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Il monte corrasi e i suoi endemismi

     


OLIENA ATTRAVERSO L'ARCHITETTURA E L'AMBIENTE

di
Antonio Corrias

L'evoluzione urbana ed architettonica di Oliena ha seguito lo straordinario sviluppo che il Centro barbaricino ha conseguito in tutti i settori della vita sociale. Questa trasformazione non è passata senza danni, ed ha provocato sconvolgimenti e lacerazioni al patrimonio storico ed ambientale.

La vecchia Oliena, tanto cara ai pittori della passata generazione, da Biasi, a Delitala, a Ciusa Romagna, che trovavano in essa forti motivi di ispirazione, per i più appassionati ed i più romantici, resta un lontano ricordo di un mondo scomparso. Se si esamina il fenomeno secondo il contesto più generale della evoluzione urbana, intimamente connesso con la realtà quotidiana in cui l'uomo si muove, vive, penetra e cammina con tutti i suoi problemi, allora la critica si attenua e prendono forma molti risultati positivi.

Oliena, vecchia costruzione 
Foto S. Mussone

Non tutto è andato perso; sono restati innumerevoli angoli e scorci dell'abitato a testimoniare immagini di vita storica e di vita vissuta in un recente passato. Oggi si cerca di capire quanto è rimasto dentro di noi di quel passato e di quanto si è progredito. Come altrove, ma in forma più determinata ed influente, ad Oliena, ambiente, architettura e paesaggio costituiscono una triade di valori inseparabili e sublimi.
Esaminare l'architettura del paese riducendola a valori pittorici ed estetici non aiuta a capire il fenomeno urbano, ove non si collochino le opere nell'ambiente e nel paesaggio. L'ambiente ad Oliena è il fattore principale di tutta la realtà urbana, coinvolge la scena della vita quotidiana, è vitale, socievole, fatto di intensi rapporti umani. Trovi ambiente dappertutto, negli angoli delle strade, nei locali, nelle case: la gente che si ferma e parla per la strada, i giocatori di carte nell'angolo della piazzetta, le passeggiate serali, i curiosi del paese seduti sui muraglioni ad assolarsi. Tutto crea ambiente di vita quotidiana, e ti lascia una forte impressione. L'altro elemento, il paesaggio, è un dono autentico ed esclusivo della natura. Ogni angolo è suggestivo ed ha per scenario la maestosa catena dolomitica. In questo contesto di valori anche l'architettura più povera e meno significativa acquista un valore spaziale importante: il valore estetico delle case, le decorazioni, i motivi architettonici, l'ornamento delle facciate assumono un suggestivo significato associati all'ambiente ed al paesaggio, unico ed irripetibile. 

Ad Oliena esiste questa realtà urbana che lega ed affascina chi in essa vive ed abita e chi occasionalmente visita il paese per svariate ragioni. Alla luce di queste condizioni si capisce come una visita a questo paese non può essere limitata alla contemplazione ed ammirazione delle sole emergenze architettoniche, ma è necessario percorrere un itinerario nel cuore del vecchio centro, muovendosi tra ambiente urbano e paesaggio. 
Partendo dalla piazzetta centrale del paese, in San Lussorio, arrampicandosi nella direzione della montagna verso la piazza San Leo, verso Sa Maddalena, il castello, la chiesa del Carmelo; sbirciando cortili interni, angoli caratteristici, patii e porticati, fermandosi a parlare con la gente ed accettando i loro inviti ospitali; quindi scivolando verso la piazza San Giorgio, verso la Parrocchia di Sant'Ignazio, attraverso i vicoli stretti; di qui verso la chiesa di Nostra Signora per arrivare lungo la via Piave alla chiesa di San Francesco; dirigersi attraverso la via Garibaldi, la via Eleonora d'Arborea verso Santa Maria; ed infine, risalendo attraverso su Troccu, alla zona di Santa Croce; in questo itinerario cogli tante immagini suggestive di luoghi e persone; scopri gradualmente tutte le emergenze del paese (la chiesa parrocchiale, il Collegio dei Gesuiti, Santa Croce, San Francesco, Santa Maria, Su Puthu 'e prejone, etc.) passata e di presente, dove uomo, architettura, ambiente, paesaggio vivono in perfetta simbiosi.
Scopri tracce di un passato che non c'è più: non trovi più il Castello Medievale, le chiese di San Giorgio e San Leone Magno, ma sopravvivono i luoghi ed i nomi tramandati. Alla fine capirai che non tutto è andato distrutto, ma c'è ancora una realtà che vive palpitante.

 L'architettura del dopoguerra si è manifestata con una tipologia edilizia che è nuova solo nella interpretazione dello spazio architettonico. Essa è la naturale evoluzione della vecchia casa, adattata alle nuove esigenze funzionali e di benessere sociale. Sa domo 'e cocchere, s'apposentu bonu, su fundacru (la parte più riservata della casa), su palathu te li ritrovi con le stesse funzioni nella nuova casa, ma con diversa concezione spaziale.
Nella casa trovi quella continuità di vita rurale, contadina e pastorale, che caratterizza tutto il paese, che vive il nuovo e l'antico senza perdere di vista ne l'uno ne l'altro. Oliena, nella forte ansia di spazi interni, ha esagerato nelle dimensioni volumetriche e spaziali, sovradimensionando gli spazi architettonici. Questa distorsione sta rientrando gradualmente entro valori più accettabili, alla luce di concrete esigenze funzionali, della eliminazione degli sprechi e dell'aumento della sensibilità urbanistica. È esploso anche il desiderio del recupero urbano, subentrando all'ansia distruttiva di un periodo in cui, a colpi di ruspe, si voleva cancellare il vecchio, il decrepito, la miseria del passato.

Oliena. Vecchia casa 
Foto S. Mussone

Oggi è possibile assistere a diversi lavori di recupero urbano ed ambientale. Ciò è conseguenza della aumentata sensibilità collettiva ed individuale, accompagnata dal desiderio di scoprire la cultura, le origini di una civiltà come la sarda, mai sufficientemente apprezzata. A questo fenomeno ha contribuito non poco la cosiddetta architettura figurata, presente in tutti i quadri degli artisti sardi a cominciare da Biasi, Ciusa Romagna, per finire nei pittori dilettanti che hanno utilizzato gli angoli caratteristici a corredo e completamento ambientale dei loro soggetti. L'architettura olianese, come tutta la barbaricina in genere, va interpretata non solo come espressione di stili, di forme, di particolari architettonici, equilibri volumetrici di organizzazione degli spazi sia interni che esterni, ma soprattutto come narrazione storica di un popolo. È infatti una architettura povera, non di rilievo, ma fortemente ancorata al passato, alle tradizioni popolari, a quel mondo agricolo e pastorale, che sopravvive dentro di noi in forma indelebile, nonostante i pressanti schemi evolutivi di un nuovo mondo che avanza, intimamente non vissuto e accettato da alcuno, che è riuscito a mutare solo le forme esteriori, lasciando profondamente intatti lo spirito e la cultura personale. Alla luce di quanto sopra, un itinerario dentro l'abitato di Oliena va perseguito come una riviviscenza della storia di un popolo, essenziale nelle sue espressioni, vivo nelle sue tradizioni, ricco di immagini, dove ogni angolo ha una storia da raccontare, bella o brutta che sia, ma sempre ancorata nella tradizione millenaria.


Anche le opere di restauro , più che in una ricostruzione minuziosa e perfetta dei particolari, più che in una conservazione cristallizzante di elementi architettonici, vanno intese come testimonianza delle origini e delle radici di un popolo. Oliena ha sempre prediletto la casa unifamiliare nel senso più personale ed individuale del termine,  rifiutando la casa collettiva, imposta in modo innaturale dalla Edilizia popolare. Nei primi interventi questo tipo di edilizia veniva distribuita entro l'abitato in piccoli agglomerati che venivano organicamente e ambientalmente inseriti nel contesto urbano (viale Italia, Pira Buvula, Santa Maria etc.). 

Oggi è venuta fuori una tendenza aberrante di concentrare l'Edilizia popolare tutta in un quartiere, avulsa dalla realtà storica del paese, per fortuna ricacciata, con una operazione quasi di rigetto, alla periferia urbana, per la monotonia delle interpretazioni architettoniche e per lo scarso legame con le radici storiche del paese. Al di là di tutte queste considerazioni ad Oliena emerge un paese in crescita, dove palpita una realtà viva ed armonica, e si va avanti con la speranza che l'equilibrio tra il vecchio e il nuovo che avanza perduri nel tempo conservando ed esaltando i valori autentici.


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