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Paesaggi di pietra |
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16 Febbraio 2006 |
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Distesa sul bordo di un burrone di pietra, con le sue case scavate nelle rupi
d'arenaria dei Sassi, Matera sembra una città mitologica, preistorica. La grigia
gravina materana dà forma ad un paesaggio spettacolare, prolungamento geologico
della Murgia pugliese, che si estende a Sud da Gravina di Puglia sino alla città
lucana. Un complesso naturale di dirupi tagliati come lame ("lama" è tuttora
sinonimo di voragine dritta e scoscesa), di profonde fenditure carsiche
bucherellate da grotte e cavità, alcune per secoli usate come abitazioni, altre
come eremi dai monaci basiliani, approdati qui per sfuggire alle persecuzioni
iconoclaste che vietavano qualsiasi raffigurazione religiosa nei luoghi sacri e
nelle chiese ortodosse d'Oriente. Nei burroni e nelle rogge che circondano la
città lucana, sui quali volteggiano centinaia di piccoli falchi grillai dalle
ali azzurre, si succedono cripte, cenobi e chiese medioevali affrescate,
pressoché impossibili da scoprire senza l'aiuto di una guida specializzata (da
prenotare presso l'Ente Parco oppure rivolgendosi alla Cooperativa di Servizi
Ferula). L'istituzione del Parco delle Chiese Rupestri e della Murgia Materana
ha posto un primo freno alla devastazione delle antiche chiese, dei villaggi
trincerati d'età neolitica, dei jazzi e delle masserie fortificate. Ma soltanto
la regolamentazione, promessa a breve, degli accessi al Parco, tuttora liberi e
incontrollati, permetterà di tutelare definitivamente il patrimonio storico,
ambientale e faunistico di uno dei più bei luoghi d'Italia. Allontanandosi dal
territorio del Parco lungo la SS 7 Appia, gli ultimi lembi di Murgia si
stemperano nei campi di grano e nelle basse colline della valle del Bradano, che
prendono via via il posto degli scabri paesaggi materani. Con la fine del
latifondo, le pianure del Bradano sono state frammentate e divise in piccole
proprietà, coltivate ad ortaggi e frutta, mentre le campagne aride e calcaree
della gravina materana sono rimaste vocate all'olivicoltura. Prima di sfiorare
l'invaso del lago di San Giuliano, si devia per Montescaglioso, stretta attorno
alla monumentale abbazia benedettina di San Michele Arcangelo ed appollaiata su
un'altura che da un lato affaccia sulla gravina, dall'altro è sospesa sulla
vallata. Oppure, proseguendo sulla Statale oltre il lago di San Giuliano, si può
raggiungere Miglionico col suo castello di Malconsiglio, squadrato, all'ingresso
del paese lucano, e con la bellissima chiesa madre di Santa Maria Maggiore;
all'interno, accanto al polittico di Cima da Conegliano, troneggia un singolare
organo barocco, il cui sistema di canne immerse nell'acqua riproduce
musicalmente il canto degli uccelli. Da Miglionico, il tracciato principale
dell'Appia devia bruscamente a ovest, in direzione di Tricarico, mentre un
raccordo prosegue verso la valle del Basento, immettendosi nella superstrada SS
407 Basentana, all'altezza di Ferrandina. Qua e là, nelle campagne di
Ferrandina, bianche mandrie di "podoliche" dalle lunghe corna (le vacche del
ceppo della più antica e rara razza italiana, sorella della "marchigiana" e
della "chianina", allevate ancora allo stato brado), s'arrampicano sulle pendici
in cerca di cespugli spinosi o di bassi rami d'albero da brucare. La Basentana,
assieme alla SS 598, che corre quasi parallela a Sud lungo la Val d'Agri, è
l'arteria stradale che unisce la costa dello Jonio alle montagne dell'Appennino.
Collega Potenza a Metaponto e permette di raggiungere velocemente due degli
angoli più suggestivi del territorio lucano: verso Potenza, il Parco regionale
Gallipoli Cognato e le Piccole Dolomiti Lucane; dall'altro lato, verso il mare,
i borghi di Pisticci e Bernalda, i centri storici di Craco e di Tursi, le
spiagge e i templi greci di Metaponto. Il parco delle Dolomiti Lucane si estende
attorno agli abitati di Castelmezzano e di Pietrapertosa (che con i suoi oltre
mille metri sul livello del mare è il Comune più alto della Basilicata), antichi
fortilizi longobardi incollati nelle fenditure di arenaria e isolati come eremi
tra le montagne rosicchiate dall'erosione in forme bizzarre. È un paesaggio dal
fascino solitario, frammentato in gole e anfratti, creste rocciose e guglie di
pietra scura, attorno a piccole macchie di bosco dalle quali echeggiano i
campanacci delle podoliche al pascolo. Ripresa la Basentana in direzione
opposta, le montagne dell'Appenino si spezzano in calanchi argillosi e in brulle
vallate fino a Pisticci, un grumo di case bianche appese in file regolari alla
cima di un colle, e infine a Bernalda, ai margini del vasto pianoro metapontino,
paese d'origine della madre del regista Francis Coppola, autore del Padrino, che
qui (si vocifera) si appresterebbe ad aprire una sua scuola di cinema; per ora,
si è limitato all'acquisto di una casa sul Corso principale. Non mancano, ai
margini delle colonne dei templi greci di Metaponto, i grandi progetti di
un'imprenditoria scaltra, le offerte del turismo più esigente: dopo il resort di
Villa dei Tessali, il barese Angelo Zella ha inaugurato un suo secondo Golf Club
a Metaponto, attorno ad una splendida masseria antica. Ma da Pisticci, prima di
raggiungere il mare di Metaponto, basta scendere a Sud verso il paese
abbandonato di Craco e il quartiere arabo (la Rabatana) di Tursi, per ritrovare
nuovamente la Basilicata rupestre, aspra e selvaggia. |
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