In "Mare e Sardegna" si trovano
alcuni dei temi ricorrenti nell'opera lawrenziana. Questo mostra che gli anni
1920-23 sono cruciali per lo sviluppo del suo pensiero maturo. Il periodo
post-bellico, sia per esperienza personale (le sue prime, infelici relazioni
sentimentali ebbero come conseguenza un rifiuto del razionalismo occidentale,
che per lui impediva all'uomo di vivere pienamente la propria vita) e per
ragioni sociali e storiche (la guerra richiedeva uomini ben disciplinati, adatti
a occupare un posto nell'esercito o lavorare in un'economia di guerra, a
detrimento dell'individualismo), portarono Lawrence a vagheggiare di una
società pre-industriale, perfino pre-apollinea, che liberasse l'uomo dalle
manette psicologiche del razionalismo.
La ricerca di una civiltà pre-industriale, e anche pre-cristiana (culturalmente
dovuta all'influsso di Friederick Nietzsche) è ben rappresentato da alcuni
passi in cui viene descritta l'unicità della gente di Sardegna: "Si vedono
alcuni visi affascinanti a Cagliari: quei grandi occhi scuri privi di luce. Ci
sono affascinanti occhi scuri in Sicilia, vivaci, grandi, con una punta di luce
impudente e un curioso girare, e lunghe ciglia: gli occhi dell'antica Grecia, di
sicuro. Ma qui si vedono occhi di un'oscurità soffice e vuota, tutta velluto,
senza alcun diavoletto che fa capolino. E colpiscono un tasto sconosciuto,
antico: prima che l'anima divenisse autocosciente. Prima che la mentalità
ellenistica apparisse nel mondo. Remota, sempre remota, come se l'intelligenza
giacesse nel profondo di una caverna, per mai venire allo scoperto. Si cerca
nell'oscurità per un secondo, il tempo di uno sguardo. Ma senza riuscire a
penetrarne la realtà. Recede, come una creatura sconosciuta, più profondamente
nella propria tana. C'è una creatura, misteriosa e potente. Ma quale?"
(Cap. 3)
E ancora: "non hanno alcuna idea della nostra crocefissione, la nostra
coscienza universale. Ognuno di loro è incentrato e avviluppato in sé stesso,
come gli animali selvatici. Guardano, e vedono altri oggetti, oggetti di cui
diffidare o da ridicolizzare, o annusare con curiosità. Ma "Amerai il
prossimo tuo come te stesso" non è mai penetrato nella loro anima, nuppure
un po'. Potrebbero amare moltissimo il loro prossimo di un amore caldo,
passionale, disinteressato. Ma l'amore, probabilmente, cesserebbe
all'improvviso. Il fascino di ciò che è fuori di loro non li ha catturati. Il
loro prossimo è un semplicemente dato esterno... percepisco per la prima volta
la vera vita medioevale, che è chiusa in sé stessa e non ha alcun interesse
per il mondo esterno...Non si faranno invadere dalla coscienza mondiale. Non
vestiranno i panni comuni del mondo. Rozzi, vigorosi, determinati, si terranno
la loro rozza ottusità e lasceranno che il gran mondo trovi da solo il suo
proprio oscuro inferno. Il loro inferno appartiene a loro soli, e lo
preferiscono senza luce." (cap.5)
Un altro tema, che ricorre costantemente nell'opera di Lawrence, è la ricerca
dell'individualismo, il desiderio di fuggire dalla massificazione in un mondo
omogeneo, che aveva privato l'uomo della libertà individuale. "Mi fa
piacere che l'era dell'amore e dell'uniformità sia finito: odiosa, omogenea
uniformità planetaria. Mi fa piacere che la Russia si ritiri in un selvaggio
nazionalismo e scitismo, brutalmente imperniato su sè stesso. Mi fa piacere che
l'America faccia lo stesso. Sarò lieto quando gli uomini odieranno i loro abiti
comuni, universalmente simili, quando li stracceranno e si vestiranno fieramente
per distinguersi, brutale distinzione contro il resto del mondo che
striscia...L'epoca dell'amore e della uniformità è finita. L'era
dell'uniformità planetaria dovrebbe essere alla fine. Gli uomini ora si
calcheranno sul capo l'un l'altro i loro berretti, e combatteranno per la
separazione e la netta distinzione. Il tempo della pace e dell'uniformità è
finito; è a portata di mano il giorno della grande guerra per la molteplicità.
Affrettate quel giorno, e salvateci dall'omogeneità proletaria e dalla totale
somiglianza color cachi." (cap.5).