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Polittico di Cima da Conegliano

PINO GALLO

Suggestiva la sua trasposizione dell'Edipo Re a Metaponto
Ulderico Pesce, una macchina
Teatro d'estate ogni sera in Basilicata e per la Basilicata

La Gazzetta del Mezzogiorno
19 Agosto 2006

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Ulderico Pesce, tra Rosanna Casalino e Tonino Labriola (Miglionico, Novembre 2004)METAPONTO - E chi lo ferma... È una forza della natura. Ogni sera sul palco. Oggi, alle 21, è a Miglionico, con «Levi Carlo Graziadio», opera scritta a quattro mani con Giovannino Russo. Ieri, invece, nel magico scenario del Tempio di Hera di Metaponto, un Ulderico Pesce-Pastore ha scosso la scena con i suoi campanacci delle grandi transumanze meridionali. «Abbiamo ripreso il mito di Edipo - spiega - rivisitato secondo la tradizione mediterranea, della nostra. Attraverso una ricerca fra contadini e pastori abbiamo recuperato canti arbreshe delle popolazioni albanesi che si stanziarono da noi a partire dal 1400. Li abbiamo riproposti insieme a canzoni in grecanico del salento». Nel cast anche Giorgio Careccia, l'attore che ha interpretato il rapitore nel film «Non ti muovere» di Gabriele Salvatores, nei panni di Edipo, inconsapevole parricida e reo di nozze incestuose. Un Edipo-Careccia vittima innocente di un destino atroce, ma non suo passivo complice e che cercherà fino all'ultimo di resistergli, fermo nell'affrontare la fatale verità disvelatagli proprio da un Ulderico Pesce-Pastore, unico sopravvissuto alla strage della scorta ed all'uccissione di suo padre Lao. Un Careccia giovane ed impulsivo giganteggia nell'incommensurabilità del dramma del mistero dell'infelicità umana. Ma non blasfemo. Puro nella sua grandezza. Ed il Pesce-Tiresia bocca dell'orrenda verità, prima restio, poi strumento di terribili certezze non demorde neanche davanti alle minacce di morte di Edipo U' Re: sposo incestuoso e padre felice-infelice dei suoi figli-fratelli e che rinuncia a indagare le antinomie del rapporto dio-uomo-destino. È così e basta. Sopravvive chi diventa eroe del suo dolore, chi resiste tetragono alla sua sventura o soffre rabbiosamente, come Edipo-Careccia. Una Giocasta-Maria Letizia Gorga, con intuito tutto femminile, vorrebbe fermare lo sposo-figlio sull'orlo di questa immane tragedia già scritta e voluta altrove. Ma non può. Se questa è la volontà stabilita dagli dei, l'uomo è infelice perché non può comprenderne le ragioni. E Giocasta-Gorga, come tutti gli eroi sofoclei, proprio nel momento in cui tocca la meta dei suoi sogni di felicità è travolta senza scampo dal suo tragico destino. A completare il Sofocle-pensiero i canti di Maria Letizia Gorga e di Rosamaria Tempone, con le musiche eseguite da Stefano De Meo, Pasquale Laino e Roberto Tempone», che hanno sciabolato il silenzio del Tempio di Hera, sostituendo i cori sofoclei, che perdevano la predominanza sul piano lirico, ma acquistavano in drammaticità e nel compartecipare all'azione. Pino Gallo

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