LA REFRIGERAZIONE
Funzionamento: Il funzionamento di un circuito frigorifero implica continue trasformazioni di energia da una forma ad un’altra e scambi di energia tra un’entità ed un’altra. La figura mostra un diagramma schematico di un impianto frigorifero elementare per la produzione di freddo. Questo ciclo costituisce un esempio importante per la produzione ad esempio di impianti di condizionamento e trattamento aria che vedremo però più nello specifico successivamente. Il funzionamento di questo impianto, si basa su continue variazioni di pressioni e volume, di una relativamente piccola massa costante di un liquido, con particolari proprietà chimico fisiche, chiamato “refrigerante” che viene fatto passare, tramite un compressore, in un condensatore, successivamente attraverso una valvola di laminazione e poi nell’evaporatore.
» Il funzionamento del compressore avviene grazie all’energia
elettrica che esso assorbe dalla linea di alimentazione.
» Al condensatore il refrigerante entra allo stato di vapore ed esce allo
stato liquido: il passaggio di stato avviene in conseguenza dello scambio di
energia termica (calore) tra il refrigerante e l’ambiente esterno.
» Nell’organo di laminazione il refrigerante si raffredda e diminuisce di
pressione: la resistenza che il refrigerante liquido incontra nell’attraversare
l’organo di laminazione fa spendere ad una parte di refrigerante l’energia
termica che possiede (ed in conseguenza di ciò esso si raffredda). Rappresentazione grafica di un ciclo limite:
Nella figura è riportato il diagramma entalpico p-h per il fluido frigorigeno R22 e le varie trasformazioni che interessano su tale piano relativamente al ciclo frigorifero elementare. Descriviamo ora schematicamente le quattro trasformazioni che il fluido frigorigeno subisce nella macchina frigorifera. · La trasformazione 1- 2 è la compressione durante la quale il fluido frigorigeno (allo stato gassoso) proveniente dall’evaporatore viene inviato al condensatore, si osserva quindi il passaggio dalla pressione pe alla pressione pc e il cambiamento della temperatura che da te passa a tc. Il lavoro che il compressore effettua è dato dalla variazione di entalpia scriveremo quindi la seguente relazione: Lc = h2 – h1 · La trasformazione 2 - 3 è isobarica e rappresenta la condensazione a temperatura tc preceduta da un desurriscaldamento. Durante questa trasformazione il fluido frigorigeno cede il calore dato da: qc = h3 – h2 · La trasformazione 3 – 4 interessa la valvola di laminazione dove il fluido (divenuto ormai liquido) si espande in modo isoentalpico passando dalla isobara pc a quella pe a cui corrisponde l’abbassamento della temperatura da tc a te. · La trasformazione 4 – 1 rappresenta la fase attiva del ciclo ovvero dove si riscontra l’effetto frigorifero. Il fluido frigorigeno evapora nell’evaporatore a pressione pe e alla temperatuta te assorbendo calore che si esprime: qe = h1 – h4 Per valutare l’efficienza di una macchina frigorifera ci avvaliamo di una ulteriore relazione che ci fornisce il coefficiente di effetto frigorifero. Tale coefficiente è denominato C.O.P. (coefficent of performance) cioè coefficiente di prestazione. C.O.P.= qe / Lc Per ogni fluido frigorigeno esiste il proprio diagramma che avrà come ordinata la pressione in scala logaritmica e come ascissa l’entalpia. Per capire il funzionamento effettivo che svolgono i componenti li associamo passo passo alle trasformazioni del ciclo:
Spiegazione della produzione del freddo: Perchè il frigorifero produce freddo? Per dare una spiegazione ci riferiamo alla figura a lato, che mostra la vista esplosa dei vari componenti.
Il circuito frigorifero è composto da un evaporatore (posizione 7 e 9) dentro il
quale circola un liquido refrigerante che ha la proprietà di evaporare a
temperature molto basse (anche -30/-40 °C). Tecniche ed accorgimenti per aumentare il coefficiente di effetto frigorifero: · Compressione a due stadi con refrigerazione intermedia Un aumento del coefficiente di effetto frigorifero può essere ottenuto effettuando una compressione a due stadi refrigerando il fluido frigorifero all’uscita della prima fase di compressione. Tale accorgimento produce notevoli vantaggi: per primo riduce il lavoro di compressione, basta ricordarlo dalla relazione della compressione a stadio unico : Lc = h2l – h1 Con la compressione realizzata da un compressore bistadio risulta invece la seguente: Lc = (h2 – h1) + (h4 – h3). Per realizzare tale ciclo bisognerà utilizzare un compressore bistadio e la refrigerazione intermedia che dovrà sottrarre la quantità di calore: qr = h2 – h3 mediante un opportuno refrigerante
· Compressione due stadi con refrigerazione intermedia e sottoraffreddamento Per migliorare ulteriormente il coefficiente di effetto frigorifero oltre a diminuire il lavoro di compressione si procede al sottoraffreddamento del liquido frigorigeno. Si ottiene così un aumento dell’effetto frigorifero ed una diminuzione del lavoro di compressione. Utilizziamo come fluido refrigerante lo stesso fluido frigorigeno del circuito sia per effettuare la refrigerazione intermedia del fluido frigorigeno, tra i due stadi del compressore, che per sottoraffreddare il fluido frigorigeno all’uscita del condensatore . L’impianto può essere realizzato in due modi con cicli frigoriferi differenti, noi analizzeremo un impianto frigorifero a due stadi con espansione intermedia parziale : Si osserva l’uscita del fluido frigorigeno dal condensatore (6), lo stesso fluido si divide secondo due tubazioni distinte, una piccola parte di esso (x) viene inviata alla valvola di laminazione dove si espande alla pressione pi ed inviata direttamente al refrigeratore intermedio (7). Allo stesso arriva il fluido frigorigeno surriscaldato proveniente dal primo stadio di compressione. I due fluidi si miscelano nella parte superiore, uno desurriscaldandosi e l’altro vaporizzando (x). L’altra aliquota (1-x) proveniente dal condensatore entra nel refrigeratore intermedio che funziona anche come uno scambiatore a superficie e si raffredda per poi entrare nella valvola di laminazione principale. Il fluido frigorigeno passa così dal punto 6 al punto 8 sottoraffreddandosi. Con l’espansione nella valvola di laminazione principale il fluido frigorigeno si porta nel punto 9 all’entrata dell’evaporatore, esce vaporizzato nel punto 10 e si surriscalda passando da 10 a 1, per compiere poi un nuovo ciclo.
Pompa di calore e frigoriferoAnalizzando il ciclo frigorifero, abbiamo visto che l'effetto ottenuto è quello di trasferire calore da un ambiente interno ad uno esterno; non abbiamo però dato alcuna importanza al calore ceduto all'aria esterna, considerandolo come perduto in quanto ciò che interessava era raffreddare l'aria interna. Però questo è un effetto che può essere utilizzato dato che il calore ceduto all'ambiente può risultare molto utile d'inverno per riscaldare l'ambiente stesso. L'idea è molto semplice. Tenendo fissi i due scambiatori di calore, se al posto di percorrere un ciclo frigorifero in senso orario come abbiamo visto finora, lo percorriamo in senso antiorario, l'evaporatore, che prima raffreddava l'aria, diventa un condensatore in grado di riscaldarla. Questa inversione del ciclo è realizzata in un condizionatore che funziona anche come pompa di calore. Esso sarà in grado di raffreddare l'ambiente in estate e riscaldarlo in inverno solo percorrendo il ciclo frigorifero in senso orario o in senso antiorario. L'inversione richiede l'inserimento nel circuito di una valvola a quattro vie che permetta, a seconda della funzione su cui è commutata la macchina, di inviare il fluido in uscita dal compressore, indifferentemente nella batteria interna o in quella esterna che in questo caso non sono state indicate coi termini di condensatore ed evaporatore in quanto si scambiano vicendevolmente le loro funzioni.Concludiamo dicendo che ci sono due tipi di funzionamento della Macchina frigorifera: · La pompa di calore, che produce un riscaldamento · Il frigorifero, che produce un raffreddamento Nota: Il rendimento della pompa di calore (Cop = Coefficent of performance)è sempre il rapporto tra ciò che entra e ciò esce dal sistema, perciò in questo caso sarà il rapporto tra il calore prodotto nel condensatore (Qc) e il lavoro del compressore (Lc): C.O.P. = Qc / Lc solitamente il Cop è uguale al coefficiente di prestazione del frigorifero più uno, e questo è significativo perché dimostra che a pari consumi il rendimento della pompa di calore sarà sempre maggiore di quello di un frigorifero. Fig.: Esempio di utilizzo di una pompa di calore per il generico riscaldamento di una casa, mediante raffreddamento dell’aria esterna. Raffreddamento con “frigorifero” Nel caso di funzionamento estivo il percorso dl fluido è inverso ovvero con la parte calda costituita dalla batteria esterna che si comporta da condensatore.
Fig.: Esempio di raffreddamento di una generica casa, mediante riscaldamento dell’aria esterna. I fluidi frigorigeni Come si è detto, vengono definiti frigorigeni i fluidi utilizzati negli impianti frigoriferi e a pompa di calore. Un fluido frigorigeno deve avere particolari caratteristiche: · Non deve essere pericoloso per le persone, · Non deve essere dannoso per l’ambiente, · Non deve aggredire chimicamente i componenti del ciclo; In più · Deve poter mantenere all’interno del suo campo di lavoro, una pressione maggiore di quella atmosferica, al fine di impedire entrate di aria umida nell’impianto; · Occore che presenti nelle normali condizioni operative, un rapporto non troppo elevato tra e pressioni di condensazione ed evaporazione, per minor consumo di energie per la compressione; · Occorre infine, che alla temperatura di evaporazione, sia particolarmente elevato il valore del calore latente di cambiamento di fase, mentre allo stesso tempo deve essere basso il valore del volume specifico, per diminuire la portata volumetrica per unità di flusso termico asportato. Anche l’acqua presente certe caratteristiche che soddisfano queste condizioni: è infatti assolutamente ecologica e a basso costo, ma purtroppo non consente di scendere a valori inferiori di 0°C. Inoltre il suo volume specifico alle basse temperature è elevato, con pressioni di saturazione piuttosto ridotte. Ciononostante l’acqua si presta a certi compiti, come nelle macchine frigorifere ad assorbimento, utilizzate nel condizionamento ambientale. Oltre all’acqua, nel corso della storia si sono provati altri fluidi “naturali”, tra i quali anidride carbonica, propano e l’ammoniaca ( l’unica utilizzata ancora ai nostri giorni, con le dovute precauzioni che impone, specie nei grandi magazzini frigoriferi). Con l’avvento dei fluidi alogenati, ottenuti partendo dal metano o dall’etano, per sostituzione, totale o parziale, degli atomi di idrogeno con atomi di cloro e fluoro (dai quali poi prendono il nome di Cloro-Fluoro-Carburi), si è abbandonato l’utilizzo dei prodotti naturali. I fluidi alogenati, hanno buone caratteristiche; · Non sono tossici · Non sono infiammabili · Non sono corrosivi · E sono caratterizzati da proprietà termodinamiche favorevoli, · E infine per ogni campo di applicazione a varie temperature, è possibile scegliere tra uno o più fluidi frigorigeni che possiedano i più adatti requisiti Si capisce perciò come i fluidi frigorigeni “naturali” siamo stati abbandonati quando la DuPont ha messo sul mercato questi nuovi fluidi specifici, sotto il nome commerciale di “Freons”. Ora la normativa tende a catalogare questi fluidi sintetizzati, contraddistinguendoli con l’iniziale R della parola inglese “Refrigerant”, seguita da un numero con più cifre che ne identifica la composizione chimica. Quanto calore si deve togliere ad un litro di acqua per diminuire la sua temperatura? Quanto calore si deve togliere ad un litro
di acqua per diminuire la sua temperatura, senza che cambi di stato? Da essa notiamo come la quantità di calore sensibile da sottrarre risulta direttamente proporzionale alla massa della sostanza, al suo calore specifico, ed alla diminuzione di temperatura che vogliamo ottenere. Esempio Per raffreddare 1 litro di acqua dalla temperatura di 30 °C a 2 °C occorre sottrarre una quantità di calore pari a Q = 4,18 x 1 x ( 30 - 2 ) = 117,04 kJ Evidentemente il raffreddamento di una quantità doppia di acqua richiede la sottrazione di una quantità doppia di calore
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