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L'ARCHEOCLUB DI BARI A MIGLIONICO

Il 25.03.2001 un'auto, preceduta da un pullman, mi conduceva con degli amici dell'Archeoclub d'Italia - Sede di Bari - lungo l'erta strada che conduce a Miglionico.
Don Mario Spinello, Federico Cardanobile, Nino Greco ed altriQuei posti, seppure a me noti, a distanza di molti anni, assumevano particolare importanza.
"La pila", che con la sua acqua dolciastra dissetava asini, muli, ecc., mi riportava con la mente ai tempi in cui le donne vi si recavano per lavare i panni.
Man mano che ci si avvicinava alla vetta, molti ricordi si impossessavano di me ed avevo l'impressione di non essere a bordo di un'auto moderna, ma di una vecchia "balilla" che , sbuffando, letteralmente si abbarbicava alla strada…sperando di raggiungere indenne la meta.
Più avanti, maestoso ed austero, il vetusto maniero, qual guardinga sentinella, sembrava scrutare l'orizzonte pronto ad insorgere contro ogni straniero.
Emozionante l' arrivo al bivio che da un lato segna l'ingresso nel paese con una fontanella di pregevole bellezza e dall'altro la stradina che conduce al "camposanto".
Era previsto un incontro con il Sindaco di Miglionico al quale avrei voluto donare a nome mio,dei miei parenti ed amici dell'Archeoclub, una bandiera risalente al 1920 e creata per una cooperativa operaia dal nonno Michelangelo Consoli. Purtroppo questo non è stato possibile per inderogabili impegni del dr.Giuseppe Dalessandro.
Accolti dal parroco Don Mario Spinello, ho mostrato la bandiFederico Cardanobile: la "Balilla", in ricordo di Filippo Masellis e Pietro Carlucci (noleggiatori di Miglionico)era in questione in sacrestia (vedi foto). L'incontro, molto cordiale, è stato un ottimo pretesto per avere lumi sulle bellezze artistiche racchiuse nella Chiesa Matrice di S.Maria Maggiore che,a distanza di molto tempo, rivisitavo con gli occhi di adulto ed allo stesso tempo di artista.
Esaustiva ed appassionata è stata l'esposizione di Don Mario che ci ha illuminati su:
Tintoretto (olio su tela),Tiziano (vetrata decorata), Giovan Battista Cima da Conegliano con il polittico costituito da ben 18 pannelli di legno di pioppo e tornato al suo naturale splendore dopo i vari restauri del 1928-1962-1964.
Molto bello anche il riferimento alla "Pietà" (diversa da quella tradizionale per la posizione del Cristo che poggia il capo sul braccio sinistro, e non destro, della Madre). La leggenda vuole che la Vergine, ogni mille anni, effettua il cambio di braccio per sostenere il Figlio.
I "fatigantes", poveri contadini che con oboli aiutavano la Chiesa.
Il meraviglioso suono dell' antichissimo Organo (restaurato) ha completato "il tuffo nel passato" creando un'atmosfera irreale in cui lo Spirito trova la sua giusta collocazione.
Terminata la lunga visita e usciti dalla Chiesa, i rintocchi della campana hanno salutato la nostra presenza.
A questo punto si è unito al gruppo il bravo Michele Piccinni, la guida che ha approfondito le ricerche storiche riconducendoci ai tempi di Re Milone; alle antiche usanze di creare camini contro ogni malocchio; alla Madonna difesa dalle vespe,ecc. (Avrei gradito qualche riferimento ad Isabella di Valsinni).
Una forte emozione mi ha colto quando in Piazza del popolo ho rivisto la casa dei miei nonni materni; il Bar Clementelli; il locale dove il nonno svolgeva la sua attività di commerciante (ora divenuto un Bar). La piazzetta che era anche teatro dei nostri giochi e dove, di tanto in tanto, sopraggiungeva un accalappiacani (non ricordo il nome) dalla gamba di legno ed un cappello alla marinara che adescava i poveri cani randagi con un'asta munita di corda con nodo scorsoio.
E che dire di "zì Rocco", il vecchio fabbro dal quale mi recavo per tentare di farmi costruire utensili in miniatura? "Zì Mingo", invece, era un agricoltore che si aggirava per le campagne. Portava in spalla un recipiente contenente ,credo, anticrittogramici che poi spandeva a ventaglio sui vigneti. "Zia Nunziata" sempre pronta con un uovo fresco, ma il mio interesse era quello di cavalcare un suo mulo!
Indimenticabili le lunghe e faticose passeggiate con i cugini Salerno per raggiungere il podere di "scarcabarile" dove d'estate ci si "incasava".
Non di rado si rientrava madidi di sudore per aver trasportato frasche che dovevano servire perDon Mario Spinello, Federico Cardanobile. alimentare il fuoco.
Altre sudate quando si doveva provvedere alla raccolta dell' acqua dalla fontana (con "cucumi" e "zòl").
Ma mi è gradito chiudere questa carrellata di ricordi con uno in particolare e che non riesco a dimenticare.
Un giorno mi aggiravo nelle vicinanze del Castello. Ricordo che ero nei pressi del monumento dedicato ai caduti che è prospiciente il Maniero.
A poca distanza da me v'era un gregge guidato da un giovane pastore. Mi sentii chiamare. Mi avvicinai e questi mi chiese dell'acqua.
Mi precipitai a casa dei nonni e ne riempii una caraffa di terracotta.
Tornato sul posto la consegnai al pastore che parte ne bevve e la rimanente la versò nel proprio contenitore (se ricordo bene).
Ero sul punto di andarmene quando mi sentii prendere per un braccio. Era il pastore che mi invitava ad attendere sino a quando non avesse riempito la caraffa con latte munto al momento.
Non si può dimenticare!
Tanti ricordi, alcuni belli, altri meno ma tutti intensissimi e fatti di vita vissuta.
Ormai una coltre scende sul passato, ma il 25.03.2001, resterà come il giorno che ha visto la sintesi di una vita vissuta intensamente.
Grazie Miglionico! La tua lussureggiante vegetazione sia il simbolo della tua eterna giovinezza.
(Testo di Federico Cardanobile, foto del Colonnello Carlo Attilii e di Adolfo Martorana).         


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