Abbazia
di Farfa
L’Abbazia
sorge nell’area comunale di pertinenza di Fara Sabina, tuttavia le
vicende storiche collegano il centro all’intera Valle del Farfa.
Si
tratta di uno dei più famosi e potenti centri monastici del
Medioevo, la cui influenza religiosa, culturale e politica si allargò,
per un lungo arco di tempo, a vaste zone dell’Italia centrale. La
chiesa e i numerosi edifici che formano il complesso hanno subito,
nel corso dei secoli, profonde trasformazioni.
L’Abbazia
sorge in una località già frequentata in età romanma, come
testimoniano il ritrovamento di strutture murarie sotto la stessa
chiesa, di un iscrizione menzionante l’imperatore Commodo e gli
stessi materiali di epoca classica reimpiegati nella chiesa.
Storia
Per un portale si accede al piccolo e suggestivo borgo di Farfa, ora
di poche decine di abitanti, sorto intorno all’abbazia. Si compone
di schiere di case di uguale altezza al cui piano terreno si aprono
piccole botteghe dal tipico architrave in legno.; queste ultime
venivano affittate dai monaci nelle grandi fiere di aprile e
settembre che richiamavano gente da tutta l’Italia centrale . Il
borgo, già in grave decadenza venne restaurato e in gran parte
ricostruito per volontà dell’ultimo proprietario, conte Volpi di
Misurata, nel corso d questo secolo.
L’Abbazia
fu fondata nel 680 per opera di Tommaso di Maurienne con l’aiuto
del duca di Spoleto Faroaldo II e di papa Giovanni VII sui resti di
una più antica basilica devastata dai Longobardi.
Grazie
alla sua posizione strategica venne protetta dai Longobardi e dai
Franchi; Carlo Magno volle che passasse alle dirette dipendenze
della sua amministrazione. Dopo un periodo di splendore sotto i
Carolingi, che raggiunse il suo punto più alto con l’abate
Sicardo (830-841), nell’891 venne assalita dai Saraceni. Dopo aver
resistito agli attacchi per sette anni l’abate decise di
abbandonare il monastero. Scomparsa la minaccia saracena, il
successore, l’abate Raffredo, tornò a Farfa che trovò in
completa rovina. Grazie all’opera dell’abate Ugo (997-1039)
l’Abbazia ritrovò una relativa unità. L’abate organizzò la
vita monastica e non trascurò gli edifici abaziali. Sotto il suo
successore Berardo I, lo scriptorium dell’Abbazia raggiunse un
momento di grande fervore intellettuale. Gregorio da Catino scrisse
il celebre Regesto, il Chronicon, il Largitorio e il Floriger.
In
seguito l’Abbazia partecipò alle contese politiche appoggiando la
politica imperiale di durante la lotta delle investiture. Con il
Concordato di Worms (1122) e il conseguente ritorno sotto la giurisdizione papale,
l’Abbazia vide sminuita la sua importanza politica ed economica.
Al
principio del ‘400 Bonifacio IX la costituì in commenda del
nipote Francesco Tommacelli. Dal 1421 al 1553 fu commenda degli
Orsini; nel 1567 vi entrarono i Cassinesi e la commenda passò ai
Farnese, quindi (1627-1728) ai Lante della Rovere; finalmente, nel
1769, la carica di abate di Farfa fu data al vescovo della Sabina.
Soppressa nel 1841 la commenda abbaziale, la piccola comunità
monastica scomparve con l’unità d’Italia e l’Abbazia divenne
proprietà privata. Nel 1919 fu ricostituita dalla congregazione
cassinese trasferendovi i monaci dell’abbazia di San Paolo fuori
le Mura di Roma.
I
monaci benedettini sono tutt’oggi presenti nell’Abbazia.
- Museo
dell’Abbazia
Orario di apertura: 9.30-12.00
15.30-17.00. Chiuso il lunedì
Per prenotare le visite
guidate rivolgersi al n.0765-277065
Arte
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