MATERA
- Ma perché quella ferrovia in
costruzione tra Ferrandina e La Martella che potrebbe togliere
la città dall'isolamento continua a restare un'incompiuta,
forse la più cara dell'intero Mezzogiorno, visto che fino ad
ora sono stati spesi 550 miliardi delle vecchie lire?
A
chiederselo è il Centro di iniziativa e di analisi culturale e
politica di Matera. L'organismo presieduto da Giuseppe Pace,
di cui fanno parte Giovanni Caserta, Michele Cascino, Carlo
Cormio, Michele De Ruggieri, Franco Lisanti, Antonio
Pellecchia, Antonio Venezia, Luigi Verdone, ricorda che la
prima richiesta di collegare Matera alla rete nazionale delle
ferrovie risale al 1879.
La questione fu ripresa dopo il
viaggio di Zanardelli in Basilicata nel 1902 e, nel secondo
dopoguerra, dai senatori Schiavone e Cerabona. Tutto inutile,
nonostante i lavori per la costruzione della tratta siano
stati iniziati nel 1986, commenta il Ciacp che tuttavia
ribadisce: «Dopo oltre 120 di attesa, quella tratta
ferroviaria, per Matera ed il suo hinterland, diventa un
diritto irrinunciabile che solo un movimento forte e coeso può
vedere riconosciuto e finalmente soddisfatto». Per questo gli
aderenti all'organismo chiedono al presidente della Provincia
e ai sindaci di Matera, Miglionico, Pomarico, Ferrandina,
Pisticci, Montescaglioso, Grottole, Grassano, Tricarico,
Salandra, Garaguso, Calciano, Bernalda di costituirsi in
comitato permanente per la realizzazione della ferrovia
Ferrandina-La Martella, aprendo l'organismo alla Camera di
commercio e al Consorzio per lo sviluppo industriale del
Materano. Fondamentale - rileva il Ciacp - risulterà un ordine
del giorno da far approvare da tutti i Consigli comunali con
cui chiedere al Governo «il completamento di una tratta
lasciata inopinatamente e sciaguratamente incompiuta». Per la
ferrovia , aggiunge il Centro di iniziativa e di analisi
culturale e politica, dovrà riproporsi «il grande movimento
creatosi tra gli Anni Cinquanta e Sessanta per lo sfruttamento
del metano nella valle del Basento e la mobilitazione avutasi
per Scanzano contro il deposito nazionale delle scorie
nucleari». |