Nemmeno ad Atlanta Franca rischio' la salute
di Fabio Marri


Sembra dunque che Franca Fiacconi non vada a Sidney. Non vorremmo che il
CONI si stesse comportando come quel marito che, per fare un dispetto alla
moglie, si taglia gli attributi. E speriamo che ci sia un ripensamento da
ambo le parti, quel famoso "passo indietro" che adesso va tanto di moda tra
i politici.
Se andiamo a ritroso nel tempo, alle convocazioni per la nazionale olimpica
di Atlanta 1996, crediamo che dovrebbe essere la Federatletica a fare il
primo passo, a chiedere scusa per prima: quattro anni fa, la grande
danneggiata fu Franca, la miglior maratoneta italiana gia' allora, e invece
lasciata a casa. Il secondo danneggiato fu il medagliere olimpico italiano:
quello, vive ancora sull'alloro di Seul, dopo il quale in maratona sono
venute soprattutto delusioni.
Come fu "costruita" la delusione di Atlanta? Siamo andati a rileggere le
dichiarazioni dei grandi tecnici italiani alla vigilia di quelle Olimpiadi,
come furono pubblicate da "Correre" che le fece proprie, avallando insomma
le conseguenti, rovinose selezioni. Comincio' il grande Enrico Arcelli (un
autore di "Correre", che nello stesso numero della rivista gli pubblicizzava
due libri) nel gennaio 1996, con un 'servizio' a p. 78 intitolato "Il
massacro di Atlanta": l'esortazione finale, riportata anche in caratteri
piu' grandi al centro della pagina, suona ne' piu' ne' meno: "Non sarebbe
stato, allora, meglio abolirla?" (s'intende,la maratona). Questo perche',
dopo un sopralluogo diretto, Arcelli si era convinto che "a vincere . non
sara' il miglior maratoneta in gara, quello che per esempio vale 2:08', ma
probabilmente un atleta che in condizioni ambientali miti non sarebbe in
grado di fare meglio di 2:12', ma che nel bagno turco di Atlanta peggiorera'
il suo tempo 'soltanto' di 6 minuti". Insomma, si vincera' la maratona
olimpica in 2.18 o peggio (titolino: "Tempo previsto per il
vincitore:2:20'"),  mentre gli atleti da 2:08' arriveranno sopra le 2:20', o
non arriveranno affatto. Idem, fatte le proporzioni, per le donne, cui pero'
si dedica solo un accenno (per completezza va detto che Arcelli, nello
stesso periodo, stava seguendo la parte 'dietetica' dell'allenamento di
Franca Fiacconi).
Queste erano le basi con cui si stavano costruendo le convocazioni, che a
marzo erano quasi ufficiali, e commentate da un articolo del tecnico
federale per il mezzofondo e il fondo Renato Canova ("Scelte difficili", pp.
75-75). Sul fondamento delle "condizioni ambientali assurde" gia' indicate
dal meteorologo Arcelli , Canova raccontava della strategia di allenamento
proposta ai selezionati dalla triade dei tecnici, Lenzi, Gigliotti e appunto
Canova. Per gli uomini, si era suggerita una velocita' media di 3'15" a km:
il che, se non andiamo errati, presupponeva un tempo finale di 2.17:25, e
aveva incontrato "iniziali resistenze" da parte di Goffi e Leone. Invece per
le donne, aggiungeva Canova, non c'erano problemi: "abbiamo un'atleta (Maria
Curatolo) di vasta esperienza.; un'altra (Ornella Ferrara) capace di correre
7 maratone in meno di due anni [sbagliamo, o la Fiacconi ne aveva corse
dieci negli ultimi tre  anni?].; una terza (Maura Viceconte) che ha finora
effettuato 3 maratone." (seguivano i rispettivi trofei). Insomma, le atlete
prescelte hanno "la consolidata capacita' di rendere ad alti livelli
agonistici negli impegni piu' qualificati".
"His fretus, vale a dire su questi bei fondamenti" (diceva Manzoni di don
Ferrante, che in base alla sua filosofia aveva deciso che la peste non
esisteva), ecco partire la spedizione azzurra, accompagnata (su "Correre" di
luglio-agosto 1996, pp. 88-90) da un definitivo articolo di un altro pezzo
da novanta dell'atletismo, Giorgio Rondelli. Sottotitolo: "La squadra
azzurra ha tutte le carte in regola per ben figurare". Tra le "tredici
chance da medaglia", ecco "il gruppo delle maratonete, Viceconte in testa
[sic!], Ferrara e Curatolo, o magari la Fiacconi che pure avrebbe meritato
la convocazione". Toh chi si risente: be', diamo atto a Rondelli che, si',
certo, la Viceconte e' l'optimum, ma forse anche la Fiacconi. (sulla cui
vittoria a Torino, e i cinque minuti limati al record personale negli ultimi
sei mesi, lo stesso numero di "Correre" era costretto a dedicare tre pagine,
106-108), Ma torniamo a Rondelli:  "E la maratona maschile?", vogliono
sapere quelli di "Correre": ma Rondelli non si sbilancia, perche' il suo
pupillo Danilo Goffi sara' della partita, e non si sapeva ancora chi
sarebbero stati gli altri. "E allora azzardiamo noi", dicono i redattori
della patinata rivista milanese (Marco Marchei e Magda Maiocchi in primis,
come risulta dall'organigramma pubblicato in ultima pagina): che ci siano
Milesi, Bettiol o Leone, "questi atleti sono tutti in grado di ben
figurare... Che qualcuno dei nostri riesca a salire sul podio non e' dunque
utopia.".
Come ando' a finire? La gara maschile doveva concludersi sulle 2.18, e per
vincere bastava fare 2.17:25", vero Arcelli e Canova? Infatti i primi tre,
il sudafricano Thugwane, il coreano Bong Ju Lee, il keniano Wainaina,
chiusero in un fazzoletto, tra le 2.12:36 e le 2.12:45. Miglior italiano
Goffi, nono in 2.15:08 ("troppo forte!", gli avranno gridato i tecnici
federali); il vecchio Bettiol ventesimo, sopra le 2.23, Milesi
cinquantesimo. Leone risparmiato per New York.
 E le donne? A casa la Fiacconi, perche' a correre nel clima di Atlanta si
"rischia la salute", vince l'etiope Fatuma Roba (che, come si vide poi, non
e' poi tanto migliore di Franca) in 2.26, con due minuti di vantaggio sulla
seconda Yegorova, la terza Arimori, la quarta Doerre, tutte intorno alle
2.28. Be', non erano proprio quei tempi disastrosi che i tecnici avevano
stabilito. Disastrose furono solo le atlete selezionate: la "Viceconte in
testa", come diceva Rondelli, ritirata; la Curatolo idem; salva l'onore
personale, ma non la reputazione dei tecnici, Ornella Ferrara, tredicesima
sopra le 2.33.
Che ci sia stato un ripensamento, che qualcuno dei guru abbia detto: "si',
ci siamo sbagliati"? Non ci risulta. Per quanto abbiamo sfogliato le pagine
di "Correre" nel resto del 1996, non abbiamo trovato piu' nessun pezzo su
maratona, maratonete e selezionatori olimpici. Neanche loro se la sentivano
piu' di rischiare la salute.