Caso Fiacconi www.sport-fai-da-te.it (Atto II)
di Franca Fiacconi

Ringraziamo Franca Fiacconi che ancora una volta ha scelto il nostro sito per lanciare il suo messaggio, che va ben al di la' della battaglia per un'analisi clinica da fare o da non fare, ma si apre all'intero campo dello sportivo come persona e come individuo, prima che come soldatino di un esercito in partenza per una guerra che non gli hanno spiegato.
Noi (reduci dalle maratone di Assisi e Roma che hanno lanciato a tutto il mondo un messaggio di pace, in tutti i sensi) continuiamo a sperare che la querelle si ricomponga. Il "proclama" di Franca evoca (i piu' anziani lo ricorderanno bene, ma lo spieghiamo per i giovani) quello di Pietro Mennea dopo la finale olimpica di Montreal, quando fu interrotto dalla Rai, anche allora per una questione... di doping ("Mennea deve fare l'antidoping perche' non puo' parlare", fu il commento dell'interessato). Ma Pietro rimase in lizza, e partecipo' anche alle Olimpiadi successive, prendendo per se' e per l'Italia le sue brave soddisfazioni, e sia pure continuando a togliersi i cosiddetti sassolini dalle scarpe.
Non crediamo che sia impossibile, come la quadratura del circolo, sperare che Franca vada alle Olimpiadi 2000 con la maglia azzurra, dopo aver convinto anche i piu' scettici di essere un'atleta "pulita". Per quanto possiamo fare noi, invitiamo allora i nostri lettori (quelli che non l'hanno ancora fatto) a esprimere con un voto ed eventualmente con un parere sintetico (si prega, non irriverente verso nessuno) la loro opinione sulla partecipazione di Franca a Sidney. Come data simbolica per chiudere il nostro referendum indichiamo il 6 gennaio, tradizionalmente grande festa specie per i romani, e che vorremmo si chiudesse in festa anche per la piu' romana delle nostre campionesse. (Fabio Marri)


-----Messaggio Originale-----
Da: xxxxxxxx@xxxxxxx.it  (l' indirizzo e' mantenuto riservato n.d.r.)
A: Fabio Marri
Data invio: giovedì 30 dicembre 1999 12.43
Oggetto: www. sport.fai-da-te- Atto II


Si possono ereditare le cose, non i fatti.
Ma i fatti cosa sono?
Certo non le "cose" che facciamo.
Gli atleti possono far parte di una eredita'?
Di quale eredita'?
Spesso gli atleti sono e fanno parte di un asse ereditario solo perche' ridotti al silenzio civile.
Possono parlare tra i propri amici; il resto è solo polemica. Oppure si sente "poverino, e' bravo, ma non sa parlare!"; solo a fine carriera, quando attaccano gli strumenti al chiodo, solo allora, qualcuno inizia ad esprimersi con linguaggio piu' comprensibile ai propri "fans".
Analizziamo questo fenomeno: e io, che non sono una ricercatrice, capisco che l'atleta "federale" è uno strumento in mano a....
Gli atleti quando parlano sembrano stupidi. Avete mai visto che spettacolo le interviste in diretta della maggior parte degli atleti?
Sembrano stupidi perché non "parlano". Perché se "parlano" non fanno piu' gli atleti. Però dopo, finita l'attività agonistica, parlano; fanno gli allenatori, i direttori sportivi e parlano! E' solo allora che si esprimono "contro" o dicono che "non va bene".
Cominciamo a parlare subito. Liberalizziamoci e parliamo subito, perchè comunque dopo non sarà più possibile farlo "veramente"! Gli anni passano: e' il trauma della vita in discesa. Immaginate di essere un nome altisonante: qualunque cosa facciate, la strada vi e' spianata, ma quando si chiude il rubinetto farete a "capocciate". E' questo il trauma della vita in discesa; e allora dopo non si parla piu' come si sarebbe dovuto quando si era in attivita', perche' le problematiche erano diverse e di diverso significato.
Ho visto solo un atleta parlare, "in attivita'" !! Però parlava attraverso gesti, alzava il "ditino" al cielo quando tagliava il traguardo, ma molti non lo capivano e non capivano cosa volesse dire.
E' una vita che parlo! Ma a quale prezzo?! Atlanta non l'ho vista neanche in TV; quando c'e' rabbia, amarezza e sconforto non osi guardare: e' come un funerale. Li' moriva lo sport!
Ed e' per questo che possiamo dimostrare il teorema dell'eredita': l'atleta essendo strumento, quindi "cosa", può essere ereditato.
Egli e' "cosa". Subito dopo aver firmato il cartellino, pieno di tabu' (non te lo raccontano mai, ma se non firmi li', non puoi fare attività sportiva), viene comprato-venduto.
Il C.O.N.I. perdendo di autarchia, perche' gli e' stata chiesta democraticita', ti fa firmare e quindi aderire alla filosofia propria dell' "Io non rischio la salute!" riducendo al nulla il tuo io.
Perchè il C.O.N.I. vuole "riformare", costi quel che costi, il suo laboratorio?
Ha forse certezze che gli atleti "testati" dai medici stranieri, non siano dichiarati tali?
Io non aderendo al suo "machiavello" con regole capestro, dovro' forse arrivare in qualche laboratorio estero per avere attestati e dichiarazioni?
Dal mio punto di vista, ritengo vi siano chiaramente, da molto tempo, verita' troppo immediate e non verita' definitive.
Oggi, per voi, tentero' di interpretare una sorta di "palla di vetro delle verita'".
In questo oggetto possiamo valutare:
a) autarchia sportiva;
b) patto con vincoli;
c) sostituzione di ruoli: il C.O.N.I. per lo Stato o lo Stato per il C.O.N.I.?;
d) lo sport sociale deve ancora nascere;
e) lo sport e la terza via! Tra autarchia e globalizzazione. La terza via cerchiamola insieme: e' il movimento d'opinione; cerchiamola perche' si sta mercificando troppo;
f) dopo l'implosione e le macerie di un sistema obsoleto (ammesso ci sia chi brami saperlo) chi gestirà lo sport e come sarà gestito?;
g) la nascita delle federazioni libere;
h) dal 1947 latitanza dello Stato che ha demandato la gestione di tutta l'attività sportiva in esclusiva al C.O.N.I., che dovrebbe gestire la sola attività di vertice;
i) ci sono piu' curve o piu' tribune in questo clima di globalizzazione?,
m) si sta ridisegnando lo sport attraverso la globalizzazione: tutto subito= doping.

Il doping è l'effetto della globalizzazione; tutto subito e a basso costo, vedi jumping o spettacolarizzazione o palestre o esercizi che in 20 minuti modellano un fisico quasi perfetto.
Vale piu' un'emozione grande in tempi strettissimi (fai il jumping= ti butti con l'elastico e non ti rendi conto che sei un sacco; vai in palestra con "ginnastica assistita" e hai l'illusione di essere un atleta in poco tempo) che una vita di sacrifici di un atleta fai-da-te?
A volte ho sentito questi pseudo-atleti parlare: "noi atleti...."; ma io che ho fatto un "mazzo così!" (lasciatemi passare il termine) per una vita, quando vedo questi "illusi" perche' si sentono atleti mi domando: "possibile che pensino di essere come me?". Vent'anni fa entravi in palestra e c'erano gli attrezzi, ora ci sono gli specchi!
C'e' confusione. Alla gente arriva il messaggio: "basta che ti compri la tuta e ti va via la pancia!" ben presto la risposta: "la tuta me la sono comprata, ma la pancia ce l'ho ancora!". Però ti hanno creato il "bisogno" di sport. Come potrà essere soddisfatto?
Che cosa è stato disegnato nel panorama del nostro sport? Un surrogato per i nostri bisogni! Lo spettacolo, solo lo spettacolo globale, costi quel che costi.
La Federazione di Atletica disarcionata e disorientata dallo spettacolo e' rimasta a gestire fenomeni "fai-da-te".
Ora in questo mondo globale, sara' "l'atleta strumento" che dovrà tornare protagonista: nel frattempo l'uomo comune preferisce l'atleta virtuale, lasciandosi massificare dai "byte" e "megabyte"?.
Sara' questa l'Olimpiade globale?
Lanciamo la sfida al "globale", disegnando NUOVE REGOLE secondo potenzialita' umane, e non da megabyte o da atleti "assistiti" con muscoli per una stagione.
Vale piu' un anno di maratona "ben assistita" o tre o quattro maratone corse bene?
Resistera' il fisico degli atleti al doping? Al tutto subito? Avranno pazienza di aspettare ad ottenere i risultati dopo vent'anni di attivita' sportiva, in un ambiente in mezzo a mille difficolta'?
Quante volte ci cambiamo in mezzo ad una strada, senza uno spogliatoio o una doccia? Quante volte i campi sono chiusi, le piste sono distrutte o lasciate allo sbando o all'incuria? Quante volte i genitori sono costretti ad aprire la tasca e portare dopo scuola i propri figli, come pacchi postali, in piscina o in palestra o al campo di atletica? Quante volte a scuola si fa sport e quante palestre o strutture appropriate ci sono all'interno di essa? Quanti istruttori qualificati esistono? E per parlare della mia citta', quante piste esistono a Roma? Si contano sul palmo di una mano.
Su quanti milioni di abitanti? Perché sono spesso chiuse oltre che ridotte in condizioni fatiscenti?
Incontriamoci per quantificare, non per globalizzare.
Si vuole oggi una autarchia globalizzata (non possono fare altrimenti per non essere schiacciati).
In questa situazione, ciò che scandalizza e' soprattutto la sconcertante assurdita', credere che qualunque problema sia ancora passibile di soluzione con "Io non rischio la salute!". Per il resto, malgrado quella che può apparire come l'assuefazione di una parte dell'opinione pubblica, disillusa e indifferente al problema, ciò che non accetto e' questa guerra contro gli atleti, la sua natura, i suoi mezzi, il contesto nel quale si inscrive, l'epoca in cui si svolge e soprattutto il cinismo tranquillo, pianificato, il calcolo mediocre di chi per sopravvivere sbandiera ai quattro venti lo sport pulito.
Prima c'era Marx.
Poi Hegel.
Poi i fascisti.
Poi i fascisti e i comunisti.
Poi il capitalismo in salsa democratica.
Poi la cultura globalizzata.
La globalizzazione nell'ambito sportivo la conosciamo.
Lo sport deve essere fatto in un'altra maniera.

Franca Fiacconi