la RAI... ah... la RAI
Fabio Marri

Rai 3, 10 ottobre. Per un podista, mettersi davanti al televisore, la
domenica mattina, per gustarsi la 12a maratona di Carpi (pardon: questo
nome e' quasi esorcizzato: dicesi ufficialmente Memorial Enzo Ferrari) deve
essere stata una tortura, o perlomeno un'arrabbiatura, fino alla forte
tentazione dello zapping. Purtroppo, non potevano fare zapping gli atleti
direttamente impegnati: i non competitivi di Carpi, fermati a tempo
indeterminato in attesa dei comodi della Rai; e i competitivi di Maranello,
cui la mattina stessa e' stato cambiato l'orario di partenza, con un
ulteriore posticipo di un quarto d'ora che e' servito solo a far innalzare
la temperatura… e a ridurre i minuti che la Rai ha dedicato alla maratona.
Noi che, notoriamente, ragioniamo coi piedi, non capiamo una cosa: perche',
se il collegamento con la maratona era previsto tra le 9.30 e le 12, la
corsa non e' stata fatta partire appunto alle 9.30, in modo da consentirne
la diretta per intero, o almeno molto piu' a lungo di quanto ci sia stato
dato? Invece, i podisti ad aspettare il via, i telecronisti a gingillarsi
con chiacchiere piu' pubblicitarie o folcloristiche che tecniche, e poi si
parte con lo sparo che nessuno, neanche Roberto Brighenti e Pizzolato, sente
(ammesso che qualcuno abbia sparato davvero); giusto in tempo per le
frequenti interruzioni utili a mostrare il "gruppo compatto" ai mondiali di
ciclismo, con intervalli, ogni tanto, di un altro gruppo, stavolta di barche
a vela: per finire, nel piu' classico stile Rai, interrompendo la
trasmissione proprio quando manca mezz'ora all'arrivo dei primi. Bonta'
loro, che verso l'una e mezzo e' andata in onda una registrazione delle
fasi finali: io, che arrancavo intorno al 35. km, sentendo un televisore che
descriveva l'arrivo dei primi, mi sono consolato: be', non sto poi tanto
indietro! Tra le perle della cronaca, va citato l'arrampicamento sugli
specchi di Monetti, secondo il quale la maratona di Carpi, pardon, di
Ferrari, anche se ha cento metri di dislivello in discesa, e' perfettamente
regolare, perche' la federazione ammette dislivelli fino a 180 metri (e noi
che credevamo, con Pizzolato, che fossero al massimo 42 metri!); se no,
suggerisce, bisognerebbe fare le maratone solo in pista, annullando tutte
quelle che partono in luogo diverso dal traguardo, come New York o Londra.
Inquadrature monotone sempre sui primi uomini: solo in un paio d'occasioni
si vede la Guida in testa alle donne. E la telecamera riservata agli
amatori, come era stato fatto promettere a Barbolini? Quella se la sono
scordata a Carpi, a riprendere i non competitivi in attesa di partire.
Tanto, la regista Anna Cristina Giustiniani il premio da Barbolini se lo era
gia' cuccato due anni fa. Insieme al giornalista della "Gazzetta" Stefano
Ferrari.