Caso Fiacconi

La Fiacconi non mi convince
Pietro Ruo

Caro direttore,
ho letto l'opinione di Franca Fiacconi relativa alla sua mancata adesione al
progetto del Coni "io non rischio la salute". Ovviamente ritengo tu abbia
fatto benissimo a pubblicarla, anche perche' e' giusto sentire l'altra
campana. Per il momento, a parte quanto ho letto in proposito, non ho
elementi nuovi da proporre. Eppure, se posso, da giornalista, oltre che da
appassionato di podismo, devo dire che l'autodifesa della Fiacconi non mi ha
convinto. E provo a spiegare perche'.
Purtroppo ogni volta che qualche atleta viene trovato positivo ai controlli
antidoping, parla sempre di errori o di produzioni "naturali" dei vari
ormoni, senza dimenticare tutti i complotti possibili e immaginabili.
Per carita', probabilmente ha ragione la Fiacconi a prendersela per
l'esclusione da Atlanta, ma mi pare che a Siviglia, se non si fosse rotta un
braccio, sarebbe stata la punta di diamante. Insomma la verita' cerchiamo di
raccontarla tutta.
Non solo, ma perche' attaccarsi a problemi di natura burocratica postale per
giustificare la non adesione al progetto "io non rischio la salute"?
Perche', appena ricevuto il telegramma non si è recata a fare i controlli
richiesti? Forse perche' inattesi, quindi potevano scoprire qualche cosa?
O forse perche' anche la Fiacconi pensa che sia lecito tutto quanto non
viene scoperto nei controlli antidoping?
Ecco, oltre che spiegare la storia dei ritardi postali o del mancato
rispetto della privacy degli atleti, Franca Fiacconi avrebbe potuto e dovuto
dirci qualche cosa di piu' sul doping, problema che riguarda troppi atleti
di vertice.
A Verona, in occasione dei mondiali di ciclismo, si e' svolto un convegno
sul doping. Interessante e frequentato soprattutto da molti "medici"
praticoni che hanno come unico obiettivo non quello di tutelare la salute
degli atleti, ma di imparare i modi per "coprire" le sostanze dopanti in
occasione dei prelievi.
Ma lo sapete che da quel convegno sono emersi dati agghiaccianti? Ne cito
solo uno. Da quando è stato fissato il dato 50 come concentrazione massima
di globuli rossi, oltre il quale si viene fermati automaticamente nel
ciclismo, l'unico obiettivo di troppi praticoni dello sport è quello di
somministrare, anche ad atleti giovanissimi, quelle quantità di
eritropoietina (Epo) che fanno innalzare i normali valori ma non cosi' tanto
da superare il famoso tetto di 50.
Percio', caro direttore, senza entrare ulteriormente nel merito del caso
Fiacconi, meno indulgenza per quei "campioni" che ogni volta che infrangono
le regole dell'antidoping sono pronti a dichiararsi vittime di complotti
piu' o meno credibili.
Se non lo vogliamo fare per noi, facciamolo almeno per i nostri figli.
E in ogni caso forza Petrucci, non mollare sul progetto contro la diffusione
del doping.

Pietro Ruo