RICERCA SCIENTIFICA e UNIVERSITA'
............nelle mani della grande industria..............


Dove sta andando il sistema della formazione e ricerca in Gran Bretagna ?
Nature ha recentemente rivelato che le carriere dei “post-Doc” britannici sono sempre piú caratterizzate da bassi stipendi, grande flessibilitá lavorativa e scarsi benefici assistenziali.

Il giornale scientifico riferiva di una piú ampia indagine realizzata da un comitato parlamentare secondo cui all'oggi l'unica figura professionale con minori garanzie lavorative del post-Doc britannico é il “chain worker” della McDonald.   
La comunicazione seguiva di pochi giorni un importante dibattito sullo stato del sistema universitario britannico, che della ricerca anglosassone rimane all'oggi l'asse portante.

La crescita del debito accumulato da molte universitá d'oltremanica é uno dei punti all'ordine del giorno nell'agenda del governo laburista che sta pensando a misure drastiche quali l'introduzione di tasse universitarie 'top-up” (cioé differenziate a seconda del corso universitario scelto) per tutti gli studenti.
Dal prossimo anno, inscriversi a corsi universitari potrebbero costare loro fino a 10.000 sterline.
Proprio la crisi finanziaria degli ultimi anni ha improvvisamente fatto tornare di moda tra gli amministratori universitari l'idea del mergering, ovvero della fusione fra piú universitá per ridurre costi di gestione e personale. Progetti di fusione sono avviati tra le due principali universitá delle cittá di Manchester e Birmingham, mentre - dopo mesi di trattative - sembra ormai fallito quello inerente le due universitá maggiori di Londra (University College e Imperial College).

Simon Jenkins sulle pagine del Times ha scritto qualche mese fa che: 'Le universitá britanniche sono in uno stato di caos finanziario. Piú di 50 sono in perdita. Oxford e Cambridge ci rimettono i loro patrimoni.
Imperial College perde 2.800 sterline all'anno per studente. Mentre il sistema universitario é strangolato dalla crisi finanziaria, il sistema della ricerca britannico risulta essere uno dei piu' dinamici e aggressivi per numero di applicazioni scientifiche nei terreni dell'hi-tech.

Il successo del Roslin Institute nella clonazione della pecora Dolly (anche se ingigantito dai mass-media) ha coinciso con una crescita enorme degli investimenti nei settori di ricerca delle biotecnologie applicative (in particolare nei settori agroalimentare e farmaceutico).

Alcuni settori dell'hi-tech britannico (microelettronica, informatica) riescono a tenere il passo con i giganti americani e giapponesi. Nei settori del nucleare e delle fonti energetiche tradizionali (idrocarburi), la Gran Bretagna continua a produrre innovazione. Rimane inoltre rilevante la presenze della ricerca britannica nei settori tradizionali della farmaceutica, dell'ingegneria aeuronautica e della chimica industriale.
Oggi il sistema di formazione e ricerca in Gran Bretagna sembra avere sia il viso preoccupato di ricercatori e studenti che la faccia sorridente di Ian Wilmut, che della clonazione di Dolly é il principale artefice.
Ma cos'é che ha determinato questa situazione dai due volti ? La risposta non é facile da trovare e certamente esistono piú cause che hanno contribuito alla crisi finanziaria delle universitá da un lato e al successo della ricerca applicativa dall'altro. Tuttavia va tenuto conto che sin dai tempi del governo della leader conservatrice Margaret Tatcher il sistema di formazione e ricerca britannico ha ricevuto un'impronta fortemente neoliberista, attraverso la creazione dei networks di collaborazione fra sistema pubblico della ricerca e grandi gruppi industriali.
Dal 1997, il nuovo governo del laburista Tony Blair ha rafforzato tale collaborazione. Se sono innegabili i risultati positivi di questo approccio per il sistema della ricerca, ci si chiede se la recente empasse del sistema universitario possa essere almeno in parte attribuita a questa politica. Cerchiamo di vederlo insieme.

Il sistema di formazione e ricerca britannico

 Le 87 universitá britanniche sono sicuramente tra le piú rinomate al mondo a giudicare dalle forti presenze di studenti e ricercatori provenienti da diverse aree del mondo.

Le universitá si dividono storicamente in 4 gruppi: le 6 “antiche' università” (Oxford e Cambridge in Inghilterra, Edinburgo, Glagow, Aberdeen e St. Andrew in Scozia), le universitá “dai mattoni rossi” (redbricks, nate prevalentemente nel XIX secolo nei centri della rivoluzione industriale, ad esempio Manchester, Birmingham, Liverpool, Leeds), le nuove universitá (nate dopo la seconda guerra mondiale, ad esempio Newcastle e Leicester) e infine i politecnici. Questi ultimi avevano fino al 1992 una configurazione istituzionale diversa dalle universitá vere e proprie, in quanto non ricevevano fondi dal governo, ma dalle autoritá locali.
Per questo motivo il sistema accademico britannico veniva considerato "a doppio binario".
Dal 1992 grazie al Further and Higher Education Act , universitá e politecnici sono equiparati e finanziati dall'agenzia governativa Higher Education Funding Committee (HEFC).
Quest'ultima ha speso mediamente nel corso degli anni '90 circa 2,8 miliardi di sterline all'anno per le istituzioni accademiche, 2,7 miliardi in borse di studio per studenti universitari e 283 milioni in prestiti agevolati per studenti.

Alle 87 universitá si aggiungono poi circa 64 colleges di livello universitario, autorizzati a concedere diplomi equivalenti alla laurea. C'é infine la Open University, una istituzione nata nel 1969 per fornire lauree a studenti part-time per corrispondenza. Quest'ultima é diventata nel corso degli anni una istituzione di grande rilievo che ancora oggi fornisce diplomi di laurea a migliaia di studenti.
In Gran Bretagna ci sono circa 4 milioni di giovani di cui meno della metá entrano nel sistema universitario (il 30% in Inghilterra, il 40-45% in Scozia e Galles). Complessivamente 1,3 milioni sono gli studenti in cerca di una laurea, 200.000 studenti post-laurea (master, PhD, postodoc), 100.000 membri degli staff universitari di vario titolo e ruolo (ricercatori e professori). Va sottolineato che piú si sale nella scala gerarchica universitaria e meno donne si incontrano.

Le donne sono infatti 1 in 3 fra i docenti di seconda fascia, 1 in 9 tra quelli di prima fascia e infine appena 1 su 19 fra i professori di ruolo.  Alla formazione superiore si sovrappone il sistema della ricerca scientifica e tecnologica. Il Regno Unito é responsabile per 4,5% della spesa globale in scienza e tecnologia, per l'8% delle pubblicazioni scientifiche e per il 10% dei premi scientifici di livello internazionale.
Nel 2001-2002 la spesa complessiva in Ricerca e Sviluppo (R&S) era di 16,7 miliardi di sterline (1,8% del PIL) con un incremento del 5% rispetto alla spesa del 1998. La ricerca scientifica viene oggi finanziata sia da istituzioni governative (28% circa) che da privati (49%).

Le compagnie farmaceutiche GlaxoSmithKline e AstraZeneca sono responsabili per il 22% della spesa complessiva britannica in R&S. Per il finanziamento alla ricerca da parte del governo britannico é responsabile il Ministro della Scienza che viene supportato dall' Ufficio per la Scienza e la Tecnologia (OST). Il finanziamento alla ricerca in Gran Bretagna passa attraverso istituzioni governative dotate di una propria autonomia: i consigli della ricerca (Research Councils).

Queste istituzioni svolgono il ruolo di interfaccia tra governo, finanziatori privati e strutture di formazione e ricerca. Ciascun dipartimento universitario che ha intenzione di reperire fondi per attivitá di ricerca si rivolge infatti al consiglio di ricerca di competenza che ha il compito di valutare la richiesta e eventualmente allocare il finanziamento. La valutazione del consiglio sul finanziamento richiesto tiene conto di diversi fattori quali la rilevanza del progetto per l'indirizzo strategico del consiglio e la tradizione di ricerca del dipartimento che propone il finanziamento.

Una speciale graduatoria (Quality Research Assessment) viene stilata ogni 4 anni sulla qualitá dell'insegnamento e della ricerca svolto dai dipartimenti universitari. Tale graduatoria tiene conto di fattori come la qualitá dell'insegnamento, i successi scientifici ottenuti negli ultimi anni e le pubblicazioni accademiche dei singoli membri dello staff di dipartimento.
L'OST e il Ministro della Scienza forniscono ogni anno raccomandazioni specifiche sui settori di ricerca considerati strategici. In base a tali raccomandazioni vengono distribuiti i finanziamenti ai consigli della ricerca. Esistono circa 6 consigli che ricevono finanziamenti in misura diversa:
Ingegneria e Scienze Naturali (461 milioni di sterline, il dato si riferisce al 2002)
Medicina (393)
Ambiente e Territorio (220)
Biotecnologie e Biologia (226)
Fisica Nucleare e Astronomia (212)
Economia e Societá (78).
Come si puó vedere la ricerca scientifica vera e propria é iperfinanziata, mentre le ricerche economico-sociali ricevono finanziamenti in misura minore.

Un fondo governativo aggiuntivo é stato emesso nel 2002 per ricerche nel campo della genomica, delle tecnologie di base e della e-science. Negli ultimi venti anni é cresciuto enormemente il finanziamento alle ricerche biologiche (che contava solo per una quota di poco superiore al 5% dello stanziamento complessivo per i consigli all'inizio degli anni '90). Tale finanziamento sembra aver sottratto una quota consistente dai settori della fisica nucleare e dell'astronomia.

Si sono invece mantenuti pressoché stabili i finanziamenti per i settori dell'ingegneria e della medicina.
Ai consigli per la ricerca si aggiungono poi una serie di enti governativi che hanno a disposizione fondi propri, quali il Dipartimento per il Commercio e l'Industria (DTI, budget di 418 milioni di sterline), il Ministero della Difesa (450), istituzioni scientifiche come la Royal Society, Musei e Orti Botanici. Importanti sono inoltre le collaborazioni a programmi europei e internazionali specialmente nel campo della ricerca spaziale (180). Il DTI nasce negli anni '60 dall'unione dell'antico Board of Trade (le cui origini risalgono al XVII secolo) e del Department for Scientific and Industrial Research (DSIR), una istituzione governativa nata all'inzio del XX secolo con il compito di legare la ricerca scientifica alle esigenze del mondo dell'industria.

Il DTI, pur essendo una istituzione governativa, svolge di fatto un ruolo di coordinamento fra le grandi strutture finanziarie e industriali del paese e indica inoltre quali ricerche scientifiche hanno un valore strategico per i bisogni dell'industria. Complessivamente nel 2001 erano circa 15.000 i ricercatori universitari con titolo di laurea finanziati attraverso i consigli di ricerca.

Ad essi si aggiungono poi la gran parte degli studenti post-laurea (master, Ph.D. e post-Doc), che pure fanno riferimento ai consigli di ricerca sia per il pagamento delle tasse universitarie che per il loro assegno di mantenimento. Quest'ultimo si aggira al momento su una quota base di circa 8.000 sterline l'anno (ma coloro che fanno ricerca in discipline scientifiche o che vengono finanziati direttamente da privati ricevono di piú) che é destinata a crescere nel corso dei prossimi 6 anni fino a 12.000 sterline proprio per far fronte alla crescente mancanza di sicurezza lavorativa denunciata da Nature. Il sistema di circolazione dei finanziamenti per la ricerca dal governo ai consigli ai dipartimenti ai singoli ricercatori e studenti é ormai consolidato e dovrebbe garantire il sostegno economico necessario sia alle singole universitá che ai gruppi che fanno ricerca.

Insomma ci dovrebbero essere soldi per tutti. Invece, negli ultimi 20 anni l'impronta neoliberista delle politiche sulla ricerca in Gran Bretagna ha sconvolto questo sistema di circolazione e creato un grosso sbilanciamento verso la ricerca applicata a scapito di formazione superiore e ricerca di base.

La legge del piú forte

Durante il governo Tatcher, industriali e accademici cominciarono a sostenere che il finanziamento alla ricerca doveva essere riorientato verso i bisogni del mondo dell'industria. Altrimenti - si sottolineava- l'industria britannica sarebbe stata presto sorpassata da altri contesti nazionali nel contesto dell'economia globale. Di certo l'emergenza di una nuova high tech britannica deve molto alle decisioni politiche prese negli anni '80. Un forte settore di ricerca spinge oggi i settori dell'industria tecnologica piú avanzati: dalle biotecnologie alimentari alla farmaceutica alla microelettronica e all'informatica.
La tendenza al finanziamento della ricerca da parte dei privati emerge negli anni '80, ma solo nel 1993 tale tendenza si concretizza in una significativa proposta legislativa con la White Paper (legge quadro) Realizing our Potential. La legge aveva lo scopo di 'garantire un miglior rapporto tra ricerca strategica finanziata dal pubblico e le esigenze dell'industria' instituendo networks di collaborazione fra pubblico e privato a vari livelli.
All'inizio si sottolineava soprattutto il carattere informale del rapporto collaborativo, sfruttando prevalentemente il doppio ruolo svolto da alcuni ricercatori nei settori pubblico e nel privato.
Ma dal 1993 in poi i rapporti si sono fatti sempre piú stretti ottenendo anche un riconoscimento formale.

Ad esempio alcuni assegni di ricerca cominciarono ad essere finanziati alla pari da un consiglio di ricerca e da una istituzione privata interessata all'applicazione della ricerca condotta dal ricercatore o dal gruppo di ricerca. In seguito i consigli per la ricerca furono chiamati a stringere maggiori rapporti con la grande industria in quanto il governo cominció a suggerire di scegliere i nuovi direttori dei consigli in base alle loro precedenti esperienze nei settori dell'industria e del commercio. In altre parole i direttori o gli ex-direttori di grandi gruppi privati hanno cominciato la scalata ai posti di comando dei consigli di ricerca.

Nel 1994 furono istitutiti i Foresight Panels, gruppi misti di accademici e capitani d'impresa con il compito di individuare quali ricerche presentano maggiori opportunitá sul mercato e presentarli alle agenzie governative in carica per la scienza e la tecnologia al fine di rivedere in base agli studi dei panelli come allocare i finanziamenti. Infine, nel 1995 l'OST cambió sede: dal Ufficio di Gabinetto di Downing Street, dove era la sua sede originaria, si insedió negli uffici del DTI per 'avvicinare il mondo della ricerca e quello dell'industria'.
Il passaggio dell'OST nella sede del DTI fu una vera e propria sorpresa per molti persino all'interno del governo. Non fu annunciato, ne' discusso pubblicamente.

Tale trasferimento ovviamente concise con una minore autonomia dell'istituzione e una maggiore dipendenza dal DTI. L'approccio neoliberista alla ricerca introdotto dal governo conservatore non fu certo contrastato dal nuovo governo laburista di Tony Blair che sale al potere nel 1997. Anzi, di fatto tale governo estende tale approccio con ulteriori provvedimenti legislativi.

Nel 1998, il programma LINK assicuró che progetti di ricerca finanziati dalle imprese potessero ricevere finanziamenti pubblici aggiuntivi da parte del governo, mentre i laburisti ripristinarono il Consiglio per la Scienza e la Tecnologia, un consiglio con il compito di avvisare il governo su nuove politiche per la ricerca.
Il consiglio é formato da 7 accademici e 6 industriali.

Chiaramente sia i Foresight Panels che il Consiglio rafforzarono il lobbismo come pratica politica di intervento nelle politiche della ricerca. Facendo pressione dall'interno delle istituzioni, gli industriali hanno potuto negli ultimi anni decidere l'assegnazione di molti finanziamenti alla ricerca pubblica.
Nel Luglio 2002 una nuova White Paper é stata presentata dal governo e intitolata Excellence and Opportunity, A Science and Innovation policy for 21st century in cui i due elementi prioritari di politica scientifica erano indicati nella necessitá di offrire maggiori opportunitá di uso della conoscenza scientifica per l'innovazione tecnologica e di aumentare la fiducia e l'interesse del pubblico nella scienza e tecnologia. Se dal lato della politica scientifica la nuova legge non modifica di molto la precedente tendenza a rinforzare i rapporti tra ricerca e industria, certamente presenta una novitá significativa rispetto alla questione del 'pubblico'. 10 anni di ricerca sulle applicazioni piú controverse di questo ultimo secolo (ad esempio, le biotecnologie agroalimentari) hanno certamente creato paura nel contesto del pubblico britannico.

Il governo laburista si ripropone dunque di contrastare possibili opposizioni da parte del pubblico alle nuove tecnologie attraverso una maggiore divulgazione delle ricerche piú controverse con implicazioni di carattere sia morale che etico. É nel contesto di questo programma ad esempio che vecchie istituzioni come la Royal Society hanno ricevuto nuovi compiti, come ad esempio migliorare la divulgazione scientifica ovvero il public understanding of science (PUS).

Difendere il nuovo legame pubblico-privato é diventata dunque la prioritá del governo Blair, che si propone cosí soprattutto di ridurre il finanziamento a formazione e ricerca. I nuovi rapporti tra ricerca pubblica e industria hanno permesso infatti al governo di ridurre in maniera significativa il finanziamento alla formazione e alla ricerca coerentemente con il trend comune a tutti i paesi europei di riduzione della spesa pubblica.
Il contributo dello stato dal 1983 al 1999 é diminuito di circa il 20%. Se si confronta questo dato con il fatto che la spesa in R&D é aumentata complessivamente del  5% nel periodo 1998-2002, ci si rende conto che se prima era prevalentemente lo stato ad investire nella ricerca pubblica, ora sono prevalentemente i privati.

Le conseguenze di questo cambiamento non hanno tardato a farsi sentire.

Le universitá britanniche sono state poste di fronte ad un out-out: ristrutturare e adeguarsi sempre piú ai bisogni di ricerca dei gruppi privati oppure dichiarare bancarotta.

Le universitá debitrici e “prigioniere”

Nel 1999, 30 universitá pubbliche erano giá in passivo e furono chiamate dal governo a rinegoziare precedenti accordi di finanziamento in modo tale da dipendere maggiormente da fonti private invece che pubbliche. I loro amministratori si resero subito conto che la collaborazione con il privato diventava a questo punto l'unica via d'uscita dalla crisi economica. Rafforzarono pertanto la comunicazione con il mondo della finanza e dell'industria, incrementarono il numero di uffici e centri amministrativi preposti a istituire legami con le compagnie private (specialmente le spin off) e cominciarono a chiedere alle compagnie private di commercializzare alcuni risultati della ricerca.
Ad esempio, ci sono oggi circa 1000 progetti di ricerca avviati in universitá britanniche e finanziati da compagnie petrolifere. Il direttore della BP é uno dei membri del Consiglio per la Scienza e la Tecnologia. Fino al 1998, Sir John Cadogan era il direttore generale dei consigli per la ricerca britannici. In precedenza era il direttore della sezione ricerca della BP.

Il rettore dell'Imperial College di Londra é anche il direttore della Shell. Sebbene, pecunia non olet, a differenza del petrolio, l'aspetto piú preoccupante di questo intervento delle compagnie petrolifere risiede nel fatto che la ricerca viene indirizzata nei loro settori di interesse, mentre settori di ricerca su fonti di energia diverse dal petrolio ricevono finanziamenti nettamente minori.

Al momento ad esempio la ricerca sulle energie alternative riceve solo un quinto della ricerca sulle fonti energetiche tradizionali, che -considerando l'esaurimento delle fonti petrolifere per la metá del nuovo secolo- dovrebbero invece esser finanziate molto meno. Lord Sainsbury di Turville, l'attuale direttore dell'OST, é ritenuto da molti uno dei principali collaboratori del primo ministro Blair, nonché accreditato da molti come il principale finanziatore della campagna elettorale che ha portato Blair a Downing Street. Nel 1999 Lord Sainsbury dichiaró nel corso del meeting “Universitá per l'Industria” che “la collaborazione pubblico-privato avrebbe dato slancio alla competitivitá delle imprese e contribuito alla crescita dell'occupazione modellando la formazione superiore ai bisogni delle imprese”.

Che questo sia vero o meno (Sainsbury ha riproposto tali idee ad un recente convegno sull'universitá organizzato dalla Confindustria), rimane il dubbio se “modellare” sia la parola piú appropriata. Sainsbury é infatti a capo di una delle maggiori catene di distribuzione alimentari del Regno Unito: la Sainsbury's PLC, il cui interesse nello sviluppo delle biotecnologie alimentari é prioritario. Sainsbury non solo é a capo dell'OST, ma é inoltre membro del consiglio direttivo del DTI e dei Foresight Panels. Sembrerebbe (almeno a noi italiani che di queste cose ce ne intendiamo) un chiaro esempio di conflitto di interessi. Che la spinta verso il finanziamento delle biotecnologie alimentari sia dovuta all'intervento dall'interno dei palazzi governativi del Lord ?

Il principale ente che finanzia le ricerche biologiche e biotecnologiche é il Biotechnology and Biological Sciences Research Council (BBSRC) con un budget di circa 190 milioni di sterline.

Il suo direttore é Peter Doyle, ex-direttore del gigante della chimica AstraZeneca (ex Imperial Chemical Industries, ICI). Nel consiglio di ricerca figurano inoltre il direttore della compagnia farmaceutica Chiroscience e il direttore del dipartimento R&S della Nestlé.

Nel direttivo del BBSCR ci sono inoltre rappresentanti della AgrEvo UK, la prima compagnia biotecnologica che vorrebbe commercializzare a breve termine il grano geneticamente modificato in Gran Bretagna.
Non casualmente, il BBSRC ha dato una impronta fortemente applicativa alle ricerche biologiche ed in particolare alle ricerche biotecnologiche, privilegiando prevelamentemente l'agroalimentare e la ricerca nella selezione di nuove specie geneticamente modificate.

Circa 10 milioni di sterline l'anno sono date dal BBSRC al centro John Innes di Norwich per l'ingegneria genetica.

Il centro ospita fra gli altri, il laboratorio per le biotecnologie alimentari Sainsbury. Il particolare interessante é che il centro si chiama cosí perché fondato proprio da Lord Sainsbury. Sainsbury ha creato un interessante meccanismo lobbistico-istuzionale in cui da un lato finanzia la ricerca sulle biotecnologie e dall'altro permette che il suo centro di Norwich possa incassare tali finanziamenti. I risultati applicativi delle ricerche del centro Sainsbury vengono al momento usati dalla compagnia biotecnologica Diatech, che é di proprietá di Lord Sainsbury. Inoltre una normativa piú permissiva rispetto all'uso di organismi geneticamente modificati potrebbe permettere in futuro a Sainsbury di mettere alcune specie geneticamente modificate direttamente sui banchi dei suoi supermercati.
Aldilá di dubbi sulla eticitá, la salute o l'impatto ecologico, rimane un fatto preoccupante: i soldi pubblici dei contribuenti britannici finiscono per finanziare ricerche le cui finalitá sono strettamente private e legate agli interessi economici di Lord Sainsbury. Nell'ultimo anno inoltre il BBSRC ha lanciato un programma per 'incoraggiare biologi e genetisti verso l'imprenditorialitá', cioé sviluppare capacitá imprenditoriali lavorando -pagati dal BBSRC- per compagnie come Nestlé, Unilever, Glaxo, Wellcome e AstraZeneca.

I privati “entrano” dentro le universitá non solo ridefinendo i programmi di ricerca, ma persino le cattedre. Andando all'universitá di Cambridge si trova ad esempio la cattedra “Shell” di Ingegneria Chimica o la cattedra 'BP' (British Petroleum) in Chimica Organica e Scienze del Petrolio.

Aziende chimiche di primo piano come AstraZeneca finanziano laboratori per la ricerca e li rinominano. Rupert Murdoch, il famoso magnate delle televisioni ha contribuito alla finanziamento di una delle cattedre della facoltá di anglistica dell'universitá di Cambridge e inoltre permettendo l'istituzione di una cattedra in 'broadcast media' nella quale si é insediato David Elstein, ex-direttore della televisione digitale Sky One.

Come giá sottolineato nel paragrafo precedente, i consigli di ricerca sono ora in mano a direttori o ex dirigenti di grandi gruppi privati. Il direttore del consiglio della ricerca su Ambiente e Territorio é James Smith, che aveva precedentemente diretto la compagnia elettrica Eastern Electricity.

Nel consiglio direttivo figurano ancora membri della Astra Zeneca e delle compagnie petrolifere.

Il consiglio ha il compito specifico di capire, fra le altre cose, i danni prodotti dall'uso del petrolio e di altre risorse energetiche tradizionali sull'ambiente e il territorio. Il direttore del consiglio sulle ricerche mediche é Sir Anthony Cleaver, che aveva precedentemente lavorato per l'Atomic Energy Authority Technology PLC (AEA), la compagnia maggiormente coinvolta nelle ricerche nucleari in Gran Bretagna.
La gestione da parte dell'AEA dell'impianto nucleare di Dounray fu oggetto di attenzioni da parte della commissione governativa sulla sicurezza e la salute istituita nel 1998 perché la salute di alcuni dei lavoratori di Dounray era stata messa in pericolo nella gestione dell'impianto. Infine, in questa trasformazione epocale ricerche che vanno contro gli interessi dei grandi gruppi industriali finiscono per non essere finanziate e interi dipartimenti di ricerca muoiono sotto la pressione delle lobby private. Ad esempio nel 1996 il Centro per l'Ecologia Umana dell'Universitá di Edinburgo fu chiuso “ufficialmente” per mancanza di fondi.

In realtá, il centro fondato nel 1972 da uno dei membri del “Club di Roma” era stato protagonista di una inchiesta contro gli scavi aperti da una grande compagnia in Scozia per l'estrazione mineraria. Fortunatamente in seguito il centro fu riaperto da alcuni dei suoi ricercatori.

Nel mentre ai dipartimenti che “producono meno” nell'ottica della grande industria (si pensi ai dipartimenti di discipline umanistiche ad esempio) si chiede sempre piú di essere cost effective, cioé di bilanciare introiti annuali con costi di gestione. In alcune facoltá umanistiche questo significherá la riduzione dei corsi semestrali in insegnamenti che non garantiscono una quota minima di studenti.
Piú in generale, l'accentramento delle risorse per la scienza e la tecnologia nei settori high tech implica la riduzione di finanziamenti in settori non immediatamente spendibili sul mercato e riduce di fatto la possibilitá di finanziamento per quelle ricerche di natura piú speculativa e meno applicabile nel breve periodo.
Inoltre indebolisce uno dei principi cardini del sistema universitario e di ricerca britannico, quello della 'libertá accademica' (academic freedom), di cui nell'ultimo secolo si sono riempite pagine e pagine di storia universitaria anglosassone. Difendere il diritto di ricercare degli accademici britannici, ma soprattutto di accademici provenienti da altre regioni del mondo divenne una prioritá dal 1933, quando inizió la persecuzione degli accademici di origine ebraica preseguitati dai regimi nazifascisti.
Se libertá accademica significava allora non far prevalere le pressioni politiche del totalitarismo sulla ricerca, sembra un paradosso che oggi si pone il problema di non far prevalere gli interessi economici della globalizzazione, equalmente limitanti.

George Monbiot, nel suo recente lavoro The Captive State (lo Stato Prigioniero), ha sottolineato che sono poche facoltá scientifica la cui libertá accademica non é oggi messa in discussione dai contratti di finanziamento.

Conclusioni: un modello contraddittorio

Il 4 Dicembre 2002 c'é stata una grande dimostrazione di studenti a Londra contro le nuove tasse universitarie. Gli studenti britannici hanno visto in circa 10 anni cambiare la loro universitá radicalmente al punto che ben pochi di loro si avventurano nella ricerca post-laurea.

Dieci anni fa ricevevano un assegno di mantenimento e le loro tasse venivano pagate dall'autoritá scolastica. Ora le tasse vengono pagate dalle loro famiglie, mente l'assegno di mantenimento é stato sostituito da un prestito a lungo termine che dovranno ripagare una volta laureati.

Il governo propone inoltre di aumentare le tasse a livelli che per molti di loro significheranno l'impossibilitá di accedere del tutto al sistema universitario dal prossimo anno in poi.
Ma certo pochi di loro capiscono a fondo il meccanismo perverso che, legando universitá e centri di ricerca pubblici a grandi gruppi industriali, sta mettendo a rischio il loro futuro.

Il legame fra pubblico e privato ha infatti permesso allo stato britannico di finanziare sempre meno le universitá, mettendo a rischio la gestione delle loro risorse.
Il governo confida sempre piú in un intervento dei privati per rispondere ai bisogni finanziati delle universitá. Ma i gruppi privati non considerano un loro onere il finanziamento della formazione superiore o della ricerca di base, ma solo di quelle ricerche che danno immediati risultati applicativi.

Il risultato é sotto gli occhi di tutti. Le universitá britanniche sono cosí strangolate dai debiti, costrette ad aumentare le tasse universitarie, privilegiare i settori della ricerca applicativa e ridimensionare le ricerche di non immediato impatto applicativo. La conseguenza di questa decisione sará una universitá sempre meno 'centro di formazione o educazione superiore (solo chi puó permetterselo potrá accedere alle universitá) e sempre piú servizio per le compagnie private.

Se da un lato é vero che molte compagnie investono di piú in ricerche condotte nei laboratori pubblici e universitari, é anche vero che hanno negli ultimi anni acquisito potere decisionale per decidere le sorti della ricerca strategica, occupato cioé i corridors of power. Ció permette loro di prendere dal pubblico in termini di personale qualificato e strumenti per la sperimentazione, piú di quanto danno.

In tal senso il modello di formazione e ricerca britannico presenta contraddizioni difficilmente sanabili se non attraverso una inversione di rotta nell'indirizzo strategico alla ricerca.

Il problema é che sia conservatori che laburisti hanno prodotto politiche della ricerca abbastanza simili. Chi dunque, nell'ateneo della politica, potrebbe farsi carico di un indirizzo differente ?

Breve bibliografia:

1. G. Monbiot, Captive State, The Corporate Takeover of Britain, Londra: 2002
2. W. Faulkner, J. Senker, L. Velho, Knowledge Frontiers (Public Research Sector and Industrial Innovation), Edinburgo: 1995
3. AAVV, UK 2002, The Official Yearbook of the UK, Londra, The Stationary Office, 2002
4. D. Mackinnon, J. Statham, Education in the UK, Facts and Figures, Londra: Hodder&Stoughton, 1999
5. AAVV (ed. P. Cunningham), Science and Technology in the United Kingdom, Londra, 1998
6. S. Jenkins, 'Universities would do better to strike out alone,' The Times, 2/11/2002

 

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