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Polittico di Cima da Conegliano

ANGELO FESTA

l caso umano di una miglionichese costretta a vivere nell'estrema povertà
Abbandonata senza luce, gas e telefono

Il Quotidiano della Basilicata
12 Maggio 2006

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MIGLIONICO ­ «Alle persone sole non bisogna togliere luce, gas e telefono».
Una frase che fa riflettere, questa della cinquantenne miglionichese Lidia Pellegrini. Parole cariche di quella sofferenza che manda l'assenza d'energia elettrica (tolta da casa Pellegrini alcuni giorni fa), come l'umidità che dalle pareti arriva alle ossa e non lascia dormire in pace, come da quella certezza consolidata che vivere affianco a una casa vuota, ma con la porta sempre aperta genera insicurezza, come (ancora) alla triste consuetudine di vivere in venticinque metri quadrati divisi solamente da una piccola parete e che tengono insieme dal letto alla toilette. «Vivo in queste condizioni atroci ­ci dice la donna, tirando fuori quello che ha subìto nella sua esistenza­ e senza guadagnare un euro, ma dovrei poter pagare queste bollette». Cifre tremende, specialmente per una persona che non deve contare su alcun reddito. I numeri la dicono lunga, gli ultimi due bollettini (quelli che in pratica hanno portato alla disattivazione forzata della corrente) strillano: 215 euro e 387 euro. Gli anni successivi al rientro nel paese natale, per la signora Pellegrini, sanno di Calvario. «Ho vissuto a Torino per ventitre anni, lavorando ­ dice Lidia Pellegrini al Quotidiano­ e mi sono sposata lì, poi sono tornata a Miglionico nel '89». Da allora sono cominciate le tristi giornate. Adesso, la Pellegrini ce l'ha con le Amministrazioni comunali succedutesi: «E' scandaloso che nonostante sindaco e assessori sapessero in che condizioni sono, e conoscano il rischi a cui andavo incontro, non hanno voluto fare più niente. Per due volte ­aggiunge la donna­ mi hanno pagato la luce, ora non hanno voluto e, addirittura, m'ha fatto trovare le bollette nella cassetta delle poste dopo che le avevo consegnate al Comune perché non riuscivo a pagarle». Fino a quando c'era il Reddito minimo d'inserimento, la donna con moltissimi sforzi e sacrifici riusciva a pagarsi le spese della casa. Sono passati anni e non ha trovato lavoro e lo stato dell'abitazione in passato concessa dal Comune incide negativamente sulla sua salute. Per giunta, paradossalmente, questa signora ha ereditato un'altra casa, ma non ancora recuperarla perché fu danneggiata dal terremoto, e ancora altri guai burocratici l'impedirono d'accedere ai fondi stanziati ad hoc. Lidia Pellegrini vive da sola, e si trova in una condizione di disagio che anche altre famiglie conoscono. Tre mesi fa, già la signora Pellegrini era costretta a utilizzare il deumidificatore per sostenere l'impatto dell'umidità. Adesso il freddo è tangibile, all'interno della abitazione, nonostante siamo in primavera. E se devi mangiare poco per forza di cose, il freddo si avverte maggiormente. Una parte del dialogo è trasformata in appello: «Il sindaco deve vedere i guai ­urla Pellegrini­ per risolverli, altrimenti il suo ruolo non ha valore. Altrimenti è meglio il commissario prefettizio». La testimonianza di Lidia Pellegrini è davvero toccante; insieme alle immagini offerte da quei piccoli metri d'abitazione, dai ricordi della donna e dalle sue lacrime dignitose è anche prova di coraggio. Non è possibile rimanere a guardare.

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