"Genova per noi non e' un nome come un altro…"
26 settembre. Maratona del Mare.
Fabio Marri

Anche Genova ce l'ha fatta: altrocche'! Dopo tre tentativi nel
1985-86-87, quando il numero massimo di iscritti fu 130 e successero cose da
turchi: in un'edizione il tracciato fu allungato durante la corsa perche'
mancavano 2 km (a un certo punto uno dell'organizzazione gridava: "andate
ancora avanti -prima del giro di boa previsto-, senno' e' piu' corta!").
Invece, questo 26 settembre, credo che molti organizzatori abbiano trovato
parecchio da imparare: chiusura al traffico assoluta (abbiamo solo permesso
a chi sbarcava dalle grandi navi di uscire dal porto); noi podisti sulla
sopraelevata, tutta per noi; le macchine a soffrire e sbuffare giu' negli
angiporti (mi hanno fatto compassione). Parcheggi riservati per noi podisti
all'interno della zona Fiera dove erano collocati partenza e arrivo, con
docce calde anche dopo 6 ore, ristori abbondanti di ogni genere, fotografie
in tempo reale (un po' carucce, a dire il vero: ma era un fotografo
privato). Introduzione in una maratona italiana del chip 'vero', quello
olandese che si allaccia ai cordoncini delle scarpe, offerto oltre tutto a
sole 15 mila lire contro le 45 mila che lo stesso giorno Govi ha sborsato a
Berlino. "Pesto party" con servizio ai tavoli, gestito da allievi della
scuola alberghiera, pronti e disponibili; cibi squisiti, e ricevuta fiscale
per chi pagava gli extra (caffe', lire 1000). Alla fine del party, concerto
dei New Trolls (o meglio, dei residuati del glorioso complesso: ma
"Visioni", "Miniera", "Faccia di cane" ti fanno ancora venire i brividi). Il
ritiro pettorali era ammesso anche la domenica stessa; quando, oltretutto,
si accedeva a massaggi senza nessuna fila prima e dopo la corsa. Il
direttore corsa si chiama Franco Pioli, ma non si e' limitato a fare il
Torriani, sull'ammiraglia dietro al primo: il venerdi' notte ha dormito
dentro al Palazzetto per controllare tutto; al sabato sera, mentre tutti
stavamo a pasteggiare, era a controllare il percorso; durante la gara,
andava su e giu' portando pacconi di bottiglie e ristori ai tavoli che
cominciano a vuotarsi.
Vogliamo parlare anche di qualche difetto, tanto per far vedere che non ci
hanno comprato ? (anzi, assicuro che ho pagato la mia tassa di iscrizione
per intero!).Bene: anzitutto la data, perche' il 25-26 settembre erano gia'
occupati dalle maratone del Mugello e di Cortina. Bastava spostarsi di una
settimana, e il 3 ottobre non ci sarebbe stata nessuna maratona in Italia;
o, meglio ancora, in inverno, quando Genova sa offrire un clima impagabile:
e certo gli arrivati sarebbero stati piu' degli scarsi 500 che hanno sudato
sette camicie prima coi 26 gradi e l'umidita', poi con la pioggia caduta a
intervalli. Ancora: verso il km 30, quando l'ultima cinquantina di podisti
doveva ancora transitare, un macchinista del porto ha deciso di spostare il
suo treno, facendo trovare le sbarre chiuse a qualcuno (ma un fatto del
genere, ben piu' grave trattandosi di un treno di linea previsto in orario,
era gia' capitato in marzo a Vigarano: cio' non scusa ma aiuta a
ridimensionare l'episodio). Mettendola in scherzo o in satira politica,
potremmo dire che nella patria dell'ex ministro dei trasporti Burlando
(quello di Malpensa 2000 e dei pendolini che deragliavano), ci e' andata
anche bene… Altro difettuccio, piu' piccolo ma che potrebbe ancora esser
rimediato nelle classifiche definitive: la utilizzazione solo parziale del
chip, laddove i cronometristi e i giudici ufficiali hanno imposto le
classifiche fatte alla maniera tradizionale, con alcuni evidenti errori. (Le
classifiche, in linea gia' dall'indomani della maratona, possono essere
consultate nel sito ufficiale della gara, cui si accede direttamente dal
nostro sito: comunque hanno vinto l'africano Abel Gisemba in 2.20, e
Margherita Grosso della Fiat Sud Formia in 2.44; i modenesi devono
festeggiare Angelo Mastrolia che con la sua criniera da apache ha corso in
3.06 precedendo addirittura la Maria Grazia Navacchia ex Savasta, quarta
assoluta).
Con tutto questo, speriamo che l'ottima organizzazione genovese crei un po'
di subbuglio nel mondo podistico italiano: quante proteste sorgeranno, d'ora
in avanti, di fronte alle maratone nel traffico, ai ristori vuoti, alle
classifiche fatte a mano e che non arrivano dopo 5 mesi (Bergamo, anziche'
scrivere su "Correre" che ne avete abbastanza, potreste ben mandare le
classifiche…), al soggiorno obbligatorio in qualche luogo il sabato per
ritirare il pettorale pagato 100 sacchi, alle file di due ore per il ritiro
pettorali o coi vassoi sagomati in mano ecc.?? Il genovese Balilla, nel
1746, inizio' la rivolta contro gli oppressori scagliando un sasso: chissa'
che il sasso organizzativo scagliato dopo due secoli e mezzo da Balilla
Pioli non cominci una nuova stagione nei rapporti tra maratone e maratoneti.