Paolo - L'ebreo che inventò il cristianesimo

(Riccardo Calimani - A. Mondatori editore MI 1999)
Alcune informazioni utili del prof. Bartocci per l'approfondimento:

http://www.dipmat.unipg.it/~bartocci/

http://www.dipmat.unipg.it/~bartocci/episte4.htm

Una recensione all'indirizzo
http://www.comune.bologna.it/iperbole/assminsto/sche_calimani.html

Paolo - L'ebreo che fondò il cristianesimo è un libro scritto da un ebreo.

La sua ricostruzione storica del periodo dell'apostolato di Paolo, l'ambiente culturale come lui lo descrive, il significato dei fatti storici che siamo così abituati a leggere secondo il nostro schema mentale, risulta del tutto stravolto.

Paolo aveva in mente di costruire una nuova visione della religione attorno a cui poter raccogliere il cittadino quadratico medio (scusate l'espressione un pò forse troppo "scientifica") dell'impero romano di allora.
C'è riuscito perfettamente, a patto di trasformare la figura storica di un patriota (quale deve essere stato Gesù ) in una figura mitica, di quelle che allora andavano di moda nei vari culti che venivano praticati nelle varie province dell'impero.

La cosa che più mi colpisce è che il senso che noi diamo alle scritture (e qui ritorniamo anche pesantemente ad una tematica che mira a stabilire i criteri di storicità di alcune ricostruzioni storiche) viene completamente rovesciato e l'autore, conoscitore ed erede di una cultura di stampo farisaico, è in grado di applicare e dare un senso assolutamente opposto alle parole di Gesù che troviamo nella narrazione evangelica.

Riporto un interessante link, che ho trovato nel sito di Bartocci (con cui Sabato a quanto vedo collabora attivamente, e ne sono davvero contento) di una persona che oggi si oppone all'interpretazione storiografica dominante di fatti di attualità (tipo la guerra con l'Iraq o contro la Serbia di Milosevic) avanzando un atroce dubbio sulla validità di una interpretazione dei fatti "a senso unico" sostenuta da chi ha vinto militarmente il confronto col nemico. Questo vale oggi per chi è al di fuori ed ai margini dell'impero americano come 2.000 anni fa è toccato al popolo ebreo. E, guarda caso, ancora oggi uno dei motivi principali di frizione sono le divisioni dovute alle diverse religioni.

http://www.michaelparenti.org/
ed in particolare il libro
http://www.michaelparenti.org/HistoryAsMystery.html


Concludo riportando un pezzo dal libro di Paolo che è un pò il culmine della tesi dell'autore, a cui arriva a pagina 186 dopo aver lungamente e attentamente preparato il lettore conducendolo a una analisi storica di quello che è accaduto da un punto di vista diverso da quello di noi, eredi dei vincitori cioè dell'impero romano.
Scrive Calimani a pagina 186:

"Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi. poiché l'amore del Cristo ci spinge al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove."

Se queste parole non sono certo un modello di chiarezza, pur tuttavia, come alcuni esegeti hanno riconosciuto, sembra chiaro che ancora una volta l'interpretazione paolina dei fatti sia metafisica, che la morte del Cristo venga interpretata come morte vicaria nell'ambito di una visione filosofica complessa e costruita, staccata dagli avvenimenti reali e proiettata verso un netto rifiuto del Gesù storico e dei suoi eredi naturali. Investendosi coscientemente di una speciale missione, Shaul/Paolo può conseguentemente scrollarsi di dosso ogni imbarazzo e addirittura rimandare al mittente le critiche che gli erano state pesantemente rivolte: la conoscenza del Gesù storico diventava piccola cosa

rispetto alla comunione mistica Con il Cristo risorto. Ecco perché Shaul Paolo aveva dato alla crocifissione l'importanza di un totale evento mistico non solo estraniato dal contesto storico, ma frutto di un disegno complessivo divino in cui Dio e le potenze demoniache avevano finito per misurarsi in una lotta la cui vittima non era stata un Uomo, bensì il Signore della gloria, preesistente ed eterno, certo non persona storica, certo privo di eredi naturali Come pretendevano di considerarsi quelli di Gerusalemme. Di fronte a queste idee, che paiono più frutto di un connubio filosofico molto eterogeneo piuttosto che di matrice giudaica, si può intuire  lo sconcerto non solo degli ebrei più convinti, ma anche dei giudeo-cristiani. Shaul Paolo esprime la convinzione che l'umanità intera, giudei e gentili, fosse in una condizione generale di perdizione e di peccato a causa della sua sudditanza a principi demoniaci, che Dio avesse predisposto la liberazione da questa condizione di inferiorità attraverso la morte vicaria di un altro essere divino, il Signore della gloria, e che questa liberazione fosse disponibile per tutti senza alcuna distinzione.

Questa costruzione violava non solo l'idea che gli ebrei avevano del loro popolo e del loro destino, ma colpiva direttamente due capisaldi ebraici irrinunciabili: il monoteismo e la Legge. Quanto fosse offensivo per gli ebrei identificare una persona umana con il Signore della gloria si capisce anche dalle parole contenute in un'opera posteriore, il Dialogo con Tritone l'ebreo di Giustino, che esclama: "Vi impegnate a provare una cosa incredibile e pressoché impossibile, cioè che Dio abbia condisceso a nascere e a farsi uomo". Che i giudeo-cristiani di Gerusalemme arrivassero a contestare Shaul Paolo accusandolo di pazzia, appare quindi nella logica di uno scontro che fu duro, ma le cui testimonianze sono sbiadite perché ricavate essenzialmente dagli Atti e dalle lettere dello stesso Shaul Paolo, testimonianze eloquenti ma incomplete. La rivolta scoppiata nel 66 d.C.61 e conclusasi con la sconfitta del 70 non solo ha cancellato il gruppo di Gerusalemme, riducendo il giudeo-cristianesimo a un insieme di gruppi minoritari che hanno dato vita successivamente a un fenomeno complesso e sfuggente, ma marginale, ma ha fatto sparire anche altre testimonianze, altri documenti che avrebbero potuto offrire riscontri preziosi: il tono stesso delle narrazioni evangeliche, che pure sottolineano gli aspetti salvifici del Cristo, mostrano nel contempo un tale interesse al dramma umano che paiono fondate le ipotesi di una diretta influenza dei gruppi di Gerusalemme, se non nella loro redazione definitiva, almeno nelle fonti da cui essa è scaturita. (by Mario Guarracino)

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