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SAN TEODORO DAL III SECOLO LA TESTIMONIANZA DEL SOLDATO ROMANO UCCISO

GABRIELE SCARCIA

RITORNA NELLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE

AVVENIRE 14/11/2001

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MIGLIONICO. Una sacra funzione religiosa ha accompagnato domenica scorsa (n.d.r. 7 ottobre), nella Basilica Santa Maria Maggiore di Miglionico, la ricollocazione nel proprio altare dell'Arca di San Teodoro. Questo capitolo di storia religiosa locale si potrebbe intitolare "Il ritorno del Santo". Un rientro attesissimo per la piccola ma devota comunità parrocchiale e fortemente perseguito dall'arciprete Don Mario Spinello, regista unico e supremo di un recupero certosino che sta restituendo alla Collegiata del centro lucano le preziose opere d'arte e gli arredi liturgici sottratti da un trentennale restauro che ha interessato e continua a interessare il sacro tempio.
Quello che rimaneva circa due anni fa, quando ne fu intrapreso il restauro, era un'arca traballante, con il vetro infranto, con i pezzi lignei, le testine degli
San Teodoro Martireangeli e i sigilli vescovili paurosamente rovinati. Quel che era certo è che il corpo del martire conteneva le Sacre Ossa e che in un'ampolla di cristallo vi era del sangue e in una teca ovoidale in metallo erano custoditi i denti; inoltre su una tavola lignea fortemente irregolare, giacente sotto il materassino, appariva la dicitura "B SAVA 1363". Queste singolari testimonianze storiche e artistiche, legate ad una tradizione plurisecolare, rendevano l'operazione di recupero più delicata e piena di responsabilità. A farsi carico dell'impresa fu chiamata in causa Grazia Ventura, restauratrice di Miglionico, che già aveva dato prova della sua bravura in altre occasioni; si trattava di risanare staticamente l'urna, di disinfestarla dai tarli e di ripulire e ritoccare la realistica cartapesta, operazioni non da poco e durate un lungo periodo di tempo, nel quale si è andata tra l'altro delineando la storia religiosa e civile che aveva visto protagonista la sacra immagine.
Una laboriosa ricerca d'archivio, infatti, ci fa permesso di risalire ad una visita pastorale del 1544, durante la quale vi fu "un'ispezione all'altare di San Teodoro e ai due canonici per culto e benefici con ordinanza di depositare copia dell'originale all'archivio della Curia". Non ci è dato sapere altro di tal periodo e ulteriori notizie in merito riaffiorano soloTeca contenete il sangue di SanTeodoro Martire nel secolo decimo settimo, quando, ci spiega Don Mario, l'arciprete del tempo, dietro istanza del Vescovo, si recò in Roma a reperire i Sacri Resti da ricomporre in un sarcofago che apparteneva a "B SAVA 1363". Dal Martirologio Romano Teodoro risulta essere un soldato della Legione Romana che giurò sul sacrale potere dell'Imperatore, ma avendo opposto un netto rifiuto nell'accettare altre divinità (siamo nel III sec.) e quella dell'Imperatore stesso, subì un processo con conseguente condanna a morte. Nell'urna appare così composto: in "armatura" romana, con calzari, elmo e spada, quasi dormiente, nella man sinistra la palma del martirio, con un cofanetto metallico con vetro sul davanti attaccato al piede nel quale appare la dicitura: "EX DENTIBUS MOLARIS S. THEODORI", un'ampolla vitrea con un cristallo intinto di gocce di sangue, con la scritta "VAS FRACTU' SANG. S. THEODORI M" e con la dicitura in finto cartiglio ai piedi della cassa lignea che recita "HIC IACET CORPUS S. THEODORI MART". Così composta, la sacra figura è riuscita nel restauro un apprezzabile compromesso di opera devozionale e documento artistico, pronta a ricevere, nel solco della tradizione religiosa, l'adorazione dei fedeli. Una pergamena che ricorderà la recente ricognizione è stata chiusa nella cassa ermeticamente sigillata. Un grazie meritato va a don Mario Spinello per aver ardentemente voluto e promosso "Il ritorno del Santo".                                                                                                  


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