Nuove  stanze

 

Poi che gli ultimi fili di tabacco

al tuo gesto si spengono nel piatto

di cristallo, al soffitto lenta sale

la spirale del fumo

che gli alfieri e i cavalli degli scacchi

guardano stupefatti; e nuovi anelli

la seguono, più mobili di quelli

delle tue dita.

 

La morgana che in cielo liberava

torri e ponti è sparita

al primo soffio; s’apre la finestra

non vista e il fumo s’agita. Là in fondo,

altro storno si muove: una tregenda

d’uomini che non sa questo tuo incenso,

nella scacchiera di cui puoi tu sola

comporre il senso.

 

Il mio dubbio d’un tempo era se forse

tu stessa ignori il giuoco che si svolge

sul quadrato e ora è nembo alle tue porte:

follia di morte non si placa a poco

prezzo, se poco è il lampo del tuo sguardo,

ma domanda altri fuochi, oltre le fitte

cortine che per te fomenta il dio

del caso, quando assiste.

 

Oggi so ciò che vuoi; batte il suo fioco

tocco la Martinella ed impaura

le sagome d’avorio in una luce

spettrale di nevaio. Ma resiste

e vince il premio della solitaria

veglia chi può con te allo specchio ustorio

che accieca le pedine opporre i tuoi

occhi d’acciaio.

 

 

EUGENIO MONTALE

(Da “Le Occasioni”)

 

Commento

Il poeta e Clizia giocano a scacchi in un interno e nella prima strofa l’attenzione si concentra in particolare su due aspetti della donna: il gesto di spegnere nel portacenere la sigaretta e la presenza di numerosi anelli alle dita. Gli attributi di Clizia si rivelano già in questa strofa espressione di potere: gli anelli alle mani evocano una ricca simbologia di incantesimi; e non a caso la figura dell’anello si trasmette dalla mano di Clizia, che compie il gesto di spegnere la sigaretta, alle spire di fumo che se ne sprigionano, con un parallelismo sottolineato esplicitamente dal poeta. Queste figure di fumo costituiscono una vera e propria magia operata da Clizia, diventano la rappresentazione della realtà esterna costruendo nella stanza una città ideale: si allude all’apparente controllo che la cittadella della cultura può esercitare sulla vera città degli uomini. Ma la realtà esterna incalza: la finestra si apre e il vento della storia cancella quel miraggio scompigliando il fumo sul quale esso era costruito. La realtà esterna è la percezione della guerra, alla quale partecipano uomini ignari di Clizia e perciò ignari del significato della propria condizione. In passato Montale non era certo della capacità della donna di conoscere e dominare il senso della storia attraverso la coscienza del proprio valore superiore: questo dubbio era stato espresso dieci anni prima nelle poesia intitolata Stanze. In particolare appare troppo forte la differenza di forze tra la violenza degli eserciti e lo sguardo di Clizia; cioè la bellezza della donna (e della cultura e della civiltà che ella rappresenta) è inerme rispetto all’incalzare della guerra e delle barbarie, per frenare le quali sarebbero necessarie altre forze.

L’ultima strofa contiene però una risposta positiva a questi dubbi, infatti, all’avvicinarsi del pericolo, segnalato dal suono della campana, i pezzi degli scacchi, cioè gli uomini comuni coinvolti nei processi della storia ma ignari del loro significato, si spaventano e vengono travolti, invece chi è unito a Clizia e può contare sullo sguardo di lei (come il poeta) è in grado di resistere e sopravvivere, intellettualmente, alla catastrofe, conservando la possibilità di vedere il significato delle cose senza essere accecato dall’apparente insensatezza e dalla brutalità della storia.

Tutto il componimento è basato su emblemi allegorici: è allegorico il gioco degli scacchi che assume un doppio valore: da un lato rappresenta una guerra simulata riproducendo simbolicamente la scacchiera dei campi di battaglia, dall’altro è il gioco dell’intelligenza e della cultura e dunque si adatta bene al personaggio di Clizia; è allegorico il contrasto interno\ esterno che fa coincidere al primo il valore, la condizione privilegiata di pochi eletti guidati dallo sguardo freddo e implacabile di Clizia, e al secondo il disvalore, le ignare “pedine” travolte sulla scacchiera della storia; è allegorico anche il personaggio della donna-angelo messaggera dei valori, ma il contenuto del messaggio non è di tipo religioso: la religione di Clizia è quella della cultura e dell’umanesimo. Per questo si può parlare di un allegorismo umanistico.