ALBIDONA

 

TRA STORIA E LEGGENDA

Si estende sul versante orientale della catena del Pollino e confina con i comuni ai Alessandria del Carretto, Amendolara, Castroregio, Oriolo, Plataci, Trebisacce, ed a levante con il mare Jonio,Ha una supcrficie di 63,61 km2 con una densità media di 34.6 abitanti per km2.
 
Mentre il paese (2040 ab.) è posto ad 810 m. s.l.m., in aperta posizione tra la media valle della fiumana Saraceno e la testata del torrente Avena, il suo territorio raggiunge una quota massima di 1.100 m. s.l.m. restando dominato a distanza dalla vetta del monte Sparviero ( 1713 m.l. m. ed una minima a quota mare per un'ampiezza di circa 250 m di spiaggia.
Dista 14 km dalla ferrovia e 102 km da Cosenza cui è collegata da una strada provinciale che si innesta alla SS 106.  
Zone da sviluppare sarebbero quelle di Mostarico e Torre di Albidona. La prima è a 800 m. s.l.m. In posizione stupendamente panoramica, la seconda, a diretto contatto con il mare, è posta sulla direttrice naturale di sviluppo di Trebisacce.
Abbiamo pensato di chiamarlo Olimpo per la somiglianza che, immaginiamo, possa avere col monte greco, dove gli dei continuamente bisticciavano, mentre su questo i venti più svariati, a  gara, fanno eterni capricci. Le case del centro storico aggrappate le une alle altre si stringono    
 
Piana dei Monaci sul mare     
 
   sempre più alla Chiesa Madre, mentre le periferie si aprono come ali e danno al tutto l'incredibile aspetto di un'aquila che, col suo occhio acuto, spazia libera tra il golfo di Taranto e la catena del Pollino. La sua privilegiata posizione consente di scorgere vasti orizzonti che vanno dalla fertile pianura di Sibari ai ventosi monti dello Sparviero e della Previtera, dall' azzurro e ancora limpido mare Jonio alle scintillanti vette deI Pollino.Tempo permettendo, come in una cartolina illustrata, si può godere di sera uno spettacolo di rara bellezza: mille luci, più o meno fioche, si accendono demarcando la miriade di paesetti che costeggiano il golfo.

Che dire poi del sorgere del sole! L'alba spunta come d'incanto e i primi riflessi si stagliano meravigliosi sulla superficie umida e piana del mare. Spettacolo ancora più suggestivo è rappresentato daI tramonto. Le creste indorate dei monti sembrano con i loro slanci voler tardare il tuffo inesorabile del sole.Tutto appare splendido e magnifico da questo punto di osservazione e gli scenari che si susseguono, qua e là, sono sempre nuovi e pittoreschi.A conclusione di queste nostre brevi considerazioni, vorremmo invitare quanti in passato non ne hanno avuto l'occasione o, l'hanno fatto con molta distrazione, a soffermarsi un poco sulle   innumerevoli bellezze del creato che Albidona offre a coloro che amano, stimano e rispettano la natura, i loro slanci voler tardare il tuffo inesorabile del sole.

Panorama da Mostarico 

 
Il paese ha origini molto remote, riallacciandosi a Leutarnia, la città nella quale, dopo la guerra di Troia, giunse un gruppo di profughi guidati da Calcante l'indovino reso immortale dal verso ai Omero, e qui deceduto per il dolore causatogli dalla sconfitta patita ad opera di Mepsos, figlio di Apollo, in una gara di chiaroveggenza. Accanto una tomba di Calcante furono in seguito seppelliti Podalirio, figlio di Esculapio, medico come il padre, ed il fratello Macherone, entrambi giunti al seguito dell'indovino.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
Piano Giumenta - Zona nuova
 
 
 
Riallacciandosi ad epoche geologiche, che registravano in quel posto un vulcano spento, Leutarnia o Levitonia, come pur qualcuno scrive, mutò nome in Albidona, da altri scritto Alvidonia, che in ebraico vuol dire , << fiamma inferiore >>, per distinguerla da quella superiore del Piano di Senise; ma, più probabilmente, prese l' attuale nome per imposizione della famiglia così cognominata che lo ebbe in feudo. Nel XIII sec. apparteneva a Goffredo d'Amico, una cui nipote, Avenia, nel 1291 lo recava in dote a Giacomo d'Oppido. Ancora quale bene dotale subiva un passaggio in casa dellaMarra, da cui la vedova di Giazzolino lo trasferiva per vendita a Jacopo Castrocucco. Entrato nel dominio di Gerardo Montello, Guglielmo d' Albidona, Giordano Sanfelice, ritornava ai Castrocucco fino a quando Alfonso d'Aragona non li privava per darlo ad Antonio Sanseverino. M ritornato ai Castrocucco per reintegra a Venceslao, figlio del punito Francesco, passò ai Mormile nella cui famiglia rimase fino all'eversione della feudalità ( 1806).
 
In virtù dell' ordinamento disposto al tempo della Repubblica Partenopea, Albidona venne incluso nel Cantone di Tursi. E' con l'ordinamento francese del 1806 che viene sottoposto al cosiddetto Governo di S. Lorenzo Bellizzi, mentre per effetto della successiva legge del 1811 viene incluso nel Circondario di Amendolara, nel quale viene confermato dalla successiva legge promulgata alla restaurazione borbonica nel 1816.

Nel 1906 venne incluso nell' elenco degli abitati da consolidare a totale carico dello Stato. La chiesa Parrocchiale di San Michele di origine seicentesca, ha perduto, a seguito di continui rifacimenti, i segni della primitiva costruzione; l'interno decorato a stucchi è dotato di statue processionali.

                               

Torre Piano dei Monaci Sec. XVI

Si vedono ancora avanzi di mura del Castello medioevale e, sulla costa, una Torre di guardia costruita nel XVI secolo. La torre del Piano dei Monaci presso la Marina di Albidona faceva patte del dispositivo di guardia e difesa contro le incursioni turchesche.

Nella prima piazzetta del paese è l'espressivo monumento in bronzo che, opera dello scultore lucchese Mario Pelletti, ad iniziativa del cav. Leonardo Rizzo, per primo è stato elevato nella Regione a ricordo dei caduti di tutte le guerre.
 
L' economia è basata essenzialmente sull'agricoltura i cui prodotti principali sono grani e biade, ed eccellenti vini ed olii. Un tempo Albidona era rinomato per la gran quantità di cacciagione che trovava stanza nei numerosi boschi compresi nel territorio . Notevole era pure la lavorazione di panni che veniva fatta dalle donne in telai domestici, e che trovava commercio anche nei paesi vicini.

Sviluppata vi è sempre stata l' emigrazione. Dal 1951 al '77 la popolazione è rimasta più o meno invariata. Il numero degli attivi si aggira su 1100 abitanti addetti per lo più all' agricoltura e pastorizia con impiego su aziende a conduzione diretta ed ultimamente all'industria, attività terziarie ed edilizia.

Il movimento migratorio fino al '69 ha subito un notevole incremento (31,7%) per ridursi negli anni successivi. Nei residenti l'indice di anzianità è andato aumentando.

Vi nacquero Grisostomo e Girolamo ( sec. XVI); i Padri Alessio e Giacomo (sec. XVII), tutti dell'Ordine dei Cappuccini e detti di Albidona, proclamati Venerabili: Angelo ed Arsenio (sec. XVII), frati di santa vita; Luigi Chidichino, uomo politico (1835-1904). Antonio Mundo (uomo politico Vivente) .

La parrocchia è intitolata a San Michele Arc. Va con la diocesi di Cassano. La festa del Patrono, San Michele Arc., ha luogo l'8 maggio.

 

Vi erano il Monastero Basiliano di S. Angelo, o S. Venere; il Convento dei Minori Osservanti, e le Confraternite del Rosario e di S. Francesco d'Assisi.

Pretura, Carabinieri e Asl a Trebisacce. Tribunale a Castrovillari. Uffici delle Imposte e del Registro ad Amendolara. Stazione ferroviaria a Trebisacce(Km. 15)
Gli abitanti sono detti Albidonesi.
 
   Statua in legno di
San Michele Arcangelo