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Un'altra opera
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La Gazzetta del
Mezzogiorno |
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MATERA - Esce in questi giorni, in bella
edizione e per i tipi di Osanna, Venosa, uno studio di
Giovanni Caserta, dedicato ai due anni passati dal Pascoli a
Matera, quale "reggente" di latino e greco al Liceo "Duni",
appena statalizzato, intitolato «Giovanni Pascoli a Matera
1882-1884 - Lettere dall'Affrica» (pp. 92, 12 euro). Si tratta di una rivisitazione fatta - si legge in quarta di copertina - "al di fuori di ogni retorica municipalistica e provinciale, della quale spesso si è abusato. Emerge il vuoto sidereo in cui si trovò un giovane professore romagnolo alla prima esperienza lavorativa, finito esule ed estraneo in un "lontano ermo paese", abitato da "poveri trogloditi" e vera e propria "Africa", in un clima quasi surreale. Come Ovidio dal Ponto, scrisse lettere piene di pianto. Lentamente e gradualmente, a tanta distanza assurda, affiorano e si definiscono i contorni di un intellettuale spaventato, bisognoso d'amore e d'affetto, che, orfano da sempre del padre e della madre, e senza un nido, sempre più, giorno dopo giorno, si sentì orfano della vita, in un ambiente chiuso e forse sospettoso, verso il pericoloso anarchico socialista, venuto dal Nord. Avvolto da uno scirocco "uggioso, mollichiccio e appiccicaticcio", già segno di un mondo indecifrabile, soffrì, con gli spaventi nel cuore, il primo vuoto della vertigine. E si fece poeta delle Myricae". Si tratta, come si può verificare da queste parole, di una rivisitazione tutt'altro che impersonale e anonima, da cui emerge l'importanza che l'esperienza materana ebbe sulla vita e, quindi, nella stessa poesia e poetica pascoliana. Contemporaneamente, ne esce una pensosa quanto articolata radiografia della società materana anni 1882-84, lontana dai circuiti culturali nazionali e ancora immersa - come, cinquant'anni dopo, avrebbe detto di Aliano Carlo Levi - in una sorta di >. Un intero capitolo è dedicato all'impossibile viaggio del poeta da Sogliano a Matera, con arrivo sotto la pioggia, all'una di notte. Altri capitoli sono dedicati all'opera di insegnante ed educatore del Pascoli, volto a formare i giovani alunni, oltre che alla conoscenza del mondo classico, anche al significato della rivoluzione italiana, cioè del Risorgimento, del tutto ignorato o volutamente rimosso in loco. Ciò, per evitare che finissero camorristi, o, se si vuole, "conoscessero Germanico e ignorassero Garibaldi". In appendice, infine, si può leggere l'elenco degli alunni del Pascoli con alcune sorprese, riguardanti giovani destinati ad avere, poi, un ruolo emergente nella vita culturale e sociale sia cittadina, sia provinciale, sia nazionale: da Giuseppe Guerricchio di Matera a Nicola Festa di Matera, da Michele Fiore di Pomarico a Domenico Bruni di Miglionico, da Antonio Sivilia di Pomarico a Vincenzo Barberio di Laterza... Un saggio, insomma, che, scritto in stile sempre limpido e fluido, e con intima partecipazione, va oltre la cronaca di due anni, per farsi storia, letteratura e pedagogia. |
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