Il Giro a Tappe Carpigiano - 7-8-9 Luglio 1999
3 Tappe di 8.3 - 14.1 - 9.7 Km

di Fabio Marri


Si e' dunque conclusa -purtroppo- anche la 14a edizione del Giro a Tappe carpigiano. Il puntualissimo speaker Roberto Brighenti la definiva "l'ultima del millennio", e noi speriamo che avesse torto: speriamo cioe' che anche nel 2000 (anno appartenente, come quasi tutti sanno, ancora al secondo millennio) ci sia un Giro a tappe.Lo diciamo con trepidazione, perche' voci autorevoli degli ultimi giorni sussurrano che dal 2000 a Carpi non ci sara' piu' quella festa dell'Unita' che dal 1986 ospita l'iniziativa di Barbolini.
Speriamo che non sia vero, o che comunque il prode Ivano colla sua squadra sappiano organizzare per conto proprio una nuova edizione della loro creatura, seconda solo alla Maratona d'Italia.
Non e' qui il luogo di parlare di classifiche, visto che fin dall'indomani della gara erano su Internet nel sito Italianmarathon, e la loro versione cartacea e' andata a ruba dovunque sia stata distribuita. Scontato il
successo dell' iniziativa, che nasce dal poter misurarci (noi modenesi così tartassati dal fiaspismo che incalza, ridotti ad avere in provincia meno di dieci gare competitive all'anno) con cronometri e giudici d'arrivo, e in più fare i calcoli sui tempi di tappa e i distacchi in classifica. Insomma, quel
sano agonismo che una parte del Coordinamento Podistico (o Pensionistico?) Modenese vuole soffocare sotto l'egemonia delle partenze anticipate, dei chilometri non segnalati, dei percorsi accorciati di anno in anno.
Anche dopo qualche settimana dalla fine delle ostilita', quando ci si incontra continuiamo a ragionare sulla base delle classifiche: e se Paolo Malavasi (tanto per fare il nome di uno qualunque di noi) merita rispetto
sulla base del suo 65. posto, e dell'oltre mezzo minuto rifilato a Gianni Vaccari e Angelo Mastrolia, altri trovano stupefacente, in assoluto, il 79. posto del giovanissimo Alessandro Ballarini, un carpigiano figlio d'arte. Insomma, grazie a queste graduatorie, le balle stanno in poco posto, e a differenza dei concorsi pubblici, se io sono arrivato 124. vuol dire che ne ho 123 più bravi e 220 più scarsi, senza scuse. A questo mondo c'è giustizia, finalmente, diceva Renzo Tramaglino.
Però: si e' avvertito qualche scricchiolio. Il numero degli iscritti è calato a poco piu' di 400; l'ultima sera si sono sentiti commenti di stanchezza, non fisica ma derivante dalla noia di questi percorsi sempre
uguali da 14 anni, prevalentemente squallidi, con le solite misurazioni approssimate per difetto, e che insomma non fanno un vero giro a tappe ma tre corse quasi uguali che partono e arrivano nello stesso posto.  E si dovrebbe tirar fuori un'altra cosa, che a voce trovava d'accordo più di un(a) partecipante: la gara femminile. All'estero si cominciano a eliminare i tempi femminili realizzati al traino dei maschi, ma a Carpi troppe donnine tra le meglio piazzate del Giro hanno ottenuto i loro tempi perché qualche maschietto o maschione ha tagliato loro il vento (nella seconda tappa è risultato decisivo), ha dato i ritmi, ha passato le spugne ecc. Dicono addirittura che la prima classificata, in forte difficoltà nell'ultima tappa dietro l'incalzare della seconda, è stata attesa dal papà (!) che l'ha tirata consentendole di limitare il distacco e conservare il primato; e andando più giù, constatiamo che la nona donna è sempre arrivata insieme col 114. uomo (in realtà, almeno nella terza tappa era circondata da ben tre amichevoli maschi) e la decima donna non ha mai corso un metro allo scoperto, aiutata dal 119. uomo.
Allora: a chi dare il premio per questi piazzamenti? Vince la migliore o quella che ha il "conduttore" più bravo? Personalmente, con tutto il rispetto delle classifiche ufficiali, chi scrive darebbe dei premi speciali
alla seconda e alla terza donna, l'Antonella Benatti e la Valeria Gualandri, che hanno costruito i loro risultati con le proprie forze. Circa la Valeria, anche guardando la classifica si vede che il suo papà, il glorioso Leandro padre di ben tre ottimi atleti, proprio non ce la faceva a starle insieme - dunque i tempi sono davvero suoi; e all'Antonella daremmo un premio in più per la splendida neonata che ha esibito a Carpi, tra una poppata e l'altra.
Un'idea per limitare le succhiaruote in versione podistica sarebbe quella di farle partire dieci minuti prima dei maschi, e di dissuadere gli eventuali accompagnatori con la stessa energia con cui sono buttate fuori le biciclette dalla maratona d'Italia.
Per il resto, un Barbolini mago dei cambi di percorso (da Carpi-Carpi a Reggio-Carpi a Maranello-Carpi), con conseguente successo di pubblico, potrebbe vedere se fare qualche cambiamento nelle tre tappe. Sarebbe ad esempio suggestiva, anche per ragioni simboliche, la lunghezza totale portata a 42,195 e la diversificazione dei tre percorsi: che so, un giorno si va a Santa Maria con traguardo volante davanti alla casa natale di Ivano, un altro giorno a Mandrio per Dorando, un giorno si transita dalla "barboliniana" piazza Martiri. Ma sono ammessi dissensi!

Non dimentichiamo pero' anche i complimenti: al solito 'barbudo' cronometrista (che quest'anno, con Miss Corradi, ha fatto le cose per bene), e soprattutto alla First Lady Vanna, che potrebbe fare la Hillary Clinton, e invece, con umiltà, si intruppa fra le altre a servire il tè per il ristoro finale: un tè così verace che sembra caffè e la notte non lascia dormire.