I Racconti di Francesca Madia

"La notte era buia, la luna aveva deciso di non sorgere, il vento,

attraversando i rami dei fitti alberi del Bosco Lungo, suonava una lenta,
triste musica. Gli animali, e le altre creature oscure che vivevano nel Bosco,
smisero per un attimo di squittire e brontolare, e il silenzio cadde, pesante
come un macigno. Anche il vento si nascose tra le rocce della montagna.
Poi, dei passi guardinghi e fruscianti furono uditi ai margini della foresta.
Uno straniero, con il volto coperto da un pesante e logoro cappuccio
grigio, entrava nel Bosco Lungo. L'Uomo, perchè di un Uomo si trattava, almeno a
giudicare dalla statura e dal modo di camminare del nostro misterioso
visitatore, si fermò accanto ad un nodoso e decrepito albero.
Si appoggiò stancamente al tronco rugoso con una mano,
nell'altra teneva stretto il suo bastone. Rimase fermo per qualche attimo,
poi, lasciando cadere il cappuccio, si scoprì il volto.
Se qualcuno di noi si fosse trovato lì, nell'antica foresta del Bosco
Lungo, avrebbe di certo gridato di stupore: in piedi, accanto al
vecchio albero, stava, curvo sotto il peso degli anni e della lunga strada percorsa
il Capo del Supremo Consiglio, lo Stregone più potente e leggendario
che memoria d'Uomo ricordasse.
Il silenzio che aleggiava tra i rami degli alberi fù interrotto da un sordo rumore:
lo Stregone battè per tre volte con il bastone contro il
tronco dell'albero e, emergendo dalla corteccia dell'albero antico, una porta si spalancò,
lasciando che una luce splendente inondasse l'erba e le foglie...
"...Gli animali tacevano, la porta si richiuse, con uno scatto quasi metallico, lo Stregone sparì dietro di essa, senza lasciare traccia del suo breve passaggio. Il Bosco Lungo continuò il suo sonno, adagiato sul verde altopiano.
Se noi ci fossimo trovati lì, vi dicevo, accanto al Mago Potente, non avremmo saputo resistere alla tentazione di sgattaiolare in silenzio e di nascosto attraverso la Porta.
Perchè, benchè pochi lo sappiano, e nonostante molti abbiano smesso di crederlo, quell'albero
 è l'ingresso al Regno delle Nebbie, se ci fosse qualcuno che ricordasse ancora la strada.
Moltissimi anni fa, quando, come direbbe un nostro caro amico, il mondo era ancora giovane,
sulla Terra vivevano molte specie di animali, della cui esistenza sappiamo solo grazie alla clemenza del Tempo, che, nella sua furia ha voluto risparmiare i resti di alcuni di questi leggendari esseri.
Tuttavia esso non è riuscito a cancellare la memoria di quello che ognuno di noi
sa, di quello a cui tutti crediamo, del Mondo in cui ognuno si è affacciato, almeno una volta nella vita, anche se forse non se ne ricorda più: il Regno delle Nebbie.
 

----------Ecco il seguito--------

 

Questa storia accadde quando ancora fiorivano gli alberi d'oro e d'argento, e l'acqua scorreva limpida attraverso il Bosco Lungo. E comincia proprio nel punto in cui noi abbiamo accompagnato lo Stregone:davanti alla Porta.
 
Attorno era solo buio, a stento i suoi occhi, sebbene fossero degli occhi di Stregone, riuscivano a penetrare quella oscurità. Non era soltanto la mancanza di luce, perchè Ruuel, poteva ordinare al suo bastone di sprigionare più scintille di quelle che un vulcano potesse eruttare, ma in quel luogo, i suoi poteri erano come addormentati, non gli rispondevano.
In quel luogo, infatti, l'unico potere che vivesse e operasse era quello della Regnante delle Nebbie.
Nessuno aveva mai visto il volto della Regnante, a nessuno, della stirpe degli Uomini, era mai stato concesso di varcare, da svegli, la Porta. Ma Ruuel aveva più di un buon motivo, per essere lì.
Da qualche tempo ormai, la Corte nella quale era stato accolto, dopo aver girovagato a lungo,
era stata invasa da una strana tristezza. Ai tempi dei Re Adruin, che aveva reganto a lungo e felicemente, e aveva guidato il Paese verso anni di pace e ricchezza, la Corte della Valle di Luce era
tra le più belle e splendenti. vi arrivavano poeti, musici, Cavalieri e molta altra gente di ogni razza e lingua, e tutti entravano dal Grande Ingresso, deponendo le armi.
Dentro la Corte, non si conosceva altro che la lieta compagnia dei liuti e di altri strumenti di magnifica fattura. Ogni cosa era perfettamente in armonia con il resto, perfino le foglie degli alberi, e i colori dei fiori crescevano cambiando colore ad ogni stagione, senza mai cadere.
Quando in buon vecchio Re era Morto, Ruuel aveva proclamato suo successore il Figlio di Adruin,
Valfin. Il Principe si era rivelato subito un ottimo oratore, e, purtroppo, avido di conoscere la ormai dimenticata arte del Combattimento.
Il Principe passav intere notti nella immensa biblioteca..."