Libero pensatore non sottomesso al giogo,
manifestò il suo pensiero in diverse
maniere: novelle dal vero, secondo lo
stile del verismo, mescolato al romanticismo - tanto da sembrare talvolta una
doppia penna! - ed alla scapigliatura. Non pago... pone la convergenza tra
realtà e amore, il pensiero di cui era latore e l'amore di cui era attore in
prima persona: era il patrimonio assorbito nel tempo della sua "vita"
e nei giorni amari della lontananza. Era nato
a Miglionico il 23 marzo
1902 il Marino: ai tempi del sangue bollente della grande inchiesta sulla
Basilicata e sul mezzogiorno che avrebbe visto scendere dalla Capitale lo stesso
Zanardelli nel
1904.
Di sè scriverà: "Io fui l'unico a
conoscere e comprendere lo zingarismo, l'inquietudine, il dramma
inesploso dell'esistenza... sono certo che dopo aver girato il mondo - e lo
girerà ancora - verrà di nuovo tra questi pochi metri di terra, come in una
bara di verde, col coperchio azzurro di cielo, a chiudere gli occhi, perchè‚
solamente qui, la prima, l'ultima volta ritroverà la sua luce, la vera luce; la
mistica serenità che inutilmente, affannosamente cercherà altrove: i suoi avi,
la sua terra, la sua chiesa, il suo castello, il suo camposanto... gli uomini
pazzi sognatori come lui, gli individui eternamente vagabondi come lui. La sua
vera vita cioè... Dal bosco vicino venne d'improvviso un felice atteso odore di
umidità, allorchè ripresi a camminare... meditando che la vita non è un
chiasso tumultuoso, ma raccoglimento in attesa!". Quel giorno aveva venduto
il "fondo": era il taglio definitivo! E non tornò più.
E' molto facile, dall'ordito del messaggio,
arrivare alla fonte e ai colori dell'opera: si tratta del giudizio che aveva
espresso in occasione "della morte della madre del Marino" il più volte lodato e citato Carlo Levi nel suo illustre scritto "Cristo si è
fermato ad Eboli" del successore dell'arciprete Don Giuseppe Traiella a
Gagliano, Don Pietro Liguari da Miglionico - cfr. pag. 214; - noi leggiamo Don
Donato Gallucci, molto colto: "uomo dalla penna d'oro, dal linguaggio del
tribuno e cuore francescano.
Il
Leogrande lasciò Miglionico per
operare come Maestro Elementare dapprima a Salerno e poi si laureò in quel di
Milano. Quivi collaborò al "Corriere della Sera", diede alla luce ben
dieci opere, come pure trovò la compagna della sua vita. Amò intensamente la
sua Terra fino alla morte
avvenuta in Milano nel 1975. (Don Mario Spinello)
Prefazione al romanzo di MARINO FRANCESCO LEOGRANDE "Cristo
non si è fermato ad Eboli" - Edizioni del Don Chisciotte - Milano,
1954 - Ristampa anastatica del 1988
|