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Polittico di Cima da Conegliano

FRANCO DI PIERRO

Con l'operazione «Tabula rasa» i carabinieri di Matera hanno sgominato una banda di otto professionisti del raggiro
Truffa da un milione di euro
Merce acquistata e non pagata, poi costituivano un'altra società

La Gazzetta del Mezzogiorno
20 Maggio 2006

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MATERA - Come arricchirsi con facilità alle spalle di imprese sane e desiderose di espandere il proprio mercato. Alto il rischio, ma gli otto protagonisti della storia portata alla luce dai carabinieri del Comando provinciale dopo circa un anno di indagini, ce la stavano mettendo tutta per farla franca e sfuggire ai controlli. Purtroppo per loro le indagini degli uomini dell'Arma, coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale di Matera, Elisa Sabusco, sono state puntuali, rapide e rigorose. Hanno smascherato gli autori della maxi truffa da circa un milione di euro dopo aver accertato il meccanismo messo in atto. La banda, capeggiata a quanto pare da Domenico Di Mita, un materano di 54 anni, si era specializzata nel rilevare aziende in difficoltà, ma ancora sane. Era il loro biglietto da visita per effettuare ordinativi di merce di vario tipo, dai prodotti alimentari a materiale per l'edilizia ad articoli per il giardinaggio, che inoltravano a società affermate sul mercato. Pagavano pronta cassa le prime commissioni peraltro costituite da piccoli numeri. Poi passavano a richieste più robuste, nell'ordine di migliaia di euro, che si impegnavano a risolvere con assegni postdatati. Le vittime mettevano i documenti di credito all'incasso, ma scoprivano che non c'era la necessaria copertura finanziaria. Nel frattempo, però, gli autori della truffa erano spariti dalla circolazione dopo aver rivenduto la merce a piccole società, spesso ditte individuali, dalle quali avevano l'accortezza di farsi pagare in contanti. In questo modo, secondo il comandante provinciale dei carabinieri, il ten.col. Vito Pizzarelli, avrebbero intascato non meno di un milione di euro. Soldi facili che consentivano loro di condurre una bella vita. «Uno dei protagonisti della truffa - hanno raccontato gli investigatori - vive in una villa con piscina e dispone di un maneggio con una ventina di cavalli». In carcere, oltre a Di Mita, sono finiti Giuseppe Di Biasi, 58 anni, e Paolo Ferri, 44, tutti materani. Hanno ottenuto ottenuto gli arresti domiciliari Anna Grazia Manzara, 40 anni, di Miglionico, e Giovanni Pavone, di 59, di Gioia del Colle. I cinque sono noti alle forze di polizia per altre vicende di truffa. Le misure cautelari sono state emesse dal Gip del Tribunale di Matera, Angelo Onorati, su richiesta del pm Sabusco. Nel corso dell'indagine, denominata «Tabula rasa», sono state indagate altre tre persone, uomini fra i 52 ed i 60 anni di Tolve, Matera e Santeramo in Colle. L'inchiesta fino ad ora ha accertato che la truffa ha investito 47 aziende in quasi tutte le regioni del Paese. Ovviamente le indagini sono destinate a continuare e gli investigatori non escludono che possano emergere altre situazioni che farebbero ulteriormente lievitare la già cospicua somma frutto dell'ingegnosa quanto semplice truffa. Nell'ultimo periodo la banda operava soprattutto in Puglia. Tra le aziende utilizzate per mettere a segno i colpi figurano la «Di Monaco Domenico import export commercio» di Matera e la «Emmeciemme» di Miglionico. Secondo la ricostruzione operata dai carabinieri, la prima società ha rappresentato la copertura per la banda dal febbraio al maggio del 2005. La base operativa degli otto personaggi destinati a diventare degli uomini d'oro era stata fissata in contrada «Pedale della Madonna», alla periferia della città. Dagli accertamenti espletati è emerso che in un breve periodo è stata sottratta merce di vario tipo per 325 mila euro. La seconda falsa copertura è stata la «Emmeciemme», amministratore unico Anna Maria Manzara che dal maggio al novembre del 2005 avrebbe attivato numerosi conti correnti bancari e postali per mezzo dei quali venivano condotte altre illecite attività commerciali. In questo caso gli assegni emessi e rimasti insoluti poichè protestati ammontano a 570 mila euro. L'ultima fase dell'operazione «Tabula rasa» è scattata all'alba di ieri con l'intervento simultaneo di una cinquantina di uomini dell'Arma che hanno azzerato la banda nei confronti dei cui componenti è stato ipotizzato il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa. L'investigazione - hanno sottolineato il cap. Donato D'Amato e il ten. Francesco Antico- è destinata a continuare. «Avendo la ditta fantasma trasferito le sue attività nel Barese, è verosimile ritenere che vi siano altre società vittime di truffe con l'esistenza di svariati titoli di credito insoluti».

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