Il dialetto siciliano
Le seguenti traduzioni sono tratte dal Glossario del libro "Un filo di fumo", Andrea Camilleri, Sellerio editore Palermo, Lit 15.000.
Adenzia:darisi adenzia:
badare a se stesso. Senza sapirsi dari adenzia: non sapendo risolversi.
Ammammaloccuti:stupefatti, sbalorditi, come
mammalucchi.
Appinnicunato: pinnicuni è la romana
pennichella, il sonnellino pomeridiano. Appinnicunato: semi-addormentato.
Arrimino: arriminarsi: muoversi
Assuppato: inzuppato
Astutare: spegnere. Ma anche ammazzare,
uccidere.
Babbaluci: lumaca. Detta così in siciliano
perchè lascia dietro di sè una striscia di bava luccicante.
Bùmmuli: recipienti di terracotta che
trasudando, tengono sempre fresca (l'acqua o il vino). Se non sono stati bene
infornati dal vasaio, non trasudano e l'acqua rimane calda: in questo caso il bùmmulu
è detto "crudo".
Bùmmulu crudu: persona insipida, che non sa nè di carne nè di pesce.
Càlati iuncu ca passa a china:
proverbio:piegati giunco perchè passa la piena.Sandro Attanasio in Parole di Sicilia:
accettare di buon grado o di malgrado una situazione a cui non ci si può opporre. O
piegarsi o rompersi."
Calatìna: companatico. Aiuta il pane a calari
meglio nello stomaco
Camurria: seccatura gigantesca. Deriva da
una deformazione di gonorrea, che era un tempo di lunga e difficile cura.
Cammurrusu o camurriusu: noioso.
Cantàra: plurale di cantàru. Ogni cantàru
equivaleva a cento rotoli; ogni rotolo corrispondeva a circa 1 kg.
Attenzione a non spostare l'accento di cantàru, perchè càntaru era un
vaso di terracotta atto a
deporvi gli escrementi del ventre. E quindi pezza di càntaru, cioè panno di
pitale era offesa da lavarsi col sangue.
Cantoni: pietre squadrate di tufo che
servono per la costruzione dei muri perimetrali di una casa.
La cantunera è l'angolo esteriore di una casa che dà inizio ad una strada.
Fimmina ca fa cadiri cantuni: donna straordinariamente bella.
Carico di undici: è, nel gioco della
briscola, la carta di più alto punteggio, cioè l'asso.
Mettiri u carricu di unnici significa attizzare una lite portando argomenti che
esasperano gli animi, in genere
peggiorare in qualche modo una situazione.
Catafottere: scaraventare e anche cadere, ma
sempre con violenza. Il cata iniziale è spesso un rafforzativo. Vatti a fari futtiri e catafuttiri.
Catamini: cataminarsi: muoversi. Mòviti è
invece il contrario, stai fermo.
Chiummo: piombo. Testa di chiummu:
testardo. Aviri i pedi di chiummu, avere i piedi di piombo è segno
di estrema stanchezza.
Cu nasci tunnu non può moriri quadratu: chi
nasce rotondo non può morire quadrato. Il proverbio significa che
è molto difficile mutare carattere o mutare destino.
Custureri: sarto. Dal francese coututier.
Cu veni appressu aggruppa i fili: proverbio:
chi è subordinato è sempre costretto a sottomettersi.
Aggruppari i fila, annodare i fili, significa pure dissimulare.
Favuso: falso, imbroglione, ipocrita:
Catanisi, sordu favuso (Catanese, soldo falso).
Feteva: puzzava.
Fujuto: che si è dato alla fuga.
Gana: dallo spagnolo gana: voglia desiderio.
Gastime: Jastimi: maledizioni. Ittari
gastimi, scagliare maledizioni.
Gilecco: gilet.
Lagnusìa: pigrizia, poltroneria.
Lèggia: leggera.
Levare il pelo: livari u pilu oppure
scutulari u pilu in genere è legato a: botte da... Però significa anche criticare
duramente.
Malanova: cattiva notizia.
Minnitta: vendetta. Ma farinni minnitta
equivale a fare strage, distruggere sconciamente.
Mutàngheri: mutangherìa è il silenzionato
da dispetto o da indisposizione. E' anche non voler parlare
a bella posta, tenendo per sè i propri pensieri.
'Ngiuriato:'ngiuria: nomignolo offensivo.
Assai più spesso è un soprannome che trae origine da un tic,
da un difetto fisico, da una particolarità del carattere, da un'abitudine.
Nico: piccolo, in tutti i sensi, di età e
di grandezza. La frase mi pari nicu sta per: mi sembri irragionevole.
Nonsi: nossignore.
'Nzamà: 'nzamà Signuri; vale esattamente:
non sia mai, Signore! Dio ne scampi e liberi.
Omu di panza: colui che sa tenere tutto
dentro di sè, ligio alle leggi dell'omertà. Significa anche mafioso.
Papello: è, ironicamente, uno scritto
eccessivamente lungo. E' anche l'equivalente del papiro che si consegna
alle matricole universitarie. Deriva dallo spagnolo papel, carta.
Parrino: prete. Monaci e parrini sinticci la
missa e stòccacci li rini (monaci e preti. ascoltali dir messa e poi
spezza loro le reni), Significa anche padrino.
Pejo: peggio.
Piombigno: plumbeo se detto del cieo; se
detto del sonno vale pesante.
Pirtusi: pertugi, buchi.
Pititto: appetito.
Prescia: fretta.
Puliziare: far pulizia, pulire.
Pupi pupi: gli occhi fanno pupi pupi quando,
per stanchezza, la vista si annebbia e par di vedere macchie e figure.
Purriti: dal francese pourri: marcio,
guasto, corroso, putrido.
Quadiare: scaldare. Anche cominciare ad
adirarsi.
Raggia: rabbia. Dal francese rage.
Ristari 'ntridici: restare in tredici:
significa rimanere a mezzo e proprio sul più bello. Si dice anche di chi non ha
saputo trovare una soluzione, una risposta pronta: ristò 'ntridici.
Sanfasòn: dal francese sans facon, senza
modo, senza ordine, alla come viene viene.
Santioni: bestemmie.
Scanto: spavento, paura.
Sciroccati: colpiti dallo scirocco, vento
caldo e umido, che toglie le forze.
Scu e passa in là: scu è il suono col
quale si scacciano i porci. Nun mi dissi nè scu nè passaddà, significa
non avere ricevuto risposta ad una domanda, equivale a un silenzio volutamente
indifferente.
Sperto: esperto, pratico. Ma in realtà
significa furbo. Chi ti senti, spertu? (Vuoi fare il furbo con me?)
Strammaria: stranezza: Stramma: strana,
inconsueta.
Strascinuni: trascinandosi per terra.
Struppiare: storpiare.
Svacantato: svuotato.
Tabbùto: bara, cassa da morto.
Talìa: taliàre è guardare.
Tanticchia: un poco. Si dice anche na picca.
Tirribìlio: fracasso, confusione, insieme
di cose terribili.
Trigliole: triglie piccole ma saporitissime.
Tringulimìnguli: barcollante, malfermo
sulle gambe.
Ummira: ombra.
Una stampa e una figura: espressione che si
adopera per designare due cose identiche fra loro.
Urbigna: dàrisi corpa all'urbigna: darsi
botte da orbi.
Vossia ci issi: Vossignoria ci vada.
Zammù: liquore fatto con alcool ed essenza
di cimino. E' una specie di anice che si beve con l'acqua.
Zaùrdo: zotico, oppure chi ha difficoltà a
capire.
Le seguenti traduzioni sono tratte dal libro
"Occhio di capra", Leonardo Sciascia, Einaudi, ediz. del 1984 Lit.
9000.
Alcune sono riportate dallo stesso autore sul libro "Kermesse", Sellerio
Editore.
Ammatula ti spicci e fà cannola | ca lu
santu è di marmaru e nun suda: Inutilmente ti pettini e ti arricci |
poichè il
santo è di marmo non suda. E' una canzone di disdegno di una donna prima amata.
Piru ca mai a lu munnu ha' fattu pira | pira 'un
ha' fattu e miraculi vò fari?: pero che mai al mondo hai fatto
pere | pere non hai fatto e miracoli vuoi fare ?. Un contadino sradica un pero che
non dà frutto e lo vende ad uno scultore che ne cava la statua di un santo; sicchè quando il contadino va in chiesa e la
vede sull'altare, intorno i fedeli in preghiera, sa dell'inutilità di pregarlo.
Ccà sutta 'un ci chiovi. Qui sotto non ci
piove. Frase cui si accompagna il gesto dell'indice della mano destra dritto sotto il palmo della mano sinistra: a figurare un uomo sotto una tettoia, sotto un
ombrello - fisicamente; se stessi al riparo da ogni detrazione e maldicenza - moralmente. Espressione verbale e
mimica, che vuol dire di una vita intemerata, incorrotta e incorruttibile anche nello sfiorare o nello star dentro a fenomeni
di corruzione.
Lu curnutu a lu so paisi, lu sceccu unni va va.
Il cornuto al suo paese, l'asino dovunque vada. Cioè: il cornuto è conosciuto come tale soltanto nel proprio paese, ma il cretino lo si conosce subito e
ovunque. Vi è implicita l'esortazione a mutar paese per il cornuto, a restarsene nel proprio per il cretino.
Lu pisci di lu mari | è destinatu cu si l'havi a mangiari. Il pesce del mare | è
destinato chi lo deve mangiare.
Traduzioni Libere
Spassu di chiazza e
triulu di casa: Spasso di piazza e
tribolo di casa. Si dice di persona che in famiglia fa tribolare mentre è
spassosa e divertente in piazza con gli estranei.
Sparagna la farina quannu
a cascia è china: Risparmia la farina
quando la cassa è piena. Invito a risparmiare quando c'è ancora qualcosa da
risparmiare.
Cu si 'nnamura di biddizzi si 'nnamura e nenti: Chi
si innamora delle bellezze si innamora di niente. Indica che la bellezza è un
bene effimero che passa con il passare del tempo.
Impigna: facci
i'mpigna: sembrerebbe
essere il materiale con il quale si allestivano le suole delle scarpe, quindi
significa avere una faccia pù dura della suola delle scarpe. Di solito
si dice a chi non ha pudore o vergogna di quello che dice.
Stuiarsi lu
mussu cu pedi: pulirsi il muso con
il piede. Si dice ad una persona alla quale da adesso in poi non si farà alcuno
sconto o favore di qualsiasi genere perchè ha recato un' offesa.
Facci chi non si
vista si disiata: La faccia che non
si vede spesso é desiderata.
U peggiu omu è
parenti o re a megghiu fimmina è parenti a buffa: Il
peggior uomo è simile al re, la migliore donna è simile ad una rana.
U mortu 'nsigna a
chianciri: il morto insegna a
piangere.
U lupu di
malacuscienza chiddu chi faci pensa: Le
persone che hanno una cattiva coscienza pensano allo stesso modo in cui
agiscono.
Cu si vaddò si
sarbò: Chi si è guardato si è
salvato.
Nà parola bona leva
l'omu da furca: Una buona parola
può salvare l'uomo dall'impiccaggione. Di contro, una parola cattiva può
ucciderlo. Invito a pesare le parole.
O caru scordati e o
mercatu pensaci: Al caro dimenticati
e all'economico pensaci. E' un proverbio che indica che spesso le cose
acquistate ad un prezzo inferiore danno più preoccupazioni e sono, a lungo
andare, meno vantaggiose di quelle acquistate ad un prezzo più caro.
Lassa lu mortu a chianciri
e và unn'a fimmina a parturiri: Lascia
il morto da piangere e vai dalla donna che deve partorire. Di fronte alla scelta
tra piangere un morto e assistere al parto di una donna è di gran lunga
preferibile la seconda opzione. Il morto non se ne fa niente delle lacrime
mentre la donna che partorisce ha bisogno di aiuto.
Cu si loda
s'imbroda: Chi loda se stesso si
cala in una brodaglia.
Conzala commu vò, sempri
cucuzza iè: Condiscila come vuoi,
sempre zucchina è. Si dice a colui il quale cerca di condire un discorso
insipido con parole forbite e apparentemente ricche di significato. Il discorso,
come la zucchina, rimane comunque insipido, privo di contenuti.
Cu tuttu ca sugnu orbu la
viu niura: All'inizio
della seconda guerra mondiale un giornalista aveva chiesto ad un mendicante
cieco davanti alla chiesa di un piccolo paese del sud della Sicilia che cosa ne
pensava dell'entrata in guerra dell'Italia. Il cieco rispose: <<Nonostante
sia cieco, la vedo nera>>. Ancora oggi questa frase viene usata quando
c'è un assoluto pessimismo riguardo all'evolversi di una certa situazione.
Sutta
all'acqua fami, sutta a nivi pani: Sotto
la pioggia fame, sotto la neve pane. La neve non provoca tanto danno quanto la
pioggia per il grano.
Cu bedda voli appariri
peni e guai avi a patiri: Chi bella vuole
apparire pene e guai deve patire. Significa che chi vuole apparire bella deve
sottostare anche alle torture di busti, tacchi alti, pesanti parrucche ed abiti
che non consentono libertà dei movimenti. I guai, sono i rischi di tali
accorgimenti: slogature, malformazioni dell'addome e problemi respiratori.