L'homo sapiens divide ancora fede e scienza
Siamo creazione divina o scimmie evolute ? Si riaccende la
disputa Evoluzionismo e Creazionismo, la disputa si ravviva, anche
sull'onda della sensazione suscitata dalla notizia che due scienziati Usa,
Venter e Hamilton Smit, vogliono creare in laboratorio una nuova forma di
vita.
Ma torniamo a Darwin. Gli scienziati lo bocciano e lo accusano di aver sì
dimostrato la mutazione nella specie ma non l'origine della stessa. Un
convegno organizzato dall'Università delle Scienze di Parigi ha riunito
qualche giorno fa gli studiosi cattolici francesi schierati al fianco
della veridicità del racconto biblico della creazione, così come
descritto nei primi capitoli della Genesi. Gli scienziati italiani
rispondono alle conclusioni d'oltralpe e riaffermano i limiti
dell'evoluzionismo in nome della credenza in un creatore e ordinatore
dell'Universo. Insomma, una conclusione simile a quella teorizzata dal
primo Wittgenstein, la cui ultima proposizione recita: "Su ciò di
cui non si può parlare, si deve tacere".
Il contesto della disputa non è nel corso dei secoli profondamente
cambiato.
Per i naturalisti del Settecento, che volevano permeare la biologia di
elementi di razionalità incontrovertibili, era necessario sgombrare il
campo dagli interventi della Provvidenza e, soprattutto, distruggere ogni
concezione magica rinascimentale. A distanza di un paio di secoli, di
fronte allo sviluppo esponenziale della conoscenza scientifica,
l'obiettivo dei creazionisti non è mutato e gli scienziati francesi sono
arrivati a questa conclusione:
"Darwin non ha dimostrato niente sul piano dell'origine mentre la
Bibbia, compiute le dovute ricerche storiche, contiene la verità".
Come si pongono di fronte a questa disputa gli scienziati italiani ?
Il professor Antonino Zichichi ha un'opinione rigorosa. "Ho condotto
un'attenta analisi dell'evoluzione biologica della specie umana. Ad essa
non è banale estendere i fenomeni che si constatano nelle altre materie
ma ho paura che molte persone parlino a vanvera. Il discorso, del resto,
è molto scivoloso. Gli antievoluzionisti non sono granché rigorosi.
La mia linea - spiega il celebre fisico italiano - è questa: dov'é
l'equazione dell'evoluzione della specie umana ?
Non esiste. Non ci sono né esperimenti riproducibili né una componente
matematica di rigore nell'evoluzionismo biologico. E questi sono i
caratteri che caratterizzano la scienza, che deve prevedere e non
post-vedere".
Questo per quanto concerne l'evoluzionismo. Ma anche il creazionismo non
si salva.
"I creazionisti sono spesso sciocchi quanto gli evoluzionisti perché
non si possono concedere caratteri scientifici al racconto biblico. Ciò
che distingue la nostra specie è in realtà l'evoluzione culturale.
Possiamo ragionevolmente discutere solo di questo aspetto. Biologicamente
gli esseri umani sono al 95 per cento uguali alla scimmie, ma più di loro
abbiamo l'evoluzione culturale, che è il vero nocciolo della querelle.
La verità - commenta Zichichi - è che la creazione è il passaggio da
materia inerte a materia vivente ma quale sia il mutamento nessuno è
ancora riuscito a dimostrarlo. La più grande statua del mondo, diceva
Galilei, è niente di fronte a un verme. La scienza non può aprire bocca
sulla creazione, anche se non è sua nemica. Rimane solamente il credere o
no a un dio creatore. Non abbiamo ancora compreso la materia inerte,
figuriamoci il passaggio verso la materia vivente".
D'accordo con Zichichi è anche Monsignor Marcelo Sanchez, cancelliere
della pontificia università della scienza.
"La scienza si occupa delle cose osservabili nel tempo e nello spazio
e può dimostrare svariati fenomeni ma per l'origine della vita non
abbiamo esperimenti. Nessuno ha mostrato il passaggio dal non essere
all'essere. Sappiamo - continua Sanchez - che si può ottenere vita solo
partendo dalla vita ma non abbiamo idea di come fa ad apparire
l'esistenza.
Il punto non è essere contro l'evoluzionismo ma solo chiedergli di
provare le sue asserzioni".
Ma la questione è più complessa. "Un ruolo strategico lo gioca
infatti la filosofia, che consideriamo valida anche quando non ci sono a
suffragarla degli esperimenti. La filosofia dimostra l'esistenza
dell'intelletto e dell'anima ma non ne abbiamo prove scientifiche. Il vero
problema della creazione è che si tratta dell'inizio dell'essere dal
nulla. Con la ragione posso provare la creazione ma non la creazione nel
tempo, e proprio questo riguarda la fisica. Se invece accettiamo la
filosofia come scienza rigorosa, allora possiamo dimostrare che esiste una
creazione. Del resto, posso parlare dello spirito anche se non lo vedo,
semplicemente perché ho dei concetti".
(By Alberto Di Majo)
CREAZIONE, EVOLUZIONE oppure…..?
Insomma, secondo Marcelo Sanchez la fisica e la filosofia
sono "due livelli di verità diversi, che non sono assolutamente in
opposizione. La ragione trova comunque delle ragioni per dimostrare la
creazione e dunque l'esistenza di Dio anche se fisicamente non è
evidente. Un'evoluzione relativa è comunque compatibile con l'esistenza
di Dio. Su questo tema, la fisica non può dire l'ultima parola. C'è
infatti il ragionamento filosofico, per cui se esistono enti, quelli che
vediamo e noi stessi, c'è bisogno di un ente autofondante, che sia
l'origine dell'essere. Poi, certo, con la fede sappiamo che Dio ha creato
il mondo in un tempo".
La pensa allo stesso modo anche il
genetista Bruno Dallapiccola.
"Credo nella creazione divina
anche se, come genetista, accetto il processo dell'evoluzione che è del
tutto fondato. Quando confronto i cromosomi degli scimpanzé e degli
uomini capisco qual è il passaggio: l'unione di due cromosomi. Un conto
è la fede, un altro i dati biologici.
Per dimostrare l'evoluzione bisogna
necessariamente avvalersi della biologia. Credo che con il progredire
della scienza diventi sempre più possibile migliorare le nostre
conoscenze ma sono convinto che qualche anello mancante rimarrà sempre.
Detto altrimenti, rimarrà quell'aspetto magico che ci spinge ad amare la
vita.
Forse sono un po' troppo poeta ma penso
che il caos non può compiere cose tanto mirabili quanto quelle che
vediamo ogni giorno. Credo invece in un disegno ordinatore.
La risposta - ammette Dallapiccola
- è più filosofica che scientifica. La scienza riesce a dare tutta una
serie di risposte a fenomeni che non eravamo in grado di analizzare ma non
può dire tutto".
Insomma, da un lato i limiti della scienza, dall'altro la filosofia come
uno strumento per giungere a determinate conclusioni e non come una
dottrina in cui credere.
Come una scala, la descriveva Wittgenstein, che una volta usata per
arrivare in alto si deve abbandonare."
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