GESU',
il SERPENTE |
Il
riferimento di Gardner alla parola semitica NAHASH, cioè
"serpente" (che deriva dal sanscrito NAGAS), quale concetto di
"Risplendente" e "Saggio" è, a nostro modo di vedere,
corretto, così come è corretto associarlo alla linea di sangue
messianica. Abbiamo in più occasioni sottolineato come la parola NAHASH
si associ alla figura di Gesù nel suo nome autentico "Jeshua
NAHASIRA" che non vuol dire "Gesù di Nazaret" ma "Gesù
Saggio" o "Gesù il Serpente". Gli
Esseni, nei loro rotoli ritrovati a Qumran (rotolo 4Q285, il cosiddetto
Documento di Damasco) chiamavano il "Maestro di Giustizia" colui
che sarebbe apparso per salvare il mondo o il "Principe
Messianico", proprio con il termine derivato dalla parola NHSH cioè
il "NASI" ossia il "Serpente", mentre nel commentario
a questo documento (scoperto nel secolo scorso nella Genizah del Cairo e
noto come "Cairo Document") si trova il nome "NASI HA-'EDAH"
con cui si identificano i successori di Re David (CD V,1 -VII). Nel
"Cairo Document" il "NASI" viene definito anche
"La Stella". E' proprio Gesù a confermare entrambi gli
appellativi. La chiave è in Apocalisse 22,16: "Io, Gesù (...) sono
la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino". In
tal senso si può affermare che Gesù si definisce il "NASI"
realizzando la profezia degli Esseni che identificavano il NASI sia come
"la stirpe di Davide" che con "la Stella". Sappiamo
che la "stella del Mattino" è Venere, definita dallo stesso Gesù
come "radiosa" e nella tradizione del Graal chiamata "la
portatrice di luce". Il fatto che Gesù sia associato alla
"portatrice di luce" conferma che Gardner ha ragione quando
scrive che Egli apparteneva alla stirpe dei "Risplendenti". Lo
stesso Messia rivela la sua natura nel passo della trasfigurazione,
avvenuta davanti a Giacomo, Giovanni e Pietro: "Il suo volto cambiò
d'aspetto e la sua veste divenne candita e sfolgorante" (Lc 9,29 e Mc
9,2). Un
altro elemento lega il serpente a Gesù. Il collegamento con la mela e il
serpente del Paradiso nasconde il reale ruolo che questo animale aveva
nell'indicare colui che è "datore di conoscenza" o
"portatore di luce". Nella tradizione del Graal l'atto di
consegnare la mela ad Eva non era ingannevole, e la prova dell'esistenza
di questa tradizione tra gli ordini monastico-cavallereschi la si trova in
un quadro custodito nella cattedrale gotica di S. Stefano a Vienna, nella
quale una Madonna Nera sostiene Gesù bambino che, in quanto NASI
("serpente" e "principe messianico"), offre la
"Mela della Conoscenza". Si ricordi, inoltre, che il termine
"mela" è riferibile alla radice della parola ebraica "Melk",
cioè "Re". (By
Mocci Giuseppe) Una
piccola premessa. Il
tuo articolo si riallaccia ad uno dei più grandi misteri dell'opera
musiva che decora il pavimento della Cattedrale di Otranto. Come
ebbi a dire in qualche precedente msg, l'albero che occupa l'intera
lunghezza del pavimento della cattedrale é, a mio avviso, ricollegabile
alla simbologia gnostica ed in particolare al Vangelo di Filippo: in buona
sostanza l'albero privo di Radici é quello coltivato da Giuseppe che
divenne croce di Gesù e qui privato delle radici grazie alla conoscenza
dell'errore portata da Gesù stesso (Filippo) Nel
mio articolo per Episteme ho anche mostrato come il mosaico contenga tutte
le foglie laterali dell'albero cabalistico e manchi della parte centrale,
esso Albero del Bene e del Male diverso dall'albero della conoscenza che,
invece, possiede un ramo centrale che consente la mediazione tra il bene
ed il male e quindi consente di ottenere la Conoscenza. Filippo
fa notare come l'albero del Bene e del Male condanno Adamo ed Eva alla
perdizione (incapaci di mediare tra le tendenze opposte). La venuta del
Cristo porta la conoscenza del ramo centrale ed esso stesso diviene tale
quando muore sulla croce, donando agli uomini la conoscenza persa quando
Adamo ed Eva si cibarono dall'albero privo di tronco. Il
mosaico di Otranto sintetizza questa prospettiva poiché, pur essendo
privo di alcuna rappresentazione neotestamentaria, inserisce l'albero al
centro della chiesa con la classica forma a croce sintetizzando la
teologia contenuta nel Vangelo di Filippo. Arriviamo
ora al punto. Al
centro della Chiesa vi é una figura, all'apparenza, blasfema: il serpente
avvolto sulla cima dell'albero. La sua posizione é esattamente sotto la
cupola al centro della Chiesa all'incrocio tra le navate laterali e quella
centrale. Al
suo fianco destro c'è Re Artù ed il gatto con gli stivali (entrambe
simbolo della ricerca del Graal e della conoscenza), alla sinistra,
invece, i due alberi ed adamo ed eva che mangiano da quello del Bene e del
Male. La
posizione dell'albero al centro della cabala lo configura come il tronco
centrale di essa, nel contempo l'associa a Gesù, e quindi contiene
insieme la visione di Gesù come conoscenza ed il simbolo della sua morte
come liberazione dell'uomo dal peccato originale. Mancava
solo la connessione tra il serpente avvolto intorno alla
"Croce-Albero" di Gesù, e la sua posizione centrale: credo che
il tuo articolo offra un'ottima soluzione al problema. Ricordo
che il fondo dell'albero che é la fine della ricerca di Re Artù, mostra
due rami che danno all'albero la forma di un calice con due elefanti (La
Sapienza) come manico: il Graal. Come
ho avuto occasione di segnalare nell'articolo per il prof. Bartocci il
mosaico di Otranto si dimostra la più grande sintesi teologica tra
gnosticismo, giudeo-cristianeismo, essenismo e mitologia mediovale che sia
mai esistita: un opera che il Vangelo di Filippo ed in Vangelo di Verità
consentono di decifrare quasi del tutto (non sono riuscito a decifrare la
simbologia cosmica, sotto il presbiterio, come ben sai ho provato anche
con la simbologia della Pistis Sophia senza successo: ma non dispero). (By
Sabato Scala)
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