Antonino Saggio

(dell'urbanscape)

…“Incominciamo da un fenomeno macroscopico come le "brown areas" o aree dismesse. La società dell'informazione ha sempre meno bisogno di grandi porzioni di terreno, in particolare se dislocate nelle città, per produrre beni manifatturieri. Sempre meno il "luogo" diventa in sé fattore importante.”…   

…“In questo processo che investe tutto il mondo occidentale le aree si liberano dalle fabbriche (che possono divenire sempre più piccole, meno inquinanti e deprivanti) e grandi risorse sono rimesse in gioco, prima di tutto appunto quelle abbandonate dalla produzione industriale.”…

…”Progettare oggi in queste aree implica una profonda riconsiderazione della città e del suo funzionamento e apre nuove strade di ricerca estetica ed espressiva. … L'architettura si insinua nelle maglie dell'esistente, usa e rilancia gli oggetti preesistenti come dei ready-made, crea con le sue articolazioni dinamiche spazi interstiziali 'tra' nuovo e preesistente. Ma al di là delle scelte espressive, o delle "ferraglie contorte" che spaventano, è proprio una idea diversa di architettura per la città che si afferma. A guardare le opere più riuscite viene proprio da definirle operazioni di urbanscape. Sono grandi opere di ripensamento della città, delle sue intersezioni, dei suoi flussi dinamici, dei suoi nessi complessi.”…
 

 

Michele Lisena 2003

Quindi la nostra è una sfida che si gioca e si giocherà tutta nella progettazione e nel ripensamento degli spazi interstiziali delle nostre città. Ma come le “italiche” città risponderanno a questa sfida? E’ difficile pensare ad una architettura, vista come “ferraglia contorta” che spaventa, che si insinua nelle maglie dell'esistente e del preesistente delle nostre antiche città , che intende “utilizzare” e “rilanciare” gli oggetti preesistenti e naturalmente antichi con conseguenze, su questi ultimi, inevitabilmente e profondamente, drammatiche. E come questa nuova sfida intenderà fare i conti con la cultura del “Restauro”?  

 

 

 

 

 

 

 

Antonino Saggio

 (della comunicazione)

…“Una delle critiche spesso rivolte alle ricerche della nuova architettura è quella di aderire a modelli "pubblicitari e comunicativi" che implicitamente toglierebbero "verità" alla fabbrica edilizia e alla costruzione. L'osservazione è senz'altro pertinente, per rispondere bisogna chiedersi che cosa è avvenuto in questi trent'anni nel grande settore della comunicazione.”…

…”I messaggi dell'epoca industriale erano dichiarativi, assertivi, certi. Pensiamo alla pubblicità. Quella della società industriale cercava di dimostrare la bontà del prodotto attraverso le sue caratteristiche, quella della società dell'informazione invece trasmette "una narrazione" una storia del prodotto, dando assolutamente per scontato che il prodotto funzioni. In un caso il messaggio tende ad essere oggettivo nell'altro soggettivo e sostituisce ai meccanismi certi della "causa ed effetto" le immagini dinamiche e polidirezionate delle figure retoriche.”…

…”Lo stesso processo avviene per l'architettura: alla rappresentazione di logiche assolutamente oggettive (separazione di struttura e riempimento, coerenza tra funzione interna e forma esterna, divisione in zone congrue ai diverse usi) si sostituisce una narrazione. Un edificio non è più buono solo se funziona ed è efficiente, insomma se è una macchina, ma deve dire e dare di più. Tra l'altro quando serve, anche simboli, storie.”…

 

Michele Lisena 2003

L’immagine è per l'architettura contemporanea il mezzo privilegiato per "informare", "comunicare", "esprimere", "narrare" ed è a tal proposito interessante citare un brano dal testo “L’architettura dell’immateriale” in I. Brevi considerazioni sull’immagine e II. Immagine e architettura di Gianfranco Neri (CLEAR, Roma 1992):

…”L’immagine è il mezzo privilegiato per la trasmissione delle informazioni nelle società avanzate.”… 

…”Le nuove immagini architettoniche partecipano a questi modi all’interno del più vasto e generale scambio iconico, “…

…”L’immagine è un messaggio violento, compiuto, è o non è, è senza storia, le fasi della sua costruzione sono misteriose, si può accettare o rifiutare ma non ha in sé gli elementi che portano a una sua valutazione critica.”…

 …”L’ immagine è un messaggio senza tempo, l’informazione che la costituisce viene offerta in un singolo momento.”…

…”istantaneità ed efficienza della comunicazione”…

…”se nella modernità l’immagine architettonica rinviava all’uso, oggi rinvia soltanto a se stessa. I segni derivanti dai compiti funzionali dell’edificio scompaiono, mentre sullo sfondo di questa rimozione si profila un’intelaiatura elementare che oscilla tra astrazione e simbolizzazione.”…

 

 

 

 

e ancora per finire sempre di Gianfranco Neri in IV. Conclusione:

 

…”La scomparsa dell’orizzonte della fabbrica ha liberato nuove potenzialità espressive per l’architettura che ha intuito la possibilità di inserirsi nel grande circuito della comunicazione consentito dai media, che lascia presagire una nuova universalizzazione del suo linguaggio.”…

 

e dal testo “Il transito nel simbolico” di Franco Purini (Manoscritto, 1990):

 

…”Per l’architetto <utilizzare l’architettura per comunicare è diventato molto più importante che rispondere alle richieste che ad essa sono tradizionalmente rivolte e che riguardano il suo aspetto di utensile>.”…    

 

e dal testo “Gli archetipi dell’inconscio collettivo” di C. G. Jung (Boringhieri, Torino, 1977):

 

…”Se <il processo simbolico è un’esperienza nell’immagine e dell’immagine> e <sebbene in un primo tempo tutto sia vissuto in immagine, cioè simbolicamente…il pericolo principale è quello di soccombere all’affascinante influsso degli archetipi, … cioè immagini che sono a priori così cariche di significato che non ci si chiede mai cosa veramente possono voler dire>.”…

 

vorrei chiudere con un piccolo racconto dal testo “Le nozze di Cadmo e Armonia” di R. Calasso (Adelphi, Milano, 1988) carico di immagini e che di immagini narra:

 

…”<Celato in un folto di canne non lontano dall’Eurota, giacque per anni il simulacro ligneo della Artemis Taurica. Oreste lo aveva rubato dal santuario. Viaggiò a lungo tenendolo  stretto tra le mani, per tutto il tempo in cui sentì incombere la follia sulla sua testa. Poi un giorno pensò che avrebbe provato a vivere da solo, e nascose la statua in quel luogo selvatico. Due giovani Spartani di sangue reale, Astrabaco e Alopeco, lo scoprirono per caso, smuovendo le canne. Eretta, fasciata di giunchi, la statua li fissava. I due Spartani furono colti allora da follia, perché non sapevano ciò che vedevano. Questo è il potere del simulacro, che guarisce soltanto chi lo conosce. Per gli altri è una malattia>.”…

 

 

 

 

 

 

 





Antonino Saggio

 

(della rivoluzione informatica)

Mies Van Der Rohe, chiudendo il congresso del Werkbund a Vienna nel 1930, disse: "Il tempo nuovo è una realtà; esiste indipendentemente dal fatto che noi lo accettiamo o lo rifiutiamo. Non è né migliore né peggiore di qualsiasi altro tempo, è semplicemente un dato di fatto ed è in sé indifferente ai valori. Quel che importa non è il 'che cosa' ma unicamente e solo 'il come'". Il come è nostro.

Michele Lisena 2003

L’affermazione di Mies Van Der Rohe lascia a noi tutti, e soprattutto a noi giovani, il dilemma sulcome’ vivere questa fase di cambiamento epocale. Sulcome’ esserci davvero in questo cambiamento. Sulcome’ culturalmente vivere questa “rivoluzione informatica”. Sulcome’ far diventare l’informatica uno “strumento” di elaborazione e costruzione di “cultura” del cambiamento. Sulcome’ allontanare ogni banalizzazione dello “strumento informatico”. …” Il come è nostro. “…

 

 

 

 

Michele Lisena