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gustando da un po' di tempo un ottimo vino prodotto a Miglionico da Vito
Michele Lopergolo (M'ch'lin' Tataruozz'l') e da sua moglie. E' un vero nettare degli dei: è un primitivo il cui vigneto si trova nella piana di Scaricabarile, dal terreno rossiccio e carico di ferro. Ha un profumo eccezionale e un aroma amabile. E' un vino pastoso dal gusto irrepetibile.
Io e mia moglie abbiamo imparato ad accompagnare i pasti principali con un bicchiere di questo vino
meraviglioso che, con il suo sapore eccezionale, addolcisce il
nostro palato e rende saporitissimo qualsiasi tipo di pietanza.
M'ch'lin' e la moglie sono due persone deliziose, cortesi e gentili. La loro cantina profuma di pulito e di sapore antico. Ogni cosa, ogni arnese è al suo posto e usato in modo inusuale per i tempi moderni.
E' un piacere recarmi a Miglionico per fare il pieno delle mie damigiane e per incontrare i due miei compaesani che da più di sessant'anni producono, con il loro continuo e costante lavoro, un "merum" che fa risvegliare sapori antichi che sembravano ormai passati e dimenticati.
Questo speciale "nettare" mi ha portato alla memoria il mio bravissimo professore di latino e storia dell'Istituto Magistrale, Nicola Viggiano,
nativo di Stigliano (Mt),
che,
mentre spiegava le odi di Orazio, degustava con le parole, con i gesti e il suo
viso paffutello, il piacere di un buon bicchiere di vino lucano.
Orazio (Venosa 65 - Roma 8 a.C.), famosissimo poeta lucano, nelle sue Odi parla della capacità del "merum" di sollevare lo spirito afflitto dalle calamità della vita.
Rivolgendosi a Planco, dice (Odi, I, 7):
Albus ut obscuro deterget nubila caelo / saepe Notus nesque parturit
imbres / perpetuo, sic tu sapiens finire memento / tristitiam vitaeque labores / molli, Plance, mero, ... (Come il Noto, vento piovoso, non porta sempre la malinconia delle sue nuvole nere, ma spesso riconduce il sereno, così tu, o Planco, cerca nella stessa tristezza della vita uno stimolo a interrompere con la gioia del vino la lunga serie dei tuoi affanni);
rivolgendosi all'amico Taliarco, afferma (Odi, I, 9):
Dissolve frigus ligna super foco / large reponens atque beignius / deprome quadrinum Sabina, / o Thaliarche, merum diota / permitte divis cetera...
(Se vuoi sciogliere il freddo metti grossi ceppi sun fuoco e versa dalla coppa Sabina, o Taliarco, quadienne vino e lascia il resto agli dei...);
a Leoconoe, la fanciulla dagli ingenui pensieri, dice (Carpe diem Odi I, 11):
...sapias, vina liques, et spatio brevi / spem longam receses. (sii saggia, mesci il vino, non andare troppo in là con le speranze, che la brevità della vita non consente (afferra l'attimo fuggente della vita).
dopo la sconfitta della flotta di Antonio ad Azio, così canta (Odi, I, 37):
Nunc est bibendum, nunc pede libero / pulsanda tellus; nunc Saliaribus / ornare pulvinar deorum / tempus erat dapibus sodales
(E adesso, amici, beviamo! Si batta con libero piede la terra: tempo è questo di ornare i letti degli dei con un convito solenne come quello dei Salii).
In conclusione, un buon bicchiere di vino serve ad assaporare le dolcezze che la natura ci regala e a dimenticare gli
affanni che la vita ci procura.
Le foto del Prof. Nicola
Viggiano mi sono state gentilmente concesse dal figlio
Salvatore Antonio Viggiano.
(Antonio Labriola)
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