Dieta a Zona?...meglio a uomo.
di Tommaso Minerva
La più patinata rivista di podismo sta conducendo da alcuni mesi una
brillante campagna 'informativa' su una dieta rivoluzionaria: la Zone Diet (mi
prendo la libertà di tradurla, impropriamente, 'Dieta a Zona'). L' occasione
viene fornita dalla pubblicazione anche in Italia del best-seller americano che
la teorizza. La campagna informativa è partita in estate con un servizio di 5
pagine. L' ho ritrovata nel numero in edicola con altre 5 pagine dedicate
(compero solo tre numeri l' anno: uno in estate, un altro in inverno e il terzo
per le classifiche dei maratoneti... e' più che sufficiente per i miei gusti).
Leggendo ho scoperto che anche in autunno vi erano stati dedicati degli spazi (la
pagina 12 del numero di Ottobre, n.d.r.).
Alla Maratona di Venezia vengono
dedicate 4 pagine, a quella di Genova ben due pagine. Ne deduco (posso
sbagliarmi) che la redazione
della rivista ritiene davvero 'rivoluzionario' l' approccio alla nutrizione
della dieta a zona e spero che, legittimamente, l' editore del libro e qualche
fornitore di prodotti 'a zona', viste le spese editoriali della rivista e la
innegabile pubblicità ottenuta, supportino l' iniziativa con qualche
rimborso-spese.
Il primo articolo (la divulgazione dei principi fondamentali) è firmato da Eddy Ottoz (il curatore della traduzione dall' inglese... conflitto di interessi? mah!) di cui avevo sentito parlare come simpatico e valente atleta degli anni '60, poi come simpatico padre di atleti degli anni '80-'90 e simpatico preparatore atletico... lo scopro, nell' occasione, anche simpatico biochimico a scrivere di eicosanoidi (ci sono quelli buoni e quelli cattivi), insulina, glucagone, tromboxani, prostaglandine, leucotrieni, HGH, etc...La dieta a zona viene presentata come rivoluzionaria capace di invertire tutto cio' che ci e' stato detto sull' alimentazione. Mi aspetto, allora, che la politica di correttezza editoriale di cui è legittimamente orgogliosa la nostra rivista (e a cui viene legittimamente, universalmente riconosciuta) induca la pubblicazione di altre 5 pagine a firma di un autorevole esponente della fazione contraria alla dieta a zona (la chiamero' dieta a uomo!) e magari tra questi due e i lettori si instauri un proficuo contraddittorio. Nel numero in edicola invece altre 5 pagine sono dedicate all' argomento e alle opinioni dei lettori. Ai lettori risponde, pero', sempre e solo il buon Ottoz con il solito vocabolario di eicosanoidi, etc.... Immagino che tanta autorevolezza sia meritata e supportata e, pertanto, non la metto in discussione. La acquisisco come parte di una professionalità specifica nel settore dell' alimentazione e della biochimica sportiva. Non credo, pero', che a qualcuno altro sia stata data la possibilità di esprimere un parere professionale e non solo da lettore (se è successo vi prego di dirmelo). Una svista della rivista che, ne sono certo, sicuramente verrà presto corretta invitando qualche autorevole biochimico a esprimere un parere da affiancare a quello di. Ottoz. Se poi si riesce a trovare un qualche biochimico che ne esprime uno contrario (di pareri) tanto meglio; ne godra' la pluralita' d' opinione.
Non sono un biochimico nè della porta accanto nè di qualche isolato più in
la e (dal basso delle mie conoscenze) ritengo la proposta della dieta a zona degna di interesse, tuttavia alcune
affermazioni riportate nei due articoli citati hanno suscitato in me sia
curiosità che fastidio. Ho allora deciso di soddisfare la curiosità e capire l' origine della sensazione di fastidio.
Una persona che
ritiene di aver fatto delle buone cose nella vita cerca di metterle in evidenza
nei modi e nei tempi dovuti. Infatti la nostra rivista dedica, giustamente, un
trafiletto a ricordare la biografia di Ottoz e a presentarlo al pubblico
che non lo conosce. Per l' autore della rivoluzionaria dieta a zona invece si
limita a dire: "Barry Sears, uno scienziato americano di
Boston...".Chi e' Barry Sears? Da cosa nasce la sua autorevolezza in campo
nutrizionale? L' essere americano e' un pregio? Scienziato? Di che cosa si e'
occupato? Di paleontologia? Leggendo tra le righe si intuisce che forse si è occupato di
biochimica e forse anche di paleo-nutrizione ('torniamo all' alimentazione
dei nostri avi prima che scoprissero l' agricoltura e i cereali')... Comunque, armato di modem e PC mi metto alla
ricerca di una qualche informazione su Barry Sears e la sua dieta a zona. Attivo
tutti i maggiori motori di ricerca su Internet (Altavista, Yahoo, Lycos, Hotbot).
Scopro che esiste un sito 'ufficiale' della dieta a zona ( www.zoneperfect.com
) ovviamente apologetico rispetto al verbo ma con un attivo e fornitissimo
on-line store di prodotti a zona. Volete comperare 6 bistecche Dijon a zona? 27
dollari (piu' di 50 mila)... le stesse bistecche Dijon nella versione a uomo
(ossia comperata nei supermercati) negli stati
uniti costano meno del pane (volete mettere la differenza tra zona e
uomo)!...oppure una barretta a zona? o le pillole di olio di pesce (fish-oil-pills
... di salmone e' meglio.... dicono...)? Sul sito 'ufficiale' della zona potete
trovare tutto cio' che vi serve per mangiare a zona e anche sapere in dettaglio
tutti i vantaggi della vita a zona! Si dimagrisce, si diventa più forti, si
diventa più sani (la chiamano supersalute), non si invecchia più... non mi
stupirei se, frutto delle puntuali e precise ricerche del Dott. Sears, tra un
po' si potra' scoprire che combatte le rughe, sconfigge l' aids, il cancro, le
leucemie e l' impotenza e assicura, almeno, un posto in paradiso nel caso in cui
non dovesse funzionare (ovviamente enfatizzo... non prendetemi sul serio...)...
Allora, volete vivere a zona e fare parte della comunità a zona 'ufficiale' e
benedetta da B. Sears in persona? Allora collegatevi a www.zonehome.com...
sarete tra amici... a zona, ovviamente. E il buon Barry Sears? Niente su di lui?
Molto su di lui. Interviste, sorrisi, discussion groups, ma nemmeno una traccia
di curriculum scientifico, dove ha studiato (Boston... uno pensa al MIT), cosa
ha scritto (oltre ai libri a zona)... unica risorsa una scarna biografia
(corredata da foto - vedi riquadro) in cui si dice che, tra l' altro e'
presidente di una società di biotecnologie (la "Tecnologie Surfattanti"!!!) che
immagino non produca alcuno dei prodotti venduti nel sito 'ufficiale' a zona e
invece si occupa del miglioramento del benessere dell' umanità.
Dr. Barry Sears is a widely published scientist and researcher who serves as president of the massachusetts-based biotechnology firm Surfactant Technologies, Inc. He is the author of the bestselling book The Zone and lives in Swampscott, Massachus etts, with his family.
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Nella biografia si dice anche che e' uno scienziato e ricercatore che ha pubblicato un mucchio di roba (si spera non solo a zona). Ma nessuna informazione su cosa e dove abbia pubblicato. Per fortuna Internet mette a disposizione tutti gli strumenti per reperire informazione (ovviamente tutta quella che e' reperibile in Internet). Mi sono rivolto allora alla banca dati di MedLine (citata anche da Ottoz come esempio di autorevolezza). Ho effettuato due tipi di ricerche: la prima relativa a Barry Sears come autore, la seconda relativa a dieta a zona come argomento. Della seconda ve ne parlero' alla fine. MedLine ( www.biomednet.com ) è una banca dati che raccoglie gli abstract e i riferimenti bibliografici di un enorme numero di riviste del mondo in campo biomedico. Se uno ha scritto qualcosa MedLine lo sa.... a meno che non abbia scritto sul giornalino di quartiere...(ovviamente Medline non sa tutto... qualcosa sfugge...). L' esito della ricerca è stato il seguente:
MEDLINE Search Results Found 16 items matching one or more search terms. |
Un Sears B. ha scritto 16 articoli tra il 1972 e il 1993. Meno di un articolo all' anno!. Poi piu' nulla. Supponendo, ma qualche dubbio e' legittimo, che tutti e 16 siano stati scritti dal nostro Sears B. notiamo che dal 1985 al 1993 non ha scritto nulla... che fine aveva fatto? stava pensando alla zona? e notiamo sopratutto che l' articolo numero 1 riguarda proprio una dieta lipidica... precursore della dieta a zona... interessante... quindi il buon Sears dopo 13 anni passati in un laboratorio a occuparsi di determinazioni strutturali su lipoproteine si ferma 8 anni e partorisce la grande pensata della dieta lipidica (poi ci sara' tutta la serie delle pubblicazioni sulla zona... ma cio' non viene preso in considerazione daMedline...) che pubblica niente di meno che in due paginette di un giornale di una associazione di dentisti. The Journal of the Massachusetts Dental Society (vedi riquadro per sapere cosa e' il Journ. of Mass. Dental Soc.)... questo almeno risulta a Medline (autorevolmente citato anche da Ottoz, ricordo). La ricerca non è esaustiva, ovviamente, Sears B. puo' aver pubblicato su autorevolissime riviste non citate da Medline, ma e' stato Ottoz a citare Medline come metro di valutazione della autorevolezza scientifica e su questo sono pienamente d' accordo con lui!
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Per quanto riguarda gli scritti di Ottoz a me sembra che rappresentino un puntuale resoconto delle teorie di Sears forse (spero di essere smentito) con l' aggiunta di qualche imprecisione, un pizzico di demagogia e una spolverata di vittimismo (a questi ultimi due aspetti noi italiani siamo particolarmente sensibili).
Il vittimismo.Per sostenere l' argomento che una dieta a zona (30% proteine-30% grassi - 40% carboidrati) sia fortemente constrastata rispetto a una dieta tradizionale (tradizionale di chi? per restare all' interno della sua linea di pensiero... tradizionale dei bulgari, dei croati, dei tunisini?) cita testualmente "non lasciamoci abbindolare dalle pubblicità martellanti dei persuasori occulti della lobby dei carboidrati: pasta, bibite, merendine, snack, biscotti, patate & patatine, gelati, dolci, cioccolato, vini, birra, liquori etc...". Desidero che ognuno autonomamente tragga le conclusioni da una simile affermazione e che lo stesso Ottoz se ne assumi le responsabilità culturali e evito di commentare una simile affermazione. Non mi dispiacerebbe pero' che qualcuno (magari lo stesso Ottoz ;-)) riuscisse a dimostrare che seri nutrizionisti abbiamo mai consigliato merendine, snack, biscotti, patatine, vini, birra, liquori, etc... come regime alimentare e men che meno ai bimbi obesi che circolano nelle scuole elementari italiane (che invece consumano merendine, snack, etc.. , bombe caloriche e lipidiche, avallati dal comportamento irresponsabile di alcuni genitori ma contro i consigli di chi si occupa di nutrizione). Oppure si confonde l' informazione con la pubblicita'? E allora che dire delle lobby lipo-proteiche? hamburger, fette filanti e non, maionese, zamponi e salumi, integratori alimentari sono meno potenti di pasta, pane e frutta?
Demagogia. E' facile parlare di supersalute e farla dipendere da un riequilibrio dei rapporti tra nutrienti condendo il tutto, per renderlo piu' credibile, da complicati discorsi su eicosanoidi, tromboxani, etc... Piu' difficile e' il dimostrarlo fornendo prove scientifiche (nel postscritto suggerisco ai fautori della zona una metodologia per testare e aggiungere autorevolezza alla teoria) e sopratutto evitando di supportare le argomentazioni con argomenti del tipo 'una strategia alimentare che negli USA ha ottenuto tanto successo'... e allora? ricordo quando vivevo negli Stati Uniti che a 10 miglia da casa mia esisteva una piccola citta' agricola (Gilroy, California) specializzata nella produzione di aglio. La chiamavamo Garlic City. Distese e distese di aglio. Il motivo? andava di moda il consumo di aglio... gli americani sembravano impazziti per l' aglio, panacea di ogni male (forse lo sono ancora). Nel quartiere verso sera si sentiva un tremendo puzzo di aglio. Sui BBQ venivano preparati file di spiedini di aglio per contrastare i Chocolate Donuts (gonfi di burro di arachide) che si erano mangiati nello spuntino del pomeriggio. Ci sono molte cose che hanno successo negli Stati Uniti (come l' aglio, la dieta a zona, gli hamburger, le patatine, l' alimentazione integrata, i tele-santoni e i web-santoni) e con questo? Adottiamo tutto acriticamente sol perchè negli USA ha avuto successo?
Imprecisioni. Spesso viene evidenziata la distinzione tra dieta mediterranea e tradizionale. La domanda che ho già posto e' la seguente: tradizionale di chi? la dieta tradizionale dei turchi e degli spagnoli e' identica a quella degli americani e degli italiani?... visto che si vuole distinguere tra dieta mediterranea dei bulgari, croati, tunisini, etc... mi aspetterei altrettanta precisione nella definizione di quella tradizionale... Gli statunitensi chiamano shape o good shape lo stato di forma e non zona. Zone viene usata solo entro il framework di chi segue la dieta a zona di Barry Sears. Cosa e' che fa ingrassare? Il buon Ottoz ce lo dice a pagina 59: "non sono i grassi a far ingrassare, ma i carboidrati". Oddio... questa mi giunge nuova...comunico questa novita' a mio cognato, grande estimatore delle virtu' del maiale, che da buon modenese coglie la palla al balzo per farsi immediatamente un paio di zone di zampone, cotiche e fagioli (questi per soddisfare il rapporto proteico e glucidico).. tanto non ingrassano!!! Anche l' algoritmo per il computo delle giuste quantita' di nutrienti mi lascia perplesso. Piu' che rivoluzionario mi sembra che vengano ordinati in maniera differente i diversi fattori.
Non ho competenze per esprimere pareri di merito se non una impressione a braccio. E' una dieta che mantenendo l' apporto necessario di grassi e proteine riduce in termini relativi di un 50% l' apporto di carboidrati. In termini assoluti diventa una dieta ipocalorica mentre in termini relativi una dieta iperproteica. Un eventuale innalzamento del contenuto calorico viene ottenuto aumentando la dose di proteine. Ne piu' ne meno di tante altre diete del passato (ricordate la dieta dell' uovo sodo?). Cio' puo' comportare un beneficio per la sensazione di benessere, la riduzione di peso, etc... Come pure benefici se ne possono trarre dalla totale eliminazione di alcool. Ma dove sono gli aspetti rivoluzionari? La sensazione e' che si tratti di un' abile operazione di marketing (in questo gli americani sono davvero esperti) per vendere un prodotto che (forse) non procura danni, fornisce qualche beneficio immediato a cui si possono facilmente attribuire effetti 'rivoluzionari' e fornisce anche benefici a chi vende i libri, barrette, fish-oil-pills, etc...
Ma che ne pensa il mondo scientifico? E per gli atleti? Ho utilizzato la stessa tecnica della ricerca bibliografica su Medline. E' presente un unico abstract di un articolo pubblicato in Aprile 99 su Sports Medicine che riguarda la dieta a zona (sembra che il mondo scientifico se ne disinteressi assolutamente relegandolo a fenomeno di costume). Nel riquadro sotto riporto sia l' abstract che le specifiche della rivista impegnando me e la redazione di Podisti.Net a consultare autorevoli biochimici nazionali e internazionali per avere una valutazione obiettiva della dieta a zona. Intanto puo' fornire qualche indicazione il riassunto di S.N. Chevraunt (di cui non sono riuscito a conoscere nulla e quindi non so fornire indici di autorevolezza... ci si basi solo sulla qualità della rivista).
The zone diet and athletic performance. |
L' articolo di SN Chevraunt riguarda in modo particolare il rapporto tra dieta a zona e performance atletica. La frase finale suona piu' o meno cosi': "Basata sulla migliore evidenza scientifica disponibile la dieta a zona dovrebbe essere considerata piu' ergolitica che ergogenica per la performance atletica". Questa frase merita una ulteriore traduzione a spanna: "La dieta a zona non ti fa diventare piu' forte semmai ti indebolisce".
Allora se queste sono le premesse mi schiero per la dieta a uomo fatta di equilibrio alimentare, rispetto delle tradizioni di mamme e sorelle, controllo degli eccessi ma tolleranza per un piatto di pasta e un bicchiere di buon vino rosso, attivita' fisica costante, utilizzo della ragione e della ragionevolezza, libertà dalle comunità a zona, dai guru della porta accanto, dalle fish-oil-pills, dall' indottrinamento culturale e dalla cattiva informazione.
E voi come la pensate? Il sondaggio di PODISTI.Net vi permette di schierarvi dalla parte della dieta a zona o della dieta a uomo e di esprimere un vostro commento.
PS. Per acquisire evidenze scientifiche si proceda in questo modo. Si selezionino 200 atleti di vari livelli (magari della stessa disciplina... ripetendo il test per ogni disciplina). Si creino due gruppi omogenei di 100 e 100. A un gruppo si dica che verranno sottoposti alla dieta a zona (30-30-40), all' altro alla dieta tradizionale (20-20-60). Per ogni gruppo si costituiscano due sottogruppi (50 e 50). Il primo lo si sottoponga alla dieta dichiarata, il secondo alla dieta contraria (senza che lo sappiano... ci si puo' riuscire... basta somministrare con alimenti il 20-20-40 e il resto con integratori...). Si ottengono 4 gruppi da 50. Si confrontino i risultati prima e dopo la dieta in funzione di: dieta effettivamente seguita, dieta supposta. Si ripeta l' esperimento con altri gruppi per testarne la significatività.