compagnie farmaceutiche giapponesi (Takeda Chemical, Eisai Co e Daiichi
Pharmaceuticals) hanno accettato di dichiararsi colpevoli e di pagare
137 milioni di dollari per accordi sui prezzi e spartizione del mercato
mondiale delle vitamine utilizzate sia in campo farmaceutico sia
nell'industria alimentare. (12). Hoffmann-LaRoche,
filiale della holding svizzera Roche, ha da parte sua accettato di
pagare 500 milioni di dollari di multa e la tedesca Basf 222 milioni di dollari, in previsione di un compromesso
con la giustizia americana. Secondo gli inquirenti, gli europei hanno
cominciato a cospirare all'inizio del 1991 con i giapponesi. Gli
uni e gli altri si incontravano regolarmente sotto falso nome, “Vitamins
Inc”, per spartirsi le zone geografiche e fissare i prezzi e il volume
della produzione (13). Le compagnie danneggiate da queste pratiche - come
la tedesca Bayer o l'americana Quaker Oats - dovrebbero ricevere extra
giudizialmente 1,2 miliardi di dollari di risarcimento per il danno
commerciale subito. Nel
momento in cui la genomica apre orizzonti inattesi alla cura della
malattie, diventa urgente guidare l'industria farmaceutica verso una
maggiore trasparenza e un'etica più rigorosa e fare in modo che la
ricerca punti alla salute e al benessere di tutti, e non solo
all'andamento delle azioni. Sommando
i costi amministrativi, gli investimenti in marketing e vendita, si ha un
ammontare pari in media al 35% del fatturato dei laboratori, cioè il
doppio dei budget medi di ricerca e sviluppo ! note:
*
Professore universitario, autore di La pollution invisible e di La
recherche contre le Tiers Monde (Presses universitaires de France, Parigi,
1997 e 1993). (1)
Le Temps, Ginevra, 2 marzo 2000 (2)
Le Monde, 10 ottobre 2000.
(3)
Le Matin, Ginevra, 27 maggio 2000. Leggere anche la notevole inchiesta in
sei puntate del Washington Post, («The Body Hunters», dicembre 2000)
sulle sperimentazioni condotte da Pfizer nel 1996 in Nigeria e in altri
paesi del terzo mondo. http://washingtonpost.com/wp-dyn/world/issues/bodyhunters/.
(4)
The New York Times on the Web, 23 aprile 2000.
(5)
Nel 1999, sono scaduti i brevetti di 36 medicinali, le cui vendite annuali
raggiungono 1,9 miliardi di dollari.
(6)
Prescrire, Parigi, 18 gennaio 2001.
(7)
«Profit at any cost» Down to Earth (Delhi), volume 8, n.16, 15 gennaio
2000.
(8)
Financial Times, Londra, 1° giugno 2000.
(9)
The New York Times on the Web, 19 novembre 1999.
(10)
The Guardian Weekly, Londra, 26 maggio 2000.
(11)
Si legga «US Request on Vaccines Ignored by Drug Firms», International
Herald Tribune, 9 febbraio 2001.
(12)
Chemical and Engineering News, 20 settembre 1999.- (13)
The New York Times on the Web, 10 settembre 1999. (Traduzione
di G.P.) Tratto
da http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Marzo-2001/0103lm18.02.html La
MAFIA della SANITA':
OMS,
in NORVEGIA RIUNIONE a PORTE CHIUSE
La
riunione, a cui partecipano 75 rappresentanti di governi,
dell'industria farmaceutica e di gruppi di pressione, era
prevista a Washington, ma secondo il quotidiano norvegese
'Verdens Gang' il recente cambio di amministrazione negli Usa
non ne ha consentito l'organizzazione. La Norvegia ha
acconsentito ad ospitare i colloqui. I
colloqui sono presieduti dal segretario generale dell'Oms,
il norvegese Gro Harlem Brundtland, e si svolgono in centro
congressi di Hamar, una cittadina a nord di Oslo. Oltre che di Aids, si
parla anche di altre malattie infettive, come colera o malaria, che
uccidono ogni anno milioni di persone, e per le quali esistono le cure
appropriate ma a costi proibitivi per i paesi più poveri. Secondo un portavoce dell'Oms, è la prima volta che un gruppo così numeroso di persone si siede allo stesso tavolo per discutere di questo problema (a porte chiuse…ndr). |