Devo ammettere che non è per nulla
facile introdurre l'argomento bonsai in maniera organica e chiara per
chiunque, soprattutto in un breve excursus che prevede un successivo,
necessario approfondimento.
Risulta difficile per la vastità dell'argomento e per il fatto
che diversi sono i punti di vista e diversi sono i motivi per cui ci
si avvicina a questa pratica. Si può apprezzare un bonsai per
sue fattezze o perchè ci avvina alla natura in maniera esotica,
possiamo essere stati costretti ad avvicinarci ad esso perchè
ci hanno regalato uno di questi "cosi" di cui vorremmo ritardare il
più possibile la morte che, per sentito dire, sappiamo essere
inevitabile quanto imminente.
C'è chi, invece, può essere contagiato da questa passione,
o semplicemente incuriosito da un feeling particolare con "l'oggetto
bonsai" o con la cultura che sta dietro questi "affari".
Preso a sè un bonsai è un albero in miniatura che conserva
tutte le caratteristiche dei parenti più grandi che non vivono
in cattività. Viene sottoposto a tecniche particolari volte a
simulare l'intervento della natura (neve, frane, vento, etc.) che i
suoi simili sono costretti a fronteggiare, assumendo nel corso di svariati
anni quelle stesse forme a cui ci si ispira educando un esemplare in
vaso.
Il bonsai ha origini lontane nel tempo e nello spazio.
E' principalmente in Cina che il Bonsai si è originato ed è
diventato una pratica "artistica" (per quelle culture) che si è
sviluppata in diverse scuole, alcune delle quali tuttora esistenti.
Quello che noi conosciamo, però, è il bonsai giapponese,
arrivato a noi con le prime esposizioni del XIX secolo.
Rispetto al bonsai cinese (da cui i giapponesi hanno, come loro solito,
tratto inspirazione) quello giapponese è più perfezionato
nelle tecniche e nell'estetica, e più chiari sono i rimandi a
quella filosofia che lo accomuna ad altre pratiche che accompagnano
il percorso spirituale di un numero sempre minore di giapponesi e di
un numero sempre maggiore di occidentali.
Anche il bonsai giapponese vive una evoluzione continua, per la scoperta
di nuove tecniche, per il susseguirsi delle mode e delle figure carismatiche
che danno sempre nuovi stimoli a chi pratica questa attività.
Sono state elaborate regole e canoni estetici che, volti all'armonia
ed alla semplicità delle forme tentano di regolare una creatività
che si deve muovere nel rispetto della natura. Esistono stili fondamentali
che suddividono i vari bonsai a seconda di forma e dimensione, e guidano
l'appassionato dettando suggerimenti che semplificano la coltivazione
nel rispetto della tradizione che ha dettato queste regole.
Nel bonsai l'aspetto più spirituale, più
meditativo, traspare in diversi momenti.
Esiste una ritualità che permea l'atto stesso
dell'educare una pianta già nel momento in cui si comincia a srotolare,
concentrandosi e rilassandosi, il panno che avvolge gli attrezzi che
vengono utilizzati, ognuno col proprio specifico compito, per potare
e trasformare l'albero che abbiamo di fronte e termina con una tazza
di tè sorseggiata davanti ad un buon esemplare esposto secondo
le regole, parlando di coltivazione, di zen, di affari o semplicemente
della propria giornata.
Anche la legatura dei rami con filo metallico (oggi necessaria per determinare
la direzione) richiede concentrazione e spontaneità nell'esecuzione.
Quando poi una pianta viene coltivata ciò viene fatto adattando
i propri ritmi a quelli dell'albero, che segue il normale ciclo delle
stagioni senza badare alla frenesia del fare quotidiano; attendendo
con serenità anche lunghi anni prima di ottenere i risultati sperati.
La ricerca delle forme e dei disegni dei vari alberi deve essere volta
al rispetto di armonia, di equilibrio fra pieno e vuoto, di dignità
della pianta, la quale esprime in ogni momento della sua vita quella
tranquillità austera insaporita dalla patina del tempo che tanto
è cara alla cultura zen. Il fatto che un esemplare degno di questo
nome esprima in ogni momento la sua impermanenza, il wabi ed il sabi
è fondamentale affinchè si possa parlare vermaente di bonsai.
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