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 di Rocco D'Urso



Ho avuto sin da piccolo la passione per il canto, la musica e come è accaduto per tanti amici, in queste pagine citati, mi sono rivisto anch'io a 6 - 7 anni a costruire chitarre di compensato e a cantare per le strade le canzoni che si ascoltavano dai giradischi.
Ho avuto, poi, la fortuna/sfortuna di possedere una chitarra vera e propria che mi fu regalata da zio Vincenzo Romanelli all'età di 10 anni circa, in una delle sue visite estive di giovane emigrante (viveva e vive tutt'ora a Milano). La fortuna era possederla, toccarla, giocare; la sfortuna era non saperla suonare.
E' stata li, ferma, le corde ed i meccanismi arrugginiti per altri 7 anni, fino a quando io e gli amici Rino Francioso e Stefano Menga fummo invitati a far parte di un gruppo giovani della parrocchia.
Ricordo ancora i primi incontri che si tenevano nel salone parrocchiale, intorno al grande tavolo verde da ping-pong. Tanti erano i giovani che io non conoscevo e tra cui Lillino Lodeto e la sua chitarra.
E' stato Lillino il mio maestro di chitarra, oltre ad essere stato anche un grande amico: mi insegnò le posizioni, il ritmo, l'accordatura, le prime canzoni. Sostituimmo i meccanismi e le corde arrugginite e finalmente la mia chitarra cominciò a "rivivere".


La parrocchia

Una nuova vita ricominciò anche per me, allora giovane di 17 anni, molto timido e con qualche problema, forse, in più rispetto agli altri.
L'aver imparato a suonare e quindi l'essere apprezzato da chi mi stava vicino, mi ha dato coraggio, forza; cominciavo a sentirmi utile, importante, unico, in relazione positiva con gli altri.  Ho cominciato a tirar fuori la mia personalità, senza paura di essere deriso o non considerato. Poi (ma è da intendersi prima) sono stato fortunato ad aver conosciuto Don Angelo Colucci perché grazie alla sua sensibilità verso "gli ultimi", verso la "persona", al senso di libertà che ha accompagnato il suo essere educatore, mi ha dato la possibilità di vivere questa storia e di iniziare un cammino di crescita personale/spirituale.
Insieme a Lillino Lodeto si animava, con la chitarra, la liturgia e i vari momenti della vita parrocchiale, si organizzavano recital.
Il nostro ritrovo era lo stanzino adiacente la parrocchia e con Rino, Vito Francioso, Pino Epifani, Lillino e successivamente con Don Pino Nigro, formammo le prime esperienze di gruppi musicali.
Il suonare, cantare, scrivere canzoni, è stato per noi "un comunicare agli altri il nostro mondo" fatto di sentimenti, valori, rabbia contro l'ingiustizia, aspettative e speranze per un mondo migliore. Non dimenticherò mai quei momenti in cui ognuno cantava l'ultima canzone che aveva composto e musicato la sera precedente, ed eravamo veramente in tanti a scrivere: Lillino, Vito e Rino, Pino Nigro, Donato Parisi. Indimenticabili resteranno anche le serate passate sui gradini delle scuole Elementari sempre in compagnia della chitarra.


La piazza

La piazza è stata per noi, dalla fine degli anni '70 e fino a quando molti dei nostri amici sono andati via da San Michele Salentino per motivi di lavoro o di studio, il punto di riferimento nell'ambito sociale. Oltre ad essere frequentata dalle persone anziane, dai lavoratori agricoli ed edili, dai politici (come accade oggi), sotto gli alberi di leccio e sui gradini delle scuole elementari ci si ritrovava a parlare di ciò che accadeva nel paese, ai vari problemi di carattere sociali e personali, si scherzava e ci si divertiva. Era molto frequentata dai giovani. Ogni gruppo sociale, però, aveva il suo spazio, la sua zona di "posizionamento". Non c'era possibilità di dialogo tra i vari gruppi giovanili e non, in quanto le tensioni politiche e sociali di quegli anni non permettevano una integrazione relazionale, ma al contrario, c'era molta conflittualità.
Oggi, invece, non c'è questa grande tensione politica, ma non ci sono neanche i giovani in piazza a discutere del proprio paese, ad interrogarsi su cosa si può fare per contribuire alla crescita della nostra piccola realtà. Gli unici giovani che si vedono sono quelli della notte, quelli delle ore piccole.


Per concludere

Ritornando su ciò che è stata della mia vita di musicista autodidatta, devo aggiungere, a quanto troverete già in questo sito, l'esperienza con "La Taricata" (gruppo di musica popolare di San Vito dei Normanni ancora attivo), come bassista-chitarrista, svolta per circa 12 anni. Cito solo alcune delle centinaia di mete in cui ci siamo esibiti negli anni: Germania, Toscana, Campania, Basilicata, Puglia (in particolare nella provincia di Lecce).

Per concludere: ho insegnato a suonare la chitarra a molti ragazzi e questo è per me motivo di grande soddisfazione. Ancora oggi sono in tanti a chiedermi di fare ciò che Lillino Lodeto fece nel 1978 ad un ragazzo che aveva tanta voglia di realizzarsi e completarsi con la musica, fonte di grande comunicazione ed espressione. Quando è possibile lo faccio.

                                                                          Rocco D'Urso



"...era la settimana di Pasqua del 1978, andammo a confessarci spinti dai rispettivi genitori. Dopo la confessione Don Angelo ci chiamò e ci disse che per penitenza dovevamo partecipare ad un gruppo parrocchiale. Tutto ebbe allora inizio...".



Inizi anni '80 - "La Taricata" a Grassina (Firenze)
Rocco D'Urso al basso  - in secondo piano Lorenzo Caiolo

"...se volevi incontrare qualcuno, bastava andare in piazza. Sotto un albero di leccio  trovavi sempre un amico..."