(Ex
castello di Santa Sofia)
- Con la Bolla "Merita Vestrae Religionis", Papa Eugenio IV
nel 1439 concede l'assenso pontificio per l'erezione del convento di S.
Francesco entro le mura del paese. Il Principe Antonio di Sanseverino
e gli abitanti del luogo
sostengono
le spese della costruzione. Dopo la parentesi di alcuni anni in cui è
retto dai Conventuali con il titolo di S. Salvatore, il convento passa, con
breve dello stesso Pontefice (1444), al governo dei Frati Osservanti con il
titolo di S. Francesco.
Non si comprende chiaramente dalle fonti se i Conventuali abitassero in un
luogo diverso da quello ove sorse il convento degli Osservanti oppure avessero
occupato quest'ultimo temporaneamente dal 1439 al 1444. Si parla di un cenobio
nelle pertinenze della mensa arcivescovile di cui sono stati rinvenuti ruderi.
Può darsi che nel 1439 gli Osservanti abbiano ottenuto l'autorizzazione a
fondare un proprio convento sul cenobio di S. Salvatore e che, al loro posto,
invece, si siano stanziati i Conventuali. Una volta allontanati questi ultimi,
gli Osservanti si adattarono inizialmente nel cenobio in attesa che venisse
costruito il convento vero e proprio sull'ala del Castello di S. Sofia
(clicca sulla foto per ingrandirla).
I Frati Minori dell'Osservanza rimangono nel convento fino al
1626, quando vi si insediano i Minori Riformati
che costituiscono un
noviziato dei frati dell'Osservanza e della Riforma. Soppresso nel 1812 e poi
ancora nel 1865, il Convento diventa proprietà del Municipio che ne trasforma
la facciata.
La preesistenza di strutture appartenenti all'antico castello di S. Sofia sul
luogo dove sorge il complesso conventuale
di S. Francesco, impedisce di realizzare l'impianto quadrangolare, consueto
nei conventi francescani della Provincia di Matera: i corpi di fabbrica si
dispongono in modo variamente articolato intorno al chiostro che, perimetrato
dalla successione di arcate a sesto ribassato, conserva il pozzo centrale con
vera circolare. I Padri Riformati provvedono nel sec. XVII ad ampliare
il complesso con la costruzione di nuove celle e a restaurare i dormitori. (A. Altavilla)
Il
chiostro annesso alla chiesa del Crocifisso è decorato da un ciclo
pittorico attualmente in pessimo stato di conservazione: oltre al fatto di
essere quasi completamente ricoperto da uno strato di intonaco, presenta
numerosi sollevamenti e cadute di colore a causa delle infiltrazioni di umidità.
Dal momento che solo una lunetta (delle due liberate dalla scialbatura di
intonaco) è oggi leggibile, rimandando un giudizio critico a quando tutti i
dipinti saranno riportati alla luce, vogliamo in questa sede solo segnalare la
presenza di questo ciclo che rivestirà indubbiamente
un notevole interesse documentario nell'economia di questa
indagine sulle fabbriche francescane nella regione. La lunetta in questione
raffigura il tema dell'Adorazione dei Magi: la Madonna sorregge un
Bambino Gesù guizzante e proteso verso il dono che uno dei Magi, barbuto e
ammantato come un antico filosofo, gli sta offrendo. Il dipinto murale è
stato certamente eseguito alla metà circa del XVII secolo da un
artista meridionale attivo nella Regione che sembra qui trascrivere in grande,
in affresco, una composizione ideata per un dipinto su tela. (C. Muscolino)
Il municipio di Miglionico, alcuni anni fa, era ospitato
nel vecchio convento francescano, al cui fianco si trova la
chiesa di S.Francesco, chiusa al culto, dopo
il terremoto del 5 maggio 1990. Durante i lavori di restauro,
iniziati nel 1999, è stata ritrovata la salma di Padre
Eufemio da Miglionico la quale è stata
successivamente inumata nella Chiesa Madre di Santa Maria
Maggiore (1999).
Nella casa di proprietà di Bonaventura Asprella, abitata dalla famiglia
del defunto Nicola Ventrelli, in largo
convento, sulla facciata della quale vi è una nicchietta con
dentro una statuina, nacque il più importante musicista di Miglionico, Don
Marc'Antonio
Mazzone, vissuto tra il 1556 e
il 1626. Organista molto noto al nord Italia, visse anche a
Mantova e a Venezia. E autore, tra laltro, di un
Magnificat.
Laltro musicista locale, figlio del nobile
latifondista potentino Don Emanuele Stabile e di Donna Caterina
De' Ruggieri, Francesco Stabile (1801-1860), nacque, invece, nella
cosiddetta "caserma vecchia", dove attualmente abitano le
famiglie di Michele Ribellino e Michele Porpora.
Sulla stradina che porta dietro lex convento si trova
la Porta Suillina. Di
ritorno dalloriente, dove aveva debellato Mitridate, re del
Ponto, Silla passò da
Miglionico, percorrendo la via Appia, mentre tornava a Roma per
difendere i suoi interessi.
Sullaltura del Pian dellOste
svernò Pirro, re dellEpiro,
durante la guerra tra Roma e Taranto (282 a.C.). In quella
località furono ritrovati una batteria da cucina e zanne di
elefanti che attualmente si trovano nel museo "Domenico
Ridola" di Matera.
Tutto il complesso dellex convento era un castello
normanno: il Castello
di Santa Sofia. Nel 1456 fu assegnato ai
frati francescani ed era lunico convento che si trovava allinterno
delle mura del paese.
Poco prima dellex macello, sulla destra, vi sono
degli archi murati che erano le prigioni del castello. Quando una
persona veniva arrestata, era posta nella prigione più bassa (arco
inferiore); quando, invece, era condannata a morte, in quella più
alta (arco superiore) dove veniva lasciato morire da solo, senza
che avesse la possibilità di instaurare alcun rapporto con le
persone.
Nei pressi della porta dellex macello, vi è una neviera. Quando nevicava, i
monaci vi accumulavano tanta neve, facendo degli strati anche con
la paglia. Il tutto si conservava fino all'estate. I francescani,
in caso di necessità (ad. esempio per uninsolazione),
distribuivano il ghiaccio ai cittadini che ne facevano richiesta.
Un po più avanti, sulla destra, vi è una torre normanna (costruita a
mucchio di fieno: la base è più larga del resto della torre).
Stando su di essa, è possibile vedere la Torre di Fino (rione
Torchiano) e unaltra che si trova a porta Grottole. Queste
torri erano in collegamento con tutte le altre adiacenti le mura.
Il paese, quindi, era ben protetto da eventuali attacchi nemici.
Miglionico, infatti, aveva 25 torri
perimetrali con tre tipi di mura: melaniane,
miloniane e medioevali.
Il campanile, in Largo Pinerolo, era la torre del castello
(mastio) che, poi, i frati francescani trasformarono in campanile
nel 1500, dopo averne tagliata la parte più alta.
Lattuale Largo Pinerolo era la corte del castello in cui cerano
diverse botteghe artigiane e le case dei popolani. Sulla destra,
entrando nella corte, vi era un forno
adibito a cuocere un po di tutto: un giorno della settimana
si infornava il pane, un altro giorno i fichi, un altro le
mandorle, ecc. Luso del forno avveniva per prenotazioni.(VEDI
ARTICOLO DI GABRIELE SCARCIA SUL DEGRADO DEL CONVENTO)
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