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Polittico di Cima da Conegliano

 

Dopo un'attesa lunga 120 anni e 550 miliardi spesi per la tratta Matera-Ferrandina
«Un comitato per la ferrovia»

Appello del Ciacp a sindaci e presidente della Provincia: serve un'altra Scanzano

La Gazzetta del Mezzogiorno
9 Gennaio  2006

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MATERA - Ma perché quella ferrovia in costruzione tra Ferrandina e La Martella che potrebbe togliere la città dall'isolamento continua a restare un'incompiuta, forse la più cara dell'intero Mezzogiorno, visto che fino ad ora sono stati spesi 550 miliardi delle vecchie lire?
A chiederselo è il Centro di iniziativa e di analisi culturale e politica di Matera. L'organismo presieduto da Giuseppe Pace, di cui fanno parte Giovanni Caserta, Michele Cascino, Carlo Cormio, Michele De Ruggieri, Franco Lisanti, Antonio Pellecchia, Antonio Venezia, Luigi Verdone, ricorda che la prima richiesta di collegare Matera alla rete nazionale delle ferrovie risale al 1879.
La questione fu ripresa dopo il viaggio di Zanardelli in Basilicata nel 1902 e, nel secondo dopoguerra, dai senatori Schiavone e Cerabona. Tutto inutile, nonostante i lavori per la costruzione della tratta siano stati iniziati nel 1986, commenta il Ciacp che tuttavia ribadisce: «Dopo oltre 120 di attesa, quella tratta ferroviaria, per Matera ed il suo hinterland, diventa un diritto irrinunciabile che solo un movimento forte e coeso può vedere riconosciuto e finalmente soddisfatto». Per questo gli aderenti all'organismo chiedono al presidente della Provincia e ai sindaci di Matera, Miglionico, Pomarico, Ferrandina, Pisticci, Montescaglioso, Grottole, Grassano, Tricarico, Salandra, Garaguso, Calciano, Bernalda di costituirsi in comitato permanente per la realizzazione della ferrovia Ferrandina-La Martella, aprendo l'organismo alla Camera di commercio e al Consorzio per lo sviluppo industriale del Materano. Fondamentale - rileva il Ciacp - risulterà un ordine del giorno da far approvare da tutti i Consigli comunali con cui chiedere al Governo «il completamento di una tratta lasciata inopinatamente e sciaguratamente incompiuta». Per la ferrovia , aggiunge il Centro di iniziativa e di analisi culturale e politica, dovrà riproporsi «il grande movimento creatosi tra gli Anni Cinquanta e Sessanta per lo sfruttamento del metano nella valle del Basento e la mobilitazione avutasi per Scanzano contro il deposito nazionale delle scorie nucleari».

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