3.1 Dalla ricostruzione al Regno d'Italia

Il progetto della nuova cittadina fu firmato nel 1784 dagli ingegneri A. Winspeare e L. La Vega e dall’architetto V. Ferraresi. Da come si può rilevare dalla pianta l’assetto urbanistico della nuova Mileto doveva essere di forma rettangolare, con sette vie longitudinali, intersecate da nove vie perpendicolari; erano previste quattro piazze simmetricamente disposte per i mercati giornalieri ed una piazza centrale più ampia per i mercati straordinari.

Nella realizzazione pratica non ci si discostò molto dal primitivo progetto, cosicchè il cosiddetto centro storico dell’attuale cittadina ricalca pressocchè in tutto l’originaria pianta; l’unica modifica rilevante ` costituita dalla villa comunale che ha sostituito la piazza centrale.

"Per la ricostruzione delle proprie case, i miletesi, come abbiamo detto altrove, si diedero al saccheggio delle rovine della città abbandonata, e in tal modo determinarono anche la scomparsa di tutto ciò che non era crollato o era caduto solo in parte, sottraendo definitivamente alla posterità importanti testimonianze architettoniche e sculturali: quanto il terremoto aveva risparmiato venne depredato, smontato, sventrato, asportato, trasformato in calce, disperso e riutilizzato in modo che veramente la nascente città può dirsi risorta dalle pietre di quella distrutta". Passando tutt’oggi lungo le vie della nostra cittadina possiamo ammirare diversi bei portali di granito, proveniente da Mileto antica.

Mileto ebbe la sua parte anche nelle vicende che poi condussero alla unificazione dell’Italia.

Alla fine del Settecento il regno di Napoli, di cui Mileto faceva parte, era sotto i Borboni, regnando Ferdinando IV. Nel gennaio 1799 sorgeva però la Repubblica Napoletana, ma a Mileto e nella zona circostante avviene una controrivoluzione, ad opera delle masse sanfedistiche del Cardinale Ruffo, essendo vescovo di Mileto Capece Minutolo, dimostrandosi così la cittadina miletese a favore dei Borboni.

Tuttavia, nel 1806 Napoli passa ai Francesi, divenuto re Giuseppe Bonaparte, cosicché Mileto diventa antiborbonica. Fu in tale periodo, e precisamente l’anno successivo -- 28 maggio 1807 -- che, "per liberare definitivamente le Calabrie dai residui borbonici avviene... la battaglia di Mileto". La cittadina in tali anni (1808-1815) conosce un periodo di certa floridezza il cosiddetto periodo francese prima con Giuseppe Bonaparte e poi con Gioacchino Murat. Molto probabilmente sotto il Murat avvenne la costruzione della prima fontana pubblica di Mileto, di cui oggi restano le tre famose ‘guglie’ -- ve ne era anche una quarta, situata pressappoco in prossimità dell’incrocio tra la SS 18 e via Francesco Cilea. Di esse riferisce con dovizia di particolari V. F. Luzzi, riportando, tra le altre cose, notizie relative ai compensi ai costruttori, ancora espressi in ducati.

Ma la restaurazione, conseguente al Congresso di Vienna (1815), ridava Napoli ai Borboni: veniva infatti costituito il Regno di Napoli e di Sicilia, che fu sottoposto a «Ferdinando IV di Borbone, che prese il nome di Ferdinando I, re delle Due Sicilie».
Qualche decennio più tardi la città è partecipe dell’insurrezione del 1847, anticipatrice della rivoluzione del 1848. Successivamente si segnala il passaggio per Mileto di Ferdinando II (19 ottobre 1852), nonché, qualche tempo dopo (27 agosto 1860), di Giuseppe Garibaldi. Quest’ultimo fu ospitato nel giardino di casa Pata-Dominelli, dove attualmente vi è: un’altra costruzione che espone però una lapide a ricordo. «Alla partenza dell’eroe poi vari cittadini di Mileto lo seguono, e prendono parte alle battaglie di Soveria Mannelli, di Capua e del Volturno».
Ma ormai era imminente la completa unificazione politica della penisola, e infatti il 18 febbraio 1861 Mileto diventava una città del Regno d’Italia.
In questo periodo l’economia miletese riceve un certo impulso per la caduta delle leggi sul feudalesimo (1807), anche se rimane, per ataviche consuetudini, un’economia prettamente agricola.
Nel campo della cultura la cittadina vede fiorire Nicola Maria Comerci, nato a Mileto il 31 agosto 1782. Il Comerci, illuminato promotore di iniziative letterarie e scientifiche e precursore di idee pedagogiche e metodologiche all’avanguardia per i suoi tempi, ricevette benefici influssi dalle idee naturalistiche del ‘700; egli «concepisce e nel 1826 attua una opera magnifica, frutto del suo impegno devoto alle problematiche dell’insegnamento popolare: lo stabilimento letterario-tipografico dell’ateneo, "diretto ad agevolare nelle Due Sicilie i mezzi d’Istruzione e rendere universali le utili discipline».
Sebbene non nativo di Mileto, il Pata ricorda, in tale periodo, Francesco Carlizzi, di Ionadi, autore di scritti di medicina.
Nel campo artistico, e più specificamente architettonico, si segnala la definitiva sistemazione, essendo allora vescovo Filippo Mincione, eletto nel 1847, «di una cattedrale vasta di dimensioni, e certamente più superba nelle sue definizioni e nelle sue rifiniture» ; mentre in campo letterario vi è la presenza di un poeta di qualche valore, P. Rosario Borgia, autore di versi e di un poemetto.

 

3.2 Dalla Monarchia alla Repubblica

Pur divenendo una semplice cittadina di provincia, Mileto non perse alcune prerogative di centro; infatti dopo l’unità d’Italia, essa fu centro appunto di un Mandamento, costituito anche dai seguenti altri comuni: San Costantino, Francica, San Calogero, Rombiolo, Filandari e Jonadi. Furono portati vari uffici, tra cui quello Distrettuale delle Imposte Dirette e l’Archivio Notarile Mandamentale, che si andarono ad aggiungere all’Ufficio del Bollo e del Registro già esistente. Vi era poi la presenza degli uffici legati alla Curia Vescovile.

Dal punto di vista politico, Mileto seguì le sorti degli altri comuni italiani, partecipando insieme con questi alle varie vicende che caratterizzarono lo Stato italiano fino alla Costituzione Repubblicana. L’anno 1924 vede concessa la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini.

Mileto fu tributaria di vite umane anche nelle due guerre mondiali, e nella seconda in particolare persero la vita oltre a militari anche diversi civili, che erano andati a rifugiarsi nelle campagne presso la località Carasace (ricordano i Caduti con i loro nomi l’incisione sul muro esterno della chiesa cattedrale e una lapide sulla piazzetta antistante la chiesetta di San Michele).

Oltre a tali eventi di carattere nazionale e internazionale, Mileto fu travagliata in tale periodo anche dai locali eventi terremotali, entrambi vericatisi agli inizi del novecento, precisamente l’8 settembre del 1905 e il 28 dicembre del 1908, scossa, quest’ultima, che distrusse Reggio e Messina.

Ancora una volta Mileto era costretta, anche se in minori proporzioni, al baraccamento. Fu in tale occasione che l’allora vescovo Giuseppe Morabito si adoperò a che in Mileto sorgesse un osservatorio astronomico, che fu affidato al canonico della cattedrale prof. Rosario Labozzetta, e la cui attività, alquanto rilevante dal punto di vista tecnico e scientifico -- tanto che fu visitato da diverse personalità scientifiche, fra cui il Mercalli -- durò fino agli anni venti.

Mileto dunque, forte del suo retaggio culturale, pronta a reagire con vigore scientifico alle calamità naturali. Ed anche sul versante architettonico Mileto non tardò a dare la sua risposta, adoprandosi il successore del Morabito, Paolo Albera, per il rifacimento della Cattedrale. Nell’occasione la cupola venne eliminata, e il tempio, di stile romanico, acquisì le fattezze che richiamano la basilica di San Zeno in Verona. La Cattedrale veniva aperta al culto il 26 ottobre 1930, anno in cui venne inaugurata anche la chiesa della SS. Trinità.

Rimanendo nell’alveo culturale, non possiamo non ricordare in tale sede i fratelli Taccone Gallucci (Nicola e Domenico). Il primo, nato a Mileto il 13 ottobre 1847 e morto a Messina il 29 agosto 1905 fu filosofo di certa rilevanza. Fra le sue opere sono ricordate Saggio di estetica, L’uomo Dio, Introduzione filosofica allo studio dell’Arte indiana, il bello sostanziale e la bellezza creata, Ideale e Verismo e il Cristianesimo nella evoluzione storica dell’arte. Il secondo, nato a Mileto nel 1852 e morto a Roma nel 1917, fu invece uno storico. Di lui ci rimangono, fra l’altro, Memorie di storia calabra ecclesiastica - 1887, Regesti dei romani pontefici per le Chiese della Calabria, Memorie di storia calabra ecclesiastica - 1906.

Né, trattando di tale periodo, bisogna dimenticare altri due "miletesi" illustri. Carmine Naccari, nato a Mileto nel 1888 e ivi spentosi nel 1962, amante della sua cittadina e della sua storia, tanto da dedicarle due opere: Cenni storici intorno alla Città di Mileto e Commemorazione della distruzione della Città di Mileto. Mons. Francesco Pititto, grande studioso, nacque a Mileto il 31 marzo 1879; scrisse varie opere a carattere storico e religioso, ma soprattutto come storico è ricordato per aver diretto, insieme con Ettore Capialbi, l’Archivio Storico della Calabria (dal 1912 al 1918). Ma è anche ricordato per aver fondato, nel 1942, la Casa del Povero e del Fanciullo. Pertanto la sua morte, avvenuta il 29 novembre 1963, non poteva non lasciare "un grande vuoto tra la popolazione di Mileto e fra tutti gli studiosi che tanto lo stimarono ed apprezzarono".

In tale periodo il Pata ricorda pure Francesco Paolo Scuteri, notaio e farmacista, Vincenzo Lombardi, giureconsulto, Gaetano Lombardi, poeta popolaresco, Vincenzo Lomabrdi, oratore forense principe del foro di Catanzaro, e, sebbene non originario di Mileto, in quanto nato a San Costantino, Filippo Lombardi Comite, autore di una Raccolta di massime e sentenze dai maggiori poeti antichi e moderni.

In campo musicale vogliamo ricordare l’attività di Cosma Passalacqua, parroco della SS. Trinità, organista e compositore, soprattutto nell’ambito sacro. Degno di nota è anche Fortunato Artusa, cantore della cattedrale e dottore in lettere. Da ricordare inoltre un complesso bandistico municipale, che periodicamente si esibiva nella villa comunale, al tempo dotata di un apposito palchetto.

L’economia di Mileto, pur rimanendo in sostanza dedita alle attività agricole e, in minor misura, artigianali -- rappresentati soprattutto dai lavoratori di argilla e ceramica (detti ‘pignatari’, che, per la loro presenza diedero nome, nel gergo popolare, all’attuale via Conte Ruggero) -- verso la prima metà del novecento ricevette un certo impulso anche per la presenza di alcune forme di industrializzazione, rappresentate soprattutto dall’attività di produzione di laterizi. Tuttavia ciò non servì a stagnare il flusso migratorio verso le grandi città, non solo del Norditalia, ma anche estere (Argentina, Stati Uniti, Canada), generandosi in tal modo per Mileto una cosiddetta ‘spirale negativa’, che si manifestò in tutta la sua gravità nel secondo dopoguerra, quando ormai, con l’avvento della Carta Costituzione, Mileto da cittadina di provincia del Regno d’Italia divenne cittadina di provincia della Repubblica Italiana.

 

Dopo l’avvento della repubblica, Mileto rimane capoluogo di Comune, con le frazioni di Paravati, San Giovanni e Comparni, essendo Calabrò divenuto rione.
Nel campo religioso Mileto è ancora diocesi, non mancando tuttavia alcuni tentativi del suo trasferimento a Vibo Valentia sfidando in ciò, oltre ai cittadini, anche gli anatèmi papali (cfr. Bolla) ; il centro è diviso in due parrocchie, S. Nicola (Cattedrale) e SS. Trinità (Badia); il rione Calabrò e le frazioni di Comparni, Paravati e S. Giovanni hanno una sola parrocchia (rispettivamente l’Assunta, L’Immacolata, S. Maria degli Angeli e S. Rocco).
Dal punto di vista urbanistico Mileto, soprattutto in questi ultimi anni, si è estesa, anche se non sempre in modo armonioso; e ciò potrebbe sembrare un paradosso se si pensa al suo spopolamento e al fatto che pressoché interi isolati del centro storico, e oltre (soprattutto nella parrocchia della Cattedrale) risultano disabitati. Nella vicina frazione di Paravati lo sviluppo urbanistico si potrebbe spiegare con il detto "na figghja, na casa" (per ogni figlia una casa), nel senso che vi è l’usanza di dare alla figlia l’abitazione come dote per il matrimonio.
Abbiamo già detto dei portali, i cui graniti ricordano visivamente la Mileto antica; questa è riportata alla memoria inoltre da:
- i reperti siti nel cortile della Curia Vescovile e nel Museo, per ora solo virtuale, ma di imminente apertura;
- il bassorilievo posto sotto l’altare della SS. Trinità;
- la cosiddetta ‘Croce di Saccari’ che è situata al centro dell’omonima via (prima era anche al centro della strada, in un crocevia, essendo stata successivamente spostata sul marciapiede);
- da altri reperti situati in uno degli angoli della villa comunale (di fronte alla scuola media) e in piazza Italia (dove molti anni addietro si ergeva un busto di Re Umberto I).
In modo particolare la Mileto antica è riportata alla storia da alcuni reperti che si trovano nella chiesa Cattedrale, ristrutturata dall’attuale Vescovo Domenico Cortese e riaperta al culto il 16 giugno 1990; ci riferiamo alla «lastra tombale di mons. Fazzari che riproduce a rilievo le sembianze del Prelato, a figura intera, in abiti pontificali ed eseguito nel XIV secolo dal cosiddetto Maestro di Mileto allievo di Arnaldo di Cambio, al medaglione mutilo scolpito a bassorilievo nel XVI secolo da un ignoto marmoraro calabrese o siciliano e raffigurante San Gerlando... agli splendidi puttini in marmo del XVI secolo, nonché alle colonne e a tanti altri reperti, precedentemente disseminati nei vari cortili che, grazie a questa collocazione sono tornati a vivere».
É ricordata inoltre nella intitolazione delle chiese e nella denominazione di alcune vie (Conte Ruggero, Saccari, Ospedale), mentre altre vie sono intitolate a miletesi illustri, come Nicola Taccone Gallucci, Giuseppe Morabito (cui sono dedicate rispettivamente anche la scuola media e la scuola elementare) e Mons. Pititto. In proposito l’Assisi lamenta come invece nessuna via o piazza sia stata dedicata a Ruggero II, e, ci uniamo noi, nessuna via o piazza sia stata dedicata a miletesi illustri nel campo dell’arte, come Giovan Domenico Martoretta e Giovanni Luca Conforti.
Oltre alla Chiesa Cattedrale, anche le altre sono state ristrutturate: la SS. Trinità dell’antica Badia, la chiesetta di S. Antonio e la chiesa dell’Assunta, per opera del parroco Don Bruno Cannatelli; la chiesetta di San Michele e quella della Cattolica per opera delle omonime congreghe; quelle di S. Maria degli Angeli e dell’Addolorata in Paravati per opera del parroco Don Pasquale Barone; quella di San Rocco in S. Giovanni per opera del parroco Don Roberto Carnovale; in modo particolare è da segnalare l’inaugurazione, l’8 agosto 1995, della nuova porta in bronzo della SS. Trinità raffigurante scene della rivelazione della Trinità, grazie alla generosità e all’impegno dell’artista miletese Alessandro Di Nardo, il quale ha anche voluto posizionare sulla piazza della Cattolica i busti raffiguaranti i papi Gregorio VII e Giovanni Paolo II, rispettivamente primo e attuale papa, vigente la diocesi di Mileto.
Come opere architettoniche dal punto di vista civile, è da rammentare la sistemazione del foro boario, con la creazione di spazi per il tempo libero e di un anfiteatro.
Culturalmente la nostra cittadina, in questo periodo, non offre personalità di grande rilievo, se si escludono il Pata, dal punto di vista storico, la cui opera su Mileto, essendo l’ultima in ordine di tempo, è stata presa come paradigma nella stesura di queste ‘brevi’ di storia comunale il Luzzi e il Bartuli, dal lato storico-archivistico, e l’Occhiato, dal punto vista storico-artistico.
Dobbiamo ricordare, sempre dal punto di vista culturale, i due periodici locali: IL Normanno, edito dalla Scuola Media di Mileto, e l’Artiglio.
Ci corre l’obbligo di segnalare inoltre l’attività di alcune associazioni che tuttora, al momento in cui scriviamo, stanno cercando di dare un impulso allo sviluppo culturale: la Pro-Loco, per gli aspetti generali e turistici in particolare, il Gruppo Folk Città di Mileto, per le tradizioni folkloristiche, i Cori Polifonici ‘Gregorianum e 'G.L. Conforti', che hanno rivitalizzato l’arte polifonica (non dimentichiamo che Mileto ha radicate, anche se non da tutti ricordate, tradizioni polifoniche) e l’Accademia Milesia, che si interessa di studi, soprattutto di quelli inerenti la rivalutazione del territorio, e che ha curato queste brevi note di storia locale.
Né possiamo dimentare l’incidenza culturale che ha l’Archivio Storico Diocesano di Mileto, che forte impulso ha avuto sotto la direzione del compianto Francesco Vincenzo Luzzi, e da poco risistemato sotto la direzione di Don Filippo Ramondino; mentre dobbiamo lamentare l’inoperatività della biblioteca comunale e la mancanza di strutture per rappresentazioni cinematografiche e teatrali.
Nel settore sportivo, è da segnalare l’Associazione Calcistica ‘Mileto Calcio’ che agli inizi degli anni ‘90 è riuscita a portare Mileto nella categoria di Eccellenza, nonché le varie organizzazioni relative alla Corsa del Sole, in campo ciclistico nazionale e internazionale. Anche in questo settore dobbiamo purtroppo rilevare la carenza di idonee strutture.
Tutte attività queste che soffrono, purtroppo, di mancanza di persone e di mezzi economici, la cui scarsezza, lo si è detto sopra, è dovuta a quella fatale ‘spirale negativa’.
E infatti poco alla volta Mileto, impoveritasi di menti e di braccia, si è impoverita anche di strutture amministrative ed economiche. É stato abolito l’ufficio del Bollo e del Registro; la Pretura è stata accentrata a Vibo Valentia, dove venivano pure trasferiti molti uffici della Curia; agli inizi degli anni ottanta, chiudevano le due industrie di laterizi esistenti. E il flusso migratorio non solo non si è arrestato, ma si è; allargato anche sul versante culturale: non si emigra cioé; solo per la ricerca del lavoro, ma anche per proseguire gli studi presso università prevalentemente del Centro e del Norditalia.
Anche la diocesi di Mileto, una delle più grandi d’Italia, veniva prima smembrata, con la creazione della diocesi di Oppido-Palmi, e poi, nel 1986, unificata con quelle di Nicotera e Tropea (costituendo attualmente la diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea). Negli ultimi anni l’economia del luogo (movimentata il mercoledì dal mercato cittadino) è stata un po’ risollevata grazie alla localizzazione di alcuni maglifici, che danno lavoro soprattutto a fasce giovanili composte prevalentemente da donne; ciononostante questo non pare sufficiente a trasformare la spirale da negativa in positiva e, purtroppo, ancora al momento in cui stiamo scrivendo, dobbiamo prendere atto che non ha avuto modo di realizzarsi quella possibilità di industrializzazione vagheggiata dal Pata. Ma riteniamo di non sbagliare se sosteniamo che, premesso che tra i settori dell’economia (agricoltura, industria, artigianato, commercio e professioni) vi debba essere un certo equilibrio, Mileto vince la sua battaglia dal punto di vista economico, incrementando le moderne attività di terziarizzazione, e cioè l’informazione, la comunicazione e la cultura (che peraltro si coniugano benissimo fra di loro), anche perchè la nostra cittadina è forte di un retaggio storico che, se ben sfruttato, può apportare significativi benefici non solo dal punto di vista economico, ma anche, il che va ancora a maggior merito, da quello sociale.
Anche in quest’ultimo settore tuttavia negli ultimi anni qualcosa è cominciato a muoversi, soprattutto per opera di volontari e su interessamento delle parrocchie; così è sorta la Casa Betania (una specie di day-ospizio, se ci si passa il termine) e il Centro di prima accoglienza ‘Maranathà’ per tossicodipendenti. Nella frazione di Paravati vi è poi un attivo gruppo di volontarie crocerossine; e tali attività di volontariato vanno sviluppandosi anche per desiderio di Natuzza Evolo, detta ‘A Santa’, donna umile dotata di facoltà medianiche e soprannaturali, a carattere religioso (anche se la Chiesa, pur accettandola, non si è ancora ufficialmente pronunciata): la sua casa è meta di pellegrinaggio da parte di persone provenienti da tutta Italia e anche dall’estero.
Ulteriori speranze sono ora riposte nella creazione ed entrata in funzione della nuova provincia di Vibo Valentia, di cui Mileto fa parte e, anzi, ne costituisce uno dei Comuni satelliti più importanti -- non dimentichiamo peraltro che Mileto è sede di distretto scolastico, che comprende i comuni dell’originario mandamento, ed inoltre, dal 1995 è sede del giudice di Pace (il primo nominato nella persona dell’Avv. Vincenzo Lombardi) --
Mentre scriviamo, un’occasione da non perdere assolutamente viene data dalla possibilità, ora assai concreta visti i risultati positivi dei primi sondaggi, di effettuare gli scavi archeologici presso la Mileto antica, ciò che potrebbe contribuire in modo determinante, unitamente all’istituendo Museo a far decollare la nostra cittadina dal punto di vista economico e sociale.

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