di Tonino Del Duca
LUCERA. E’ scomparso il 7 aprile nel
silenzio della sua malattia, seguendo le leggi del suo carattere garbato e
riservato, Tommaso Maria Granieri, noto al pubblico per i suoi quadri che
ritraggono spesso scorci, paesaggi e figure delle terre del Sud.
Era nato a Lucera il 30 ottobre del 1932 ed
era emigrato con la famiglia a Torino, dove attualmente risiedono la
moglie Olga Tozzi e i sette figli, tutti felicemente coniugati. Se ne è
andato in silenzio, circondato dall’affetto dei suoi cari, ai quali,
più che ai Lucerini, ha voluto lasciare, da morto, il ricordo imperituro
della sua tomba, che si trova a Torino. Nella vita
ufficialmente era un semplice impiegato delle Poste, ma a tutti era noto
per la sua arte pittorica, che gli dava la forza di andare avanti sulla
via della piena maturità, dai primi esperimenti di caricature, ritratti e
disegni fino alle ultime, significative opere, che hanno ottenuto
riconoscimenti in Italia e in Europa. Sua fonte
principale di ispirazione era il Sud con le sue lande deserte, con i
paesini arroccati sulle montagne, con i volti adusti e consumati dalla
sofferenza, con i paesaggi stupendi di terra e di mare, appena sfiorati
dalla civiltà tecnologica. Non c’è un quadro del Granieri in cui non
si possa scorgere, direttamente o indirettamente, un tratto della costa
pugliese o un paesaggio del Tavoliere o, soprattutto, qualche angolo della
sua Lucera.
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Il critico d’arte Carlo Simonelli
giustamente ha parlato dell’espressionismo di Tommaso Maria Granieri. La
sua, infatti, non è una raffigurazione puramente rievocativa: nei suoi
quadri egli pareva lanciare un messaggio di riscossa alla gente del Sud,
che lavora la terra per tutta la vita per poi morire miseramente. Oggi, a
distanza di alcuni decenni, l’emigrazione dal Sud è più contenuta, ma
sulla storia si sono affacciate prepotentemente altre genti, i cosiddetti
extra- comunitari, che vivono gli stessi disagi e le stesse sofferenze
della gente del Sud. Riletto in chiave attuale, il messaggio del Granieri
assume, quindi, un orizzonte che va ben al di là della semplice
dimensione nazionale e si colloca in una scala di valori universali. L’artista Granieri ha sempre creduto
nelle virtù della sua gente e nelle sue capacità di rinascita. Per
questo motivo sulle desolate scene di solitudine spirituale e di aridità
materiale sovrasta la fede tenace in un futuro migliore, una fede che ha
sulla tela l’espressione assorta e dolente di un essere che vive nell’ombra.
Caratteristica di Granieri era l’uso dei colori,
adoperati in tonalità intense e impressi direttamente sulla tela mediante
la spatola. Predominano il rosso, l’azzurro e il verde nelle diverse
gradazioni; non manca il bianco, che su tinte così vivaci assume sempre
un significato particolare quasi a simboleggiare la stessa vita che nasce,
intesa come sofferta partecipazione. I suoi quadri
sono stati esposti e premiati in varie parti d’Italia e d’Europa: da
Torino a Lucera, Benevento, Roma, a Cracovia in Polonia. Di lui si sono
interessati vari critici d’arte tra i quali citiamo: Carlo Simonelli,
Gian Giorgio Massara, Michele Urrasio, Giuseppe De Matteis, Adalberto
Rossi, Gilda Chepes, Antonio Camarca. A parte riportiamo una poesia
inedita del poeta lucerino Enrico Venditti dedicata a Tommaso Maria
Granieri.
‘A pettura moderne
Quanne tu viede i quadre de Granire,
te sazeije l’uocchie avveramente.
So’ quadre accume se pettave aiere,
nen sonne i scurce de questi mumente.
Me saie addì che vonne mo i pitture
ca scuse ch’eia questa aqquà la mode?
Ie sacce che i fegure so figure,
nen so’ mamucce senza cape e code.
Mèttene i cosse addò ce vanne i vrazze,
mèttene l’uocchie addò ce stanne i
zizze.
Quilli’ nzo quadre, quille so’
pupazze,
e da fèmmene addò stanne i bellizze?
Vune d’a mode se n’adda strafotte,
tu s’aie fa na spese tiene nase.
Quante vuoie ènghie u mure d’u
salotte,
accàtta nu quadre de Tumase.
Enrico
Venditti
(Nella foto in
alto una foto dell' artista scomparso; in basso la foto di un suo quadro
raffigurante uno scorcio di Lucera)
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