Da un articolo del Boni, apparso nel 1897 sull'Archivio
Storico dell'Arte, sappiamo che tra gli anni 1875-76 alcuni privati
condussero lo scavo di un sepolcro a Tor di Quinto, nella tenuta di
un certo Adriano Ranucci, al fine di estrarre marmi da rivendere sul
mercato antiquario, oppure come marmo di lavoro. Il monumento romano,
ascrivibile al II secolo dell'impero(del tempo di Apollodoro o di poco
posteriore), secondo il Boni, fu innalzato in onore di persona cospicua,
forse, conosciuta da Traiano. Era interrato di quattro metri rispetto al
piano antico, documentato dal selciato della via Flaminia. Per l'identificazione
del luogo originario del monumento è preziosa l'indicazione del
Boni che il nucleo originario del sepolcro era costituito da uno zoccolo
rettangolare sormontato da due tamburi gemini, in opera a sacco di malta
e tufi. Tuttora a Tor di Quinto, esiste ancora questo rudere, identificabile,
per la forma in sè abbastanza insolita, con quello corrispondente
alla descrizione del Boni. Il rudere oggi s'alza di m. 3,10 sul piano di
campagna e di m. 5,30 sul fosso che ancora lo circonda, ricordo del vecchio
scavo. Consta di un corpo rettangolare di m. 8,35 di fronte, per 3,20 di
lato e 2,70 di altezza, sormontato da due tamburi fino all'altezza di m.
2,60. L'altezza complessiva è quindi di m. 5,30 sull'interro.